G7 Salute. Accordo tra tutti i big (Usa compresi) su effetti cambiamento climatico. Lorenzin: “Ora azioni coordinate da portare avanti all'interno e all'esterno dei nostri Paesi”
6 novembre - Nonostante gli Stati Uniti intendano ritirarsi dall’accordo di Parigi, hanno sottoscritto il comunicato congiunto in cui si riconosce l’aumentato rischio per la salute in presenza di fattori che riguardano clima e inquinamento. Lorenzin: "Abbiamo trovato un compromesso accettabile per tutte le parti che ci permetterà nei prossimi mesi di fare dei passi avanti sull'impatto sulla salute dei cambiamenti climatici”. IL DOCUMENTO
“Tutti abbiamo accettato che esista un fattore che riguarda il clima e l’inquinamento e che incide sulla salute delle persone – Lo mette subito in chiaro il ministro della Salute Beatrice Lorenzin durante la conferenza stampa di chiusura del G7 Salute a Milano – Questo richiede azioni coordinate da portare avanti all’interno e all’esterno dei nostri Paesi”.
Soluzione di compromesso trovata anche con gli Usa, che dopo una discussione serrata hanno firmato il comunicato congiunto. “C'è stato un grande lavoro politico – spiega Lorenzin – ma siamo riusciti a trovare un punto di caduta comune anche con gli Stati Uniti, lavorando sull'unità del G7. Abbiamo trovato un compromesso accettabile per tutte le parti che ci permetterà nei prossimi mesi di fare dei passi avanti sull'impatto sulla salute dei cambiamenti climatici”.
La salute prima di tutto
Il ministro italiano, che aveva la presidenza del summit, ha sottolineato che “la salute viene prima di tutto” e che si è “voluto dare un messaggio di unità alle popolazioni dei nostri Paesi su questo”. Oltre all’impatto in salute del cambiamento climatico, gli altri due grandi temi affrontati nel G7 milanese sono stati la salute della donna e del fanciullo e l’antibiotico resistenza.
“Abbiamo promosso l’allattamento al seno e discusso della donna come caregiver di salute nell’ambiente che la circonda”, spiega Lorenzin. Un focus importante è stato dedicato anche alle migrazioni: “C’è stata grande condivisione da parte di tutti, abbiamo riscontrato una grande passione negli interventi dei partecipanti. Il collega tedesco ha parlato anche della salute mentale di donne e adolescenti che hanno subito traumi”.
Sull’antibiotico resistenza si è trovato un “accordo per non arretrare nella lotta alle resistenze agli antibiotici e alle infezioni ospedale – continua Lorenzin – Abbiamo cercato di mostrate le best practice portate avanti dai nostri Paesi senza dimenticare gli elementi di rischio o gli aspetti in cui ci sono gli ostacoli maggiori per quanto riguarda la salute umana e animale”.
Tra gli obiettivi da perseguire, il rafforzamento dei sistemi sanitari attraverso specifici percorsi nazionali che puntino alla copertura sanitaria universale (Uhc) senza lasciare nessuno indietro.
L’impatto delle migrazioni sulla salute mentale
È scesa nel dettaglio della discussione sulle migrazioni Flavia Bustreo, vice direttore generale per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): “La migrazione impatta non solo sulla salute delle donne, ma anche su quella degli adolescenti. Infatti, il 50% delle malattie mentali ha origine durante l’adolescenza. Questo periodo è problematico per i ragazzi che migrano e che arrivano in Europa dopo aver subito traumi. Per questo bisogna capire come i servizi socio sanitari possono gestire il problema”. Bustreo ha approfondito anche il tema dell’inquinamento: “I dati indicano che circa il 90% delle nostre città, Italia inclusa, hanno standard di qualità dell’aria non adeguati a quelli raccomandati dall’Oms – ha spiegato – Questo fenomeno ha un impatto diretto soprattutto sulla salute come malattie respiratorie, ma anche come aumento della patologia cardiovascolare. Soprattutto le grandi città in pianura padana non sono in pole postion. Bisognerà fare interventi mirati per cercare migliorare la qualità dell’aria perché questo sta diventando uno dei determinanti più importanti per la salute”.
Investimenti
“Non è compito nel G7 prendere decisioni in base a stanziamenti economici, ma fornire linee guida che poi i singoli Paesi possono declinare al loro interno”, ha precisato Lorenzin. A questo proposito, ieri il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva invitato i Paesi a pianificare investimenti concreti per quanto riguarda i tre temi affrontati e oggi l’auspicio di Bustreo è proprio che “i commitment che i ministri hanno espresso a questo summit si traducano davvero in impegni finanziari”.
“Abbiamo anche parlato di come la migrazione impatta sulla salute delle donne – afferma Flavia Bustreo, vice direttore generale per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (oms) – Questo aspetto di salute che riguarda adolescenti e donne migranti è una sfida molto importante, legata anche alla salute mentale. Il 50% delle malattie mentali ha infatti origine durante l’adolescenza. Questo periodo è problematico per i ragazzi che migrano e che arrivano in Europa traumatizzati. Per questo bisogna capire come i servizi socio sanitari possono gestire il problema”.