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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Governo e Parlamento

Esclusivo. Blocco del turn over. Calabrò (Pdl): “E' sbagliato. Cambieremo la manovra”

immagine 27 luglio - In questa intervista esclusiva a Quotidiano Sanità, il senatore Raffaele Calabrò, membro della commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama e consigliere per la Sanità della Regione Campania, annuncia il suo impegno per cambiare le norme sul blocco del turn over stabilite dalla manovra. Tra le ipotesi, per le Regioni in Piano di rientro, lo sblocco progressivo proporzionato ai risultati di ripiano dal deficit.. E si dice certo che il ministro Fazio sosterrà questa proposta.
Senatore Calabrò, la sua posizione è molto critica rispetto alle scelte del Governo in materia di blocco del turn over. Può spiegarci il perché?
Vorrei avanzare una proposta costruttiva, più che muovere critiche.
Il presupposto sta in quello che è lo scopo del blocco del turn over. Nelle Regioni con i Piani di rientro, infatti, è stato introdotto per indurre una riorganizzazione del sistema sanitario secondo parametri più moderni. Ossia riconvertire gli ospedali puntando sui centri di eccellenza, ridurre e accorpare i reparti doppioni, potenziare l’assistenza territoriale. Affinché ciò avvenga, tuttavia, occorre avere la capacità e la possibilità di riorganizzare le piante organiche, rimodulando le funzioni del personale in base al nuovo sistema e, sulla base dello stesso, procedere all’assunzione delle figure professionali necessarie a far funzionare la nuova macchina e a garantire le prestazioni essenziali.
Tagliare la spesa del personale consente sicuramente dei risparmi immediati, ma se si vuole veramente migliorare il sistema, il blocco del turn over va ripensato.
Peraltro, anche sui risparmi immediati è tutto da vedere. Basti pensare che per sopperire alla carenza di personale, infatti, le direzioni sono costrette a chiedere ai dipendenti prestazioni aggiuntive che finiscono per costare all’azienda quanto l’assunzione di nuovo personale. Se non di più.

Qual è, allora, la sua proposta?
Prevedere lo sblocco del turn over in proporzione ai risultati di ripiano. Mi spiego. La manovra prevede la possibilità, per le Regioni in Piano di rientro, di avere una deroga del 10% del blocco del turn over per i direttori di struttura complessa laddove il tavolo di monitoraggio certifichi il buon andamento del programma di riordino del sistema. Si tratta di un elemento positivo, tuttavia il 10% si traduce in un numero veramente esiguo. Basti pensare che, per tutta la Campania, sarebbero solo 140 nuove assunzioni tra medici, infermieri, tecnici, amministrativi e quant’altro.
Il problema è che non sono previste altre quote di sblocco finché la Regione non ha raggiunto il totale pareggio di bilancio. Ed è proprio questa la proposta che voglio avanzare: lo sblocco progressivo (20%, 40%, 80%...) allo stop del turn over proporzionale ai risultati ottenuti. Chiaramente su richiesta della Regione e dopo l’attenta verifica dei risultati da parte del tavolo di monitoraggio.
In questo modo resterà inalterato l’obiettivo di riorganizzazione del sistema. Tuttavia, laddove si registrasse un andamento positivo, alla Regione sarà data l’opportunità di intervenire anche sulla riorganizzazione della pianta organica. Senza questa possibilità, le Regioni avranno grande difficoltà a raggiungere gli obiettivi di risanamento, perché non avranno le condizioni per una corretta politica del personale, elemento determinante per il funzionamento dell’intero sistema.

Il ministro Fazio ha proposto qualcosa di simile la scorsa settimana, in occasione degli Stati Generali della Sanità.
Con il ministro Fazio ne abbiamo parlato più volte. Io sono convinto che sarà possibile aprire un confronto su questo aspetto e apportare qualche modifica all’attuale normativa in una prossima occasione, che potrebbe essere la manovra di autunno.

Ritiene quindi di trovare una buona sponda nel ministro…
Penso di sì. Come è già accaduto nella decisione di sbloccare il turn over per i direttori di struttura complessa.

Secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, i tagli previsti dalla manovra sono così consistenti che condurranno al deficit anche le Regioni virtuose. Di conseguenza, il blocco del turn over diventerà generalizzato. Le sembra una posizione allarmistica o crede che ci sia il rischio concreto che questo avvenga?
Mi sembra un’estrapolazione un po’ forte, ma un rischio esiste. Anche le cosiddette Regioni virtuose devono iniziare a riconsiderare la propria organizzazione dei servizi e dei conti, altrimenti non saranno in grado di far fronte alla riduzione oggettiva dei finanziamenti statali.
Peraltro, alcune Regioni del Nord mantengono il bilancio in pareggio grazie alla forza del loro gettito fiscale, che gli permette di coprire il mancato finanziamento con entrate proprie. Se quasi tutte le Regioni del Sud sono in deficit è perché il gettito fiscale è povero e non offre alcuna possibilità di pareggiare i bilanci. Alle stesse condizioni, anche al Nord si conterebbero gli stessi deficit. Forse anche maggiori.
Non si può continuare ad ignorare che le Regioni meridionali non potranno mai contare su significative entrate proprie e coprire questa differenza.

Cambiando i criteri di riparto…
Esattamente. Ritengo che debbano essere introdotti quei criteri di deprivazione che erano già stati discussi.
Teniamo inoltre conto che nelle Regioni del Nord molte entrate sono legate alla mobilità sanitaria attiva proveniente dal Sud. Una mobilità che, ci auguriamo, andrà sempre più a ridursi man mano che i sistemi sanitari del Meridione miglioreranno la propria capacità di rispondere ai bisogni assistenziali. Inevitabilmente per le Regioni del Nord ci sarà una contrazione delle entrate. Ma è questa l’equità che un Paese deve auspicare e perseguire.

Poche settimane fa il Tribunale di Napoli ha dato il via ai pignoramenti in una Asl della Campania. Come interpreta la sentenza e quali conseguenze crede che avrà sulla Regione?
Secondo il giudice la Regioni non ha fornito la documentazione adeguata a quanto previsto dalla normativa per la sospensione delle azioni esecutive. In realtà questo lavoro la Campania l’ha fatta e lo sta facendo. È stata approvata una serie di delibere di cui forse il Tribunale non è venuto a conoscenza. Ma in Campania un piano dei pagamenti c’è e garantisce il pagamento della spesa corrente per il 2011 – già è stato pagato gennaio e febbraio – e la certificazione dei debiti pregressi per il 2009 e il 2010.
Nel caso specifico della sentenza forse la documentazione non era adeguata. Comunque si tratta di un caso isolato e non credo che la sentenza avrà altre ripercussioni.
 
L.C.
 
27 luglio 2011
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