Si è insediata oggi la cabina di regia del
Piano nazionale sulla cronicità.
Il suo compito sarà quello di coordinare a livello centrale l’implementazione del Piano e monitorarne l’applicazione e l’efficacia.
I suoi obiettivi sono:
- guidare e gestire gli interventi previsti dal Piano definendo una tempistica per la realizzazione degli obiettivi prioritari;
- coordinare a livello centrale le attività per il raggiungimento dei singoli obiettivi;
- monitorare la realizzazione dei risultati;
- promuovere l’analisi, la valutazione e il confronto sulle esperienze regionali e locali di attivazione di nuovi modelli di gestione della cronicità;
- diffondere i risultati delle buone pratiche e promuovere la loro adozione sul territorio nazionale;
- raccogliere dati e informazioni sui costi connessi alla gestione della cronicità;
- valutare sistemi innovativi di remunerazione dell’assistenza ai malati cronici e formulare proposte in merito;
- produrre una Relazione periodica sugli obiettivi realizzati e sullo stato di avanzamento dei lavori,
- proporre, quando necessario, l’aggiornamento del Piano;
- proporre la produzione e l’inserimento nella seconda parte del Piano di capitoli dedicati ad altre patologie croniche.
Ne fanno parte oltre al ministero della Salute e alle Regioni anche altri attori istituzionali (Agenas, Iss, Istat ecc) e non (Società scientifiche, Associazioni di tutela dei malati e così via), i rappresentanti della FnomCeo e della
Federazione degli infermieri.
La Cabina di regia deve ora elaborare il cronoprogramma e dovrà provvedere al monitoraggio di “secondo livello”, cioè nazionale, dell’attuazione del Piano.
A livello locale ogni Regione è chiamata a sua volta a mettere in piedi dei sistemi di verifica.
L'organismo è presieduto dal direttore generale della Programmazione sanitaria del ministero, Andrea Urbani, secondo cui l’attuazione del Piano nazionale cronicità è un vero e proprio banco di prova: “Già ora – dice Urbani - stiamo lavorando a stretto contatto con le Regioni, dalla Lombardia al Veneto e dall’Emilia Romagna alla Toscana, che hanno messo in campo azione di attuazione anche parziale del Piano.
Crediamo molto nell’utilità dello scambio di best practice e di modelli che si dimostrino efficaci. Anche perché è ora che tutte le Regioni entrino nel vivo. L’obiettivo, a regime, è in parte sovrapponibile a quello che ci stiamo proponendo a livello nazionale: identificazione della popolazione per gradi di complessità della patologia con stratificazione del rischio, l’analisi per patologia per ottimizzare la presa in carico”.
“
E’ un riconoscimento sicuramente importante, ma direi anche naturale – dice Beatrice Mazzoleni, per la Federazione degli infermieri -. Il Piano cronicità ha come obiettivo quello di promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona e orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza per contribuire al miglioramento della tutela per le persone affette da malattie croniche, riducendone il peso sull’individuo, sulla sua famiglia e sul contesto sociale, migliorando la qualità di vita, rendendo più efficaci ed efficienti i servizi sanitari in termini di prevenzione e assistenza e assicurando maggiore uniformità ed equità di accesso ai cittadini.
Sono compiti e ruoli che gli infermieri svolgono ogni giorno, che fanno parte della loro professionalità e della loro mission di ‘prendersi cura’ delle persone. Non dimentichiamo l’evoluzione che proprio in questo senso sta avendo la figura ad esempio dell’infermiere di famiglia in molte Regioni benchmark e anche di quello di comunità, utili proprio a rispondere ai bisogni dei cittadini, anche se la carenza di organici non aiuta uno sviluppo veloce di queste figure”.
Secondo Mazzoleni “la cabina di regia per il Piano delle cronicità è il forse il primo vero esempio di multiprofessionalità che mette al centro il paziente: medici, dirigenti sanitari, infermieri e altri professionisti della salute riconoscono gli specifici campi di intervento, autonomia e responsabilità e garantiscono unitarietà dei percorsi di cura e di assistenza attraverso l'integrazione multiprofessionale degli obiettivi anche attraverso criteri di verifica e di valutazione degli esiti e dei risultati”.
Per Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato e del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici di Cittadinanzattiva, l’impegno è prima di tutto per contrastare le disuguaglianze che caratterizzano l’assistenza sanitaria, lavorando per l’ applicazione del Piano in tutte le Regioni “visto il ritardo di molte di queste a oltre un anno dalla sua approvazione”.
“Porteremo sul tavolo della Cabina di regia – ha detto Aceti - le informazioni, le evidenze e le esperienze che singoli cittadini e Associazioni di pazienti ci sottopongono continuamente. Saremo pungolo per le istituzioni perché mettano in campo azioni, condivise con le organizzazioni civiche per superare i tanti e problemi che le persone con malattia cronica e loro familiari sono costretti a vivere ogni giorno come i costi privati da sostenere per far fronte alla carenza dei servizi sanitari e sociali, i ritardi diagnostici, la frammentazione dei percorsi, le iniquità e i ritardi nell'accesso alle terapie innovative, i viaggi della speranza dentro e al di fuori dei confini nazionali”.