"Si fa davvero fatica a capire quale sia l'idea, se mai ne ha davvero una, che la politica nazionale si è fatta della farmacia. A leggere il Patto per la salute, o l'atto di indirizzo della nuova convenzione tra Ssn e farmacie, tutti gli schieramenti affermano di considerarla un insostituibile presidio di sanità del territorio, da potenziare nei servizi a tutto vantaggio dei cittadini e in un'ottica di sostenibilità della spesa sanitaria pubblica. Salvo poi trasformarsi da dr. Jekyll in Mr.Hyde e, nel nome di malintesi principi di liberalizzazione, sacrificarla senza remore né problemi sull'altare degli interessi di poteri economici forti che, evidentemente, si vuol far diventare ancora più forti". È il giudizio che
Franco Gariboldi Muschietti, presidente di Farmacieunite, esprime dopo il via libera del Senato al ddl Concorrenza, che - una volta ottenuta la definitiva approvazione della Camera, che dovrebbe arrivare nel giro di poche settimane - sancirà l'ingresso delle società di capitale nella proprietà delle farmacie.
"Per le farmacie finisce un mondo e ne inizierà subito un altro - spiega Muschietti -. Il capitale innescherà inevitabilmente dinamiche di mercato in un settore dove, a prevalere, dovrebbero essere le logiche professionali finalizzate alla tutela del bene esistenziale della salute. E questo senza adeguati contrappesi, se non il vincolo - palesemente inefficace - del 20% di esercizi di proprietà di una stessa società su base regionale".
"Condivido in pieno molte delle considerazioni al riguardo espresse dalla Fofi - continua il presidente di Farmacieunite - soprattutto laddove osserva che mentre nelle farmacie indipendenti il professionista è tenuto ad agire in osservanza di un codice deontologico, che pone la salute del paziente al primo posto, le società di capitali non hanno certo vincoli di questo tipo: la legge approvata ieri non prevede infatti alcuna misura che possa tutelare il professionista dipendente, che si troverà inevitabilmente costretto a subordinare a logiche aziendali le sue scienza e coscienza professionali“.
Per Muschietti, non si tratta di esprimere pregiudiziali anticapitalistiche, ritenute anzi anacronistiche e perfino ingenerose: "L'iniezione di energie e capitali nel retail farmaceutico, in un momento di sofferenza qual è quello attuale, può anzi rappresentare un'opportunità" afferma al riguardo il presidente di Farmacieunite. "Ma sono ancora davvero tutt'altro che chiari il campo, il ruolo e le regole con le quali Governo e Parlamento vogliono far giocare le farmacie. Se davvero vogliono rafforzarne il ruolo di rete capillare di presidi di salute radicati nel territorio, devono assumere decisioni coerenti e conseguenti, anziché dare un colpo al cerchio e uno alla botte con scelte politiche schizofreniche, dove le farmacie a parole sono considerate pezzi di Ssn da tutelare e valorizzare, ma nei fatti vengono esposte a condizioni che, in termini di sostenibilità economica, potrebbero risolversi in un'ecatombe di esercizi farmaceutici sul territorio nazionale, con la chiusura di migliaia di farmacie soprattutto in quelle località dove è maggiormente necessaria la loro presenza. E bisogna anche che i nostri politici - esorta Muschietti - chiariscano finalmente e con la massima urgenza da che parte stare, nell'interesse della salute e dei cittadini, prima e più ancora che di quella delle farmacie".
"La farmacia non può essere lasciata sola - afferma il presidente del sindacato indipendente dei titolari - perché con le sue sole forze, anche attrezzandosi per rispondere all'ormai prossimo avvento delle catene del capitale con logiche di integrazione e il rafforzamento delle proprie reti, in una competizione tutta giocata su valori e regole di mercato parte comunque con un pesante handicap". Muschietti fa un esplicito riferimento alla diversa natura di una catena di farmacie di capitale, dove a decidere in cinque minuti è un amministratore delegato nominato all'uopo, e di un'aggregazione, per virtuosa che sia, di farmacie, dove il processo decisionale non può che essere inevitabilmente più lungo. "Su questo terreno - e mi spiace davvero che vi siano colleghi che si affannino a far credere il contrario - non può esservi gara e partiamo già battuti" spiega il presidente di Farmacieunite.
Che, consapevole del guado cruciale che la farmacia si accinge ad attraversare, lancia una proposta. "Vanno convocati gli "Stati generali" della farmacia italiana, con l'impegno di tutte le sigle rappresentative del retail farmaceutico a disegnare insieme una road map per il futuro di una risorsa professionale, sociale, sanitaria ed economica che sarebbe delittuoso lasciare alla merce di una pericolosa deriva mercatista, che - come insegna l'esperienza di altri settori o della stessa farmacia in quei Paesi dove il capitale è entrato da tempo nel settore della distribuzione del farmaco - farebbe letteralmente a pezzi la rete di farmacie italiane. Bisogna individuare scelte e direzioni condivise da imboccare con decisione, negoziando - anche duramente, se occorre - con i decisori pubblici. Ma bisogna fare in fretta, perché il tempo per salvare la farmacia che conosciamo e vogliamo ormai è praticamente scaduto".