Hiv, epatite e Tbc? "Siamo ottimisti perché non siamo soli. Tutti gli Stati membri dell'UE si stanno impegnando per il conseguimento di questi obiettivi e ci stiamo basando su anni di esperienza e di successi". A parlare è il direttore per la Salute pubblica della direzione generale per la Salute e la sicurezza alimentare della Commissione europea,
John F. Ryan che in un'intervista pubblicata sulla newsletter della commissione Salute Ue che riportiamo intergralmente qui di seguito.
Quali sono gli obiettivi per il 2030 e le possibilità di conseguirli?
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall'OMS e riconosciuti dalla Commissione includono il debellamento dell'AIDS e della tubercolosi epidemica entro il 2030 e la continuità della lotta contro l'epatite. Siamo ottimisti perché non siamo soli. Tutti gli Stati membri dell'UE si stanno impegnando per il conseguimento di questi obiettivi e ci stiamo basando su anni di esperienza e di successi.
Perché il lavoro della Commissione sull'HIV/AIDS, l'epatite virale e la tubercolosi si concentra anche su settori diversi da quello della sanità pubblica?
Nella sua lotta contro le malattie trasmissibili, l'UE sostiene anche la ricerca, la politica in materia di droga, la cooperazione allo sviluppo, le politiche di adesione e di vicinato e i fondi strutturali europei. Tale approccio "One Health" risulta appropriato, in quanto i fattori che influenzano la nostra salute sono molteplici e gli sforzi di un unico settore non possono affrontare efficacemente il problema. La crescente resistenza alle cure antimicrobiche, ad esempio, aumenta notevolmente i costi dei trattamenti e il rischio di morte o di gravi complicanze in persone che soffrono di HIV/AIDS, tubercolosi ed epatite. I microrganismi farmacoresistenti possono essere trasmessi dagli animali all'uomo per contatto diretto o attraverso alimenti contaminati; per contenere il fenomeno in modo efficacie è dunque fondamentale un approccio ben coordinato.
Quali sono le principali realizzazioni del lavoro della Commissione in questo settore?
L'Unione può andare fiera del finanziamento alla ricerca e dello sviluppo e l'attuazione delle buone pratiche che hanno contribuito a salvare numerose vite.
Attraverso Orizzonte 2020, il programma quadro dell'UE per la ricerca e l'innovazione, la Commissione contribuisce al finanziamento dello sviluppo di vaccini, farmaci e strumenti diagnostici più efficaci. Inoltre, numerosi progetti in questo campo sono finanziati attraverso il programma UE per la salute. Un finanziamento di circa 12 milioni di euro è destinato al sostegno di otto progetti volti a garantire che gruppi vulnerabili abbiano accesso, ad esempio, a una diagnosi precoce, alla prevenzione e alle cure.
Il bilancio generale dell'UE per la salute nel quadro finanziario 2014-2020 è di circa 2,6 miliardi di EUR, di cui una parte è destinata a rafforzare i sistemi sanitari, contribuendo a garantire un numero adeguato di personale sanitario qualificato e la disponibilità di medicinali a prezzi più accessibili.
L'UE contribuisce inoltre generosamente al fondo globale per la lotta contro l'HIV/AIDS, la tubercolosi e la malaria, e stanzia di fatto il 50% del totale e cospicue risorse.
Perché la Commissione si occupa di HIV/AIDS unitamente a epatite e tubercolosi?
I dati mostrano che le stesse persone, spesso popolazioni socialmente emarginate, sono ad alto rischio di contrarre tali malattie. La coinfezione da HIV ed epatite virale colpisce fino al 15% delle persone affette da HIV a livello mondiale e fino al 90% di queste si iniettano droghe. Le persone che convivono con l'HIV sono 16-27 volte più propense a sviluppare la TBC rispetto alle altre.
Cosa resta da fare?
Dobbiamo fare il miglior uso possibile delle informazioni e risorse di cui siamo già in possesso, e continuare a promuovere lo sviluppo di nuove pratiche e strumenti. E dobbiamo affrontare un altro grave problema legato a tali malattie, la stigmatizzazione sociale. Per timore di essere stigmatizzate, le persone possono avere paura di sottoporsi a diagnosi, di cercare una cura e di parlare con gli altri. La conseguenza è di fatto l'isolamento, che può risultare tanto difficile da affrontare e pericoloso quanto altre malattie.