Si sta chiudendo questo 2018. Un anno caratterizzato dal 40° anniversario di tre leggi fondamentali per la sanità italiana. Sotto la presidenza del Consiglio di
Giulio Andreotti e la guida del Ministero della Sanità affidata a
Tina Anselmi, il Parlamento varò tre grandi riforme che ancora oggi danno il segno all’impianto del nostro sistema di tutela e promozione della salute.
Nell’ordine:
la legge 180 del 13 maggio che ha riformato l’assistenza psichiatrica chiudendo i manicomi e aprendo a un approccio umanistico e sociale verso la malattia e il disagio mentale;
la legge 194 del 22 maggio sulla maternità responsabile e l’interruzione volontaria di gravidanza che legalizza il ricorso all’aborto inquadrandolo in una cornice inedita di attenzione al contesto sociale della maternità;
la legge 833 del 23 dicembre che istituisce il Servizio sanitario nazionale chiudendo definitivamente il capitolo mutue e dando un’interpretazione ampia e universale al dettato dell’articolo 32 della nostra Costituzione.
Tre leggi fondamentali per la costruzione del diritto alla salute in Italia che ancora oggi ne costituiscono tre architravi centrali. Messe in discussione (referendum sulla 194), a loro volta riformate o aggiornate (legge 833), oggetto di ricorrenti polemiche (tutte e tre) ma comunque punto di riferimento e consenso per la stragrande maggioranza degli italiani.
Oggi, 23 dicembre, ricorrono per l’appunto i 40 anni della 833 e a questa ricorrenza dedichiamo il
terzo speciale di QS dopo quelli già on line sulla
194 e la
180.
In questo speciale troverete articoli, commenti, documenti che hanno animato le diverse iniziative celebrative dei 40 anni del nostro Ssn.
Una cosa va detta: le celebrazioni hanno sempre un sapore di nostalgia o peggio, a volte, di routine senza anima. Questa volta non è stato così: l’unanimità di consensi attorno alla perdurante validità della scelta compiuta 40 anni fa dai nostri legislatori dell’epoca non era scontata.
Per questo, una volta tanto, mi sento ottimista sul futuro di questa grande conquista che ha fatto fare all’Italia un gran balzo in avanti.
Mettiamocela tutta, perché, se dovessimo perderla, non potremmo che prendercela con noi stessi!
Cesare Fassari