Questo è il Governo del cambiamento…in peggio.. infatti questa proposta di legge di bilancio per il 2019 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel trimestre luglio-settembre 2018 il prodotto interno lordo italiano ha ristagnato, per la prima volta dopo ben 14 trimestri consecutivi di crescita.
Il fatto che si sia verificato il primo arresto alla crescita nazionale da tre anni e mezzo a questa parte, le riforme attuate nel corso della precedente legislatura hanno proseguito a segnare risultati positivi, particolarmente significativi nel mercato del lavoro - il numero degli occupati ha raggiunto un massimo storico e il tasso di partecipazione delle donne e delle classi di età più elevate si è finalmente innalzato.
Sarebbe, pertanto, corretto ed opportuno proseguire in questa direzione di riforma strutturale del sistema-Paese perché è l'unica via per aumentare in prospettiva il potenziale di crescita e liberare risorse pubbliche per combattere la povertà e sostenere le fasce più deboli della popolazione.
Invece alcune delle misure previste in questa legge di bilancio costituiscono un pericoloso passo indietro rispetto al processo di riforma strutturale che, con il contributo del Paese tutto, si è portato avanti, e i loro effetti potrebbero rendere ancor più incisivi i rischi al ribasso sull'andamento dell'economia prefigurati dall'Ufficio parlamentare di bilancio, con un deterioramento dei conti pubblici a partire già dal 2019 che rischia di mettere in serio pericolo la solidità dei fondamentali dell'economia Italiana.
E’ noto, in particolare riferita agli anni precedenti alla crisi finanziaria globale, che l'espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo.
Con questa manovra di bilancio il Governo accresce l'indebitamento netto, rispetto ai suoi valori tendenziali, in media di 1,3 punti percentuali del PIL all'anno nel triennio 2019- 2021 e per il prossimo anno programma di attuare interventi espansivi per circa 34 miliardi, coperti da aumenti delle entrate e riduzioni della spesa per poco più di un terzo, con un aumento del disavanzo di quasi 22 miliardi, ponendosi degli obiettivi di crescita particolarmente ambiziosi, definiti nei fatti più che ottimistici dai più autorevoli osservatori nazionali e internazionali.
L’espansione di bilancio delineata dalla proposta governativa di legge di bilancio, non determinata principalmente dalle spese per investimento, ma piuttosto da voci di spesa corrente, non garantisce la crescita nel medio termine e può anzi metterla in pericolo a lungo andare, e con essa la stabilità del Paese, quando ci si troverà a dover fronteggiare fasi cicliche avverse.
Dopo soli sei mesi di Governo i segnali di indebolimento dell'economia sono allarmanti, la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico sono divenuti molto elevati tant’è che l'aumento dello spread si ripercuote sull'intera economia, ossia su famiglie, imprese e istituzioni finanziarie che detengono il risparmio nazionale, e rispetto ad aprile è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di euro di interessi in più e, ipotizzando tassi coerenti con le attuali aspettative dei mercati, costerebbe oltre 5 miliardi di euro nel 2019 e circa 9 nel 2020 dalle stime della Banca d'Italia.
Il quadro di finanza pubblica che si delinea è imprudente e difficilmente sostenibile, anche perché corredato da strumenti di politica economica, finanziati in deficit nonostante siano stati presentati per anni come dotati di adeguata copertura finanziaria, che non solo non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, ma che. per alcune misure qualificanti del programma di Governo, non sono neanche ancora stati definiti nel dettaglio, come nel caso del reddito di cittadinanza e del pensionamento anticipato, per cui il provvedimento si limita unicamente a istituire due fondi, mentre interventi, messi in campo nella precedente legislatura, di fondamentale impulso per la crescita attraverso il sostegno agli investimenti delle imprese e il rafforzamento del tessuto industriale, sono stati depotenziati, come nel caso dell'iperammortamento e del credito di imposta per la ricerca.
Per quanto attiene alla sanità la manovra prevede un finanziamento del fabbisogno sanitario per il 2019 pari a 114.435 milioni di euro incrementato di 2.000 milioni per l'anno 2020 e di un ulteriore 1.500 per l'anno 2021 solo se le regioni sottoscrivono una nuova intesa entro il 31 gennaio 2019 altrimenti i finanziamenti erogati saranno quelli già previsti per il 2018; tale lasso di tempo è troppo esiguo per addivenire ad un accordo complesso e soddisfacente costringendo le Regioni ad accettare un qualsiasi compromesso per poter avere le risorse promesse.
Inoltre, non sono state stanziate le risorse necessarie per il rinnovo e la copertura del contratto del personale della sanità né per il superamento del vincolo dell'assunzioni, fermo alla spesa storica dell'anno 2004 ridotta dell'1,4% nonostante il comparto della sanità sia rimasto l'unico comparto della pubblica amministrazione sottoposto non solo al blocco del turn over ma all'obbligo di riduzione di spesa per il personale anche se in questi anni, sia stato chiamato a profonde riforme organizzative indotte non solo dai vincoli economici ma anche dal progredire delle conoscenze scientifiche e dalle opportunità offerte da nuovi farmaci e nuove tecnologie.
Non è stata prevista alcuna revisione della governance farmaceutica né alcuna normativa per risolvere il payback pregresso 2013-2015 e 2016.
Per quanto riguarda l'applicazione dei Nuovi Livelli Essenziali di assistenza non è stato definito l'impatto finanziario per la loro applicazione né sono stati ancora previsti alcuni provvedimenti fondamentali per colmare il divario tra livello delle prestazioni da garantire e il livello di finanziamento: in particolare delisting delle prestazioni obsolete, decreto tariffe e nomenclatore protesica.
Inoltre, non è previsto alcun finanziamento per l'abolizione del superticket mentre la precedente legge di bilancio previsto l'istituzione di un Fondo per la riduzione della quota fissa sulla ricetta con una dotazione di 60 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2018 né sono previsti i finanziamenti per gli indennizzi agli emotrasfusi (legge n. 21O/1992) che le regioni dal 2015 stanno anticipando ai sensi dell'art. 1 comma 586 della Legge 208/2015, per circa 170 milioni annui.
Pertanto, si rende necessario il trasferimento delle somme dovute, in quanto gli anticipi per gli anni 2015, 2016, 20 I 7 e 2018 hanno raggiunto un importo di circa 680 milioni così come si rende necessario altresì ripristinare il finanziamento a regime per l'esercizio di tale funzione a decorrere dall'anno 2019.
Per concludere, nessuna risorsa, come invece era stata promessa, viene allocata per l'anagrafe vaccinale che rappresenta l'unico modo per monitorare e rendere disponibili a tutti gli operatori del processo vaccinale e anche alle famiglie i dati sulle coperture vaccinali rappresentando, inoltre, l'unico strumento che realmente può far superare lo stesso l'obbligo vaccinale.
Vito De Filippo
Capogruppo PD in Commissione Affari Sociali della Camera