Nella giornata di ieri ha preso il via il Tavolo tecnico tra MoVimento 5 stelle e Lega che, tra domani e domenica, procederà alla stesura di quel programma che diventerà la road map del nuovo governo giallo-verde. Quanto alla futura squadra di governo, fino a ieri si escludeva l'incarico per i due leader
Luigi Di Maio e
Matteo Salvini, e circolavano soprattutto due nomi di personalità esterne
Giampiero Massolo, diplomatico di lungo corso e presidente di Fincantieri oltre che dell'Istituto di politica internazionale (Ispi) e
Elisabetta Belloni, emerso nei giorni scorsi come possibile premier del governo neutrale. Ma oggi, al di là delle assicurazioni da parte di 5 Stelle e Lega che per il momento non si parla di nomi, si è
riaffacciato il retroscena di un possibile incarico a Di Maio bilanciato da ministeri pesanti e dalla vicepresidenza del Consiglio alla Lega.
Sulla scelta dei nomi peserà in ogni caso il giudizio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nella giornata di ieri, ha chiaramente chiuso ad ogni ipotesi di un esecutivo 'sovranista' ed ostile all'Europa: "Pensare di farcela senza l'Europa significa ingannare i cittadini. Il sovranismo è inattuabile".
Il secondo comma dell'articolo 92 della Costituzione recita: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri". Il potere di nomina spetta dunque al Capo dello Stato che, con ogni probabilità, non accetterà nomi non di garanzia nei ruoli chiave della presidenza del Consiglio dei Ministri, Economia ed Esteri.
Una volta condiviso il nome del nuovo premier, su proposta di quest'ultimo si verrà passata al vaglio la lista dei nuovi ministri.
A quel punto, sulla base del comma 3 dell'articolo 94 della Costituzione, il governo avrà dieci giorni di tempo dalla sua formazione per presentarsi alle Camere ed ottenere la fiducia. Fiducia che verrà chiesta sulla base del programma di governo sul quale Lega e 5 stelle sono al lavoro in questi giorni, e sul quale verrà chiesto il voto online tra gli iscritti del M5S.
Dal MoVimento 5 stelle fanno sapere che "non ci saranno forzature sul deficit". "L'obiettivo iniziale - viene spiegato - è quello di rispettare i target e non superare l'1,5%. Se ci sarà necessità di sforare sarà discusso con la UE perché non c'è nessuna volontà di forzare contro i partner europei. L'idea è quella di procedere con garbo da parte di un governo che sarà razionale e ragionevole".
Il Tavolo tecnico tornerà a riunirsi sabato pomeriggio per riuscire a trovare una sintesi tra le diverse istanze.
I punti sui quali si continuerà a lavorare sono: sburocratizzazione e riduzione di leggi e regolamenti, misure per favorire il recupero dei debiti fiscali per i contribuenti in difficoltà, superamento della legge Fornero, reddito di cittadinanza, studio sui minibot, flat tax, riduzione dei costi della politica, lotta alla corruzione, contrasto all'immigrazione clandestina e legittima difesa.
Nella nota congiunta di ieri non si parlava di conflitto di interessi. Misura sicuramente indigesta per Forza Italia. Ma oggi sia Di Maio ha assicurato che ci sarà. La conferma è poi arrivata anche da Giancarlo Giorgetti (Lega): "Un accordo sul conflitto di interessi non è un problema", ha assicurato uscendo dalla Camera, dopo l'incontro M5S-Lega.
"Di nomi non abbiamo parlato, ne parleremo a breve. Domani si farà un altro incontro sul programma di governo a Milano, al Pirellone, presso gli uffici del Movimento 5 Stelle. Sarà quella l'occasione per portare ad un altro passo in avanti il contratto di governo, che non sarà altro che il programma del futuro governo del cambiamento, se riusciremo a metterlo in piedi. Speriamo di chiudere il prima possibile perché
se non si chiude si torna al voto", ha poi spiegato
Di Maio uscendo da Montecitorio dopo la riunione con
Salvini.
E domani a MIlano nuovo vertice tra i due leader su programma e nomi.
Giovanni Rodriquez