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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Governo e Parlamento

Liberalizzazioni. Miotto (Pd): “No all’eliminazione delle piante organiche per le farmacie”

immagine 9 gennaio - Risponde così, il capogruppo Pd in commissione Affari Sociali della Camera, commentando le proposte dell’Antitrust. “Giusto andare avanti sulla fascia C ma le farmacie non possono rispondere alle regole di mercato perché sono presidi del Ssn”.
Dopo il documento dell’Autorità della Concorrenza e del Mercato sulle liberalizzazioni abbiamo chiesto un parere ad Anna Margherita Miotto, capogruppo del Pd in Commisione Affari Sociali”. Eccolo:

“L’Antitrust ha fatto il suo lavoro, cioè considerato l’aspetto concorrenziale, ma così facendo ha anche sottovalutato alcuni aspetti fondamentali. E in Europa abbiamo già esempi di liberalizzazioni fallite sul modello proposto dall’Antirust.
Si insiste sulla liberalizzazione dei farmaci di fascia C perché questa è la giusta direzione. Senza scardinare il modello sanitario esistente, che vede il servizio farmaceutico come parte essenziale del sistema, ma creando le condizioni affinché i cittadini abbiano un vantaggio immediato attraverso la possibilità di applicare sconti e quindi ridurre il costo dei farmaci a totale carico dei cittadini. Non condivido però la proposta dell’Antitrust di eliminare le restrizioni per l’apertura di nuove farmacie. È sicuramente necessario interrogarci sulla congruità delle attuali piante organiche, ma come ho già dichiarato al vostro giornale, una totale liberalizzazione dell’apertura di nuove sedi di farmacia eliminerebbe l’obbligo di apertura di sedi nelle zone rurali, con il rischio di lasciarle scoperte, perché in un sistema di mercato si scelgono le zone a più alta densità di popolazione, che offrono maggiori possibilità di guadagno. Ma le farmacie non possono rispondere alle regole di mercato, perché sono presidi del Ssn e devono essere distribuite in maniera appropriata affinché sia garantito l’accesso ai farmaci a tutti i cittadini in ogni area del Paese.
 
L’Antitrust dovrebbe inoltre ricordare che non è possibile realizzare la concorrenza su tutti i prodotti dispensati in farmacia. Il costo dei farmaci di fascia A, infatti, non può essere modificato. Liberalizzare l’apertura di farmacie significherebbe quindi creare un sistema a forte concorrenza in un settore che non è veramente in grado di praticarla. In sintesi, si agirebbe sul reddito dei farmacisti, che diminuirebbe, senza alcun vantaggio per i cittadini e per il sistema sanitario in termini di spesa.
Quanto alla possibilità di aprire più sedi farmaceutiche, questa è già previsto dalle attuali leggi vigenti dove le condizioni lo richiedano. Piuttosto mi preoccuperei di un altro aspetto, ancora rimasto in ombra e non considerato anche dall’Antitrust: la ereditarietà dell’esercizio della farmacia. È un tema delicato, ma questo sì che è un ostacolo vero, che deve essere affrontato e risolto.
 
Credo però sia corretto tornare a parlare di liberalizzazioni. Anche considerato che nonostante si tratti di un capitolo già affrontato nel corso dell’approvazione della manovra, in realtà non c’è stato un pronunciamento specifico del Parlamento in materia. Occorre infatti ricordare la norma era inserita in un provvedimento molto ampio, complesso e delicato, di cui il l’art.32 era solo una piccola parte. La commissione Bilancio, inoltre, aveva approvato quell’articolo, che poi è stato modificato con un emendamento del Governo. E’ stato quindi il Governo ad emendare se stesso, non è stato il Parlamento a bocciare quella prima formulazione. E’ vero che erano stati presentati degli emendamenti, ma è altrettanto vero che non sono stati discussioni né votati. Il campo di discussione parlamentare in materia, quindi, è ancora tutto aperto.
In questa seconda fase, condivido la scelta del Governo di portare avanti il confronto con i soggetti interessati, che non sono solo i farmacisti perché si va ad interferire anche le competenze regionali in fatto di organizzazione dell’assistenza farmaceutica. Bene anche l’analisi delle esperienze internazionali, proprio per non ripetere gli errori già fatti da altri Paesi che hanno percorso la strada della liberalizzazione prima di noi”.
 
9 gennaio 2012
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