E’ stato insediato ieri dal Sottosegretario di Stato
Vito De Filippo al Miur il Tavolo Tecnico per la Psicologia nel Sistema Formativo, dopo l’esperienza più che positiva dell’analoga esperienza del Tavolo tecnico per la Psicologia nel SSN attivato presso il Ministero della Salute al Miur dallo stesso Sottosegretario costituito ed avviato, che ha prodotto un chiaro riconoscimento ed implementazione dell’intervento psicologico nel LEA.
L’obiettivo primario di questo Tavolo è l’elaborazione di progetti finalizzati alla promozione di azioni, informazione e consulenza orientate al benessere nella scuola, al successo formativo, alla prevenzione, al contrasto del disagio giovanile e dei comportamenti a rischio ed allo stress lavoro correlato.
Partecipano sia le rappresentanze sindacali dei docenti e dirigenti della scuola che le rappresentanze professionali, scientifiche, accademiche e sindacali della professione di psicologo, esperti del settore e dirigenti del Miur.
Come insegnano le esperienze più avanzate e che sono modello per il nostro SSN come quella, ad esempio, della Gran Bretagna investire nell’intervento psicologico oltre che a migliorare il benessere e lo stato di salute della popolazione ad una ricaduta positiva nella spesa sanitaria e sociale evitando e prevenendo effetti di interventi curativi o disagi sociali successivi.
L’ambito scolastico è, insieme e forse più di quello familiare, il principale contesto di sviluppo cognitivo, affettivo e sociale dei minori, che plasma, profondamente, la personalità dei futuri cittadini.
In questo ambito la scuola è chiamata a promuovere lo sviluppo di tutte quelle abilità atte a favorire il raggiungimento di elevati standard cognitivi dei minori. Il processo didattico, da solo, non è sufficiente se non è accompagnato da un “compiuto” sviluppo della personalità del minore e di una adeguata coscienza civile.
L’ottimale sviluppo delle capacità intellettive e competenze cognitive non può raggiungersi senza una contestuale e necessaria opera di rafforzamento dei livelli di autostima, delle capacità relazionali da costruire in un clima positivo da raggiungere nel gruppo classe e nella scuola, intesa come primissimo e fondamentale elemento di struttura sociale complessa.
La scuola che è da sempre è orientata al raggiungimento di obiettivi squisitamente culturali, oggi è, sempre più, chiamata a sopperire a carenze strutturali di una società permeata da rapidi e spesso incontrollati cambiamenti di carattere economico e sociale.
Tutti i cambiamenti della società, compreso lo sviluppo tecnologico e delle conoscenze, vanno ad incidere pesantemente sugli obiettivi prestazionali e sulle finalità proprie dell’Istituzione scolastica.
Alla scuola, ed in particolar modo al corpo docente e ai dirigenti scolastici, sono assegnati compiti di supplenza, che si sommano a quelli propri, storicamente condivisi ed acclarati.
Tutto ciò determina un impegno del personale scolastico in ambiti assolutamente nuovi quali: la messa in campo di azioni di contrasto a tutti quei fenomeni di disagio che hanno un primo e visibile riscontro oggettivo:
a) nello scarso impegno scolastico;
b) nell’abbandono, ritiro scolastico;
c) bullismo;
d) ritiro sociale, ecc.
Qualsiasi trasformazione sociale e/o modifica nell’organizzazione del mondo del lavoro ha una immediata ricaduta sulla famiglia e in modo quasi automatico e conseguenziale, nell’Istituzione scolastica.
L’immigrazione, la crisi economica, la perdita del lavoro dei genitori, l’integrazione, i nuovi e diversi modelli di famiglia, i nuovi media, i social, l’interculturalità, sono tutti mondi e temi esterni alla scuola ma che richiedono, costantemente, a tutte le componenti scolastiche uno sforzo di innovazione e di adattamento che consenta di mettere in campo azioni efficaci, integrate con le finalità proprie dell’Istituzione scolastica.
La scuola italiana è chiamata a promuovere la crescita cognitiva e culturale dei minori da coniugare con una sostanziale assenza di discriminazioni, divisioni e pregiudizi al fine di favorire un insegnamento fondato anche sull’implementazione dei diritti sociali fondamentali e sull’educazione alla legalità intesa nell’accezione più ampia come rispetto delle regole del vivere in comune.
Una organizzazione sociale sempre più parcellizzata e competitiva, da una parte e, dall’altra, sempre più globalizzata che fa della velocità di trasformazione dei modelli, culturali e sociali, un valore assoluto, tende, sempre più, a creare un malessere diffuso nei minori e nei giovanissimi la cui personalità nella fase più delicata della crescita e della formazione, ha certamente bisogno di minori “scossoni/traumi” ed al contrario, del massimo di equilibrio ed armonia. Questo perché le fasi della crescita non consentono salti, fughe in avanti o scorciatoie.
Ogni salto, ogni fuga ed ogni scorciatoia può essere fonte di disagio capace di incidere, negativamente, nello sviluppo della personalità, con innumerevoli conseguenze, in parte già elencate.
Il disagio giovanile assume caratteristiche individuali che possono sfociare in una patologia soggettiva vera e propria; ma il disagio può diventare esso stesso patologia sociale: microdelinquenza, bullismo, conflittualità più o meno evidente, non riconoscimento delle regole sociali del vivere civile, dipendenze ecc.
Alla scuola viene chiesto di essere “sentinella” del disagio giovanile: una “Sentinella” in grado di riconoscere anticipando l’emergere dei sintomi anticipatori delle condotte suesposte.
“Sentinella” di fenomeni che hanno la loro genesi in ambiti, luoghi e situazioni assolutamente esterni alla scuola e sui quali, l’Istituzione scolastica ha ben poche opportunità di intervento.
Quali strumenti di prevenzione o di individuazione delle cause che determinano uno scarso rendimento scolastico ha a disposizione la scuola quando queste cause hanno origine in una relazione familiare e/o sociale difficile, problematica, se non addirittura “malata”?
L’Istituzione scolastica è chiamata sempre più a svolgere compiti e funzioni non propriamente di tipo didattico culturale ed alla quale è assegnato il compito di dare attuazione ad iniziative autonomamente programmate quali: azioni di contrasto alla dispersione scolastica; alla violenza nelle scuole; al bullismo ed all’integrazione onde favorire il benessere dei ragazzi ed eventualmente far fronte al diffondersi di situazioni di stress lavoro correlato negli operatori scolastici.
A tutto ciò si aggiunge che l’Istituzione scolastica non sempre è supportata dalle altre agenzie deputate ad affrontare le tematiche e le problematiche giovanili; la Sanità e i Servizi Sociali, spesso, sono incapaci di lavorare in sinergie con il personale docente: una visita specialistica, un colloquio non sempre sono in grado di fornire il supporto necessario ad un insegnante il quale deve convivere quotidianamente con le problematiche collegate alla crescita ed alla maturazione dei ragazzi.
A tal fine si è ritenuto utile istituire un tavolo di lavoro per elaborare e proporre azioni sperimentali riconducibili ai più qualificati orientamenti specifici della Psicologia scolastica, del lavoro e delle organizzazioni, per la promozione del benessere, anche organizzativo nella scuola, contrastare il disagio giovanile, la dispersione scolastica e il bullismo.
Ulteriore compito di questo tavolo è la verifica degli attuali livelli di formazione accademica degli iscritti ai corsi di laurea in Psicologia, dei contenuti e della durata della formazione post laurea, anche alla luce delle problematiche emergenti.
Sono questi gli obiettivi che il Sottosegretario De Filippo ha posto ai componenti del Tavolo tecnico al Miur da raggiungere nel più breve tempo possibile, a tal fine i componenti del Tavolo si sono già riconvocati per il prossimo 10 ottobre.
Saverio Proia