“La richiesta che parte dai medici non è quella di un riconoscimento tout court dello status di pubblico ufficiale quanto piuttosto che questa condizione venga riconosciuta (come è riconosciuta in danno al medico nel momento in commette un’omissione d’atti d’ufficio che derivino dal suo contratto o dagli obblighi di legge) nel caso specifico di un’aggressione. Ovvero è un’aggressione ai danni di un medico che in automatico fa partire una procedura di querela d’ufficio a chi aggredisce e non uno status permanente del medico come pubblico ufficiale. Inoltre, non riusciamo a capire quale sia ‘l’insieme di oneri ed incombenze esorbitanti’ richiamati dal Ministro Grillo che ricadrebbero sulla categoria se fosse accettata la nostra proposta a tutela di tutti i medici ma che impatta nell’ambito di nostro interesse su quelli che consideriamo più fragili, per le caratteristiche del lavoro e per le logistiche in cui operano ben conosciute dal Ministro Grillo, ovvero i medici di continuità assistenziale”. È quanto afferma il segretario della Fimmg,
Silvestro Scotti commentando le risposte fornite dal Ministro della Salute,
Giulia Grillo durante il Question time di ieri che aveva per oggetto la possibilità di prevedere lo status di pubblico ufficiale per i medici.
“Il problema- sottolinea Scotti – e che solo con l’aggravante delle pene non si risolve la questione delle violenze anche perché come dimostrano i numeri forniti dalla Fnomceo c’è il problema che il 60-70% dei medici non denuncia ed è per questo che occorre attivare un meccanismo automatico di querela come previsto per chi aggredisce un pubblico ufficiale. In ogni caso auspichiamo, come detto dal Ministro e riconoscendole la sensibilità di aver portato questa discussione all’attenzione legislativa, che il testo possa essere migliorato in sede parlamentare e per questo siamo pronti anche ad un confronto”.