In questi giorni alla Camera si discuteranno gli emendamenti alla Legge di Bilancio per risolvere parzialmente l’ormai inaccettabile problema della precarietà dei lavoratori della ricerca sanitaria negli Irccs. Delle numerose proposte di emendamento che sono state presentate nelle ultime settimane, solo tre verranno discusse per essere inserite nella Legge di Bilancio.
Il Coordinamento Nazionale dei Precari della Ricerca Sanitaria ritiene che l’emendamento uscito dall’esame della XII Commissione Affari Sociali (emendamento 41-quinquies.35) sia "il più condivisibile e socialmente corretto. Infatti, nonostante non risolva purtroppo in maniera definitiva il precariato della ricerca sanitaria pubblica, prevede il necessario e improrogabile inserimento delle nostre figure nel Ccnl della Sanità del Servizio Sanitario Nazionale sia nel comparto che nella dirigenza. Riteniamo anche positive le modifiche proposte al precedente emendamento dall’emendamento 41-quinquies.5 finalizzate a considerare le borse di studio alla stregua dei contratti di lavoro flessibile e a riconoscere il ruolo di coloro che vincono bandi pubblici nazionali e internazionali dove si confrontano spesso con migliaia di concorrenti. Si vedano ad esempio i bandi di ricerca finalizzata del Ministero della Salute o i diversi bandi europei dedicati alla ricerca in sanità".
"L’aspetto che maggiormente vogliamo sottolineare è che gli emendamenti proposti mostrano la volontà politica di tutti i partiti di mantenere il livello di eccellenza internazionale della ricerca sanitaria in questi istituti. Auspichiamo che il Governo e il Parlamento accettino l’emendamento che meglio supporta il personale e l’attività di ricerca per non affossare definitivamente la ricerca sanitaria in Italia". Per questo motivo, il Coordinamento Precari della Ricerca Sanitaria chiede che la riforma sia accompagnata con il dovuto finanziamento, così come richiesto dal Ministero della Salute. Tale somma, infatti, è necessaria per dare una copertura finanziaria ai contributi previdenziali di questi lavoratori.
"Ricordiamo inoltre che negli Irccs lavorano persone con contratti precari da oltre 10-20 anni, e che perciò sarebbe opportuno che il passaggio a tempo indeterminato, auspicato da tali emendamenti, fosse possibile già dopo il primo periodo contrattuale (5 anni) e non solo al termine del secondo (10 anni). L'anzianità di servizio già prestata deve essere tenuta in considerazione in qualche modo per realizzare una giusta fase di transizione, anche alla luce della riforma Madia per la Pubblica Amministrazione. Teniamo anche a sottolineare ulteriormente come, oltre al livello di eccellenza internazionale retto da anni dal personale precario della ricerca negli Irccs, il nostro lavoro porti e abbia portato a notevoli ricadute anche economiche in termini di innovazione e applicazioni biomediche sia a livello nazionale che territoriale che difficilmente si possono ignorare", concludono.