“Desta preoccupazione la circostanza che la Corte Costituzionale abbia omesso, per il momento, di pronunciarsi in ordine alla questione dell’ausilio fornito alla volontà suicida rimandando al Parlamento il compito di colmare un vuoto di disciplina giuridica nella materia. Ciò in quanto resta convinzione consolidata che, sulla base dei vigenti principi costituzionali, non sembra sussistere alcuno spazio per modificare, con apposito atto normativo di rango ordinario, il carattere antigiuridico di comportamenti diretti a favorire il suicidio in funzione di eutanasia”.
E’ quanto scrive, in una nota, il Consiglio di Presidenza dell’Associazione medici cattolici commentando la
sentenza della Corte Costituzionale del 24 ottobre.
“Occorre, peraltro, sottolineare come l’Alta Corte, nella pronuncia in esame, si sia limitata correttamente a ribadire il contenuto e i limiti della Sua prerogativa intesa a valutare la costituzionalità delle norme e non a creare nuovo diritto anche in caso di inerzia del Parlamento. Sotto questo profilo, la pronuncia della Consulta ha deluso le aspettative di coloro che si attendevano una dichiarazione di incostituzionalità che consentisse la depenalizzazione dell'istigazione al suicidio. Se il Parlamento legifererà sulla materia, allora si andrà a valutare la costituzionalità del testo approvato”, conclude la nota.