La Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO) rinnova l’intenzione di impugnare il testo del Dpcm sui nuovi livelli essenziali di assistenza di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il perché sta nel fatto, si legge in una nota, che si perpetuano “gravi disfunzioni quali la violazione ripetuta di normative già vigenti e di grado superiore rispetto ad un Dpcm,nonché della stessa Carta costituzionale (artt. 3, 32, 97), con grave riverbero sull’applicabilità nei contestiorganizzativi sanitari che poi devono in concreto produrre prestazioni al servizio della donna e delle famiglie, nonché sulla professionalità delle 20 mila ostetriche/i italiane”.
In particolare le ostetriche ricordano che, dopo aver chiesto inutilmente audizioni al Ministero della Salute e inviato note al riguardo, dal Dpcm “risultano omesse all’art.59 le attività di assistenza con prescrizione ostetrica come da D. Lgs n.15/2016” e che “nella mole di documenti predisposta non sonopreviste le proposte della FNCO a tutela della salute femminile, anche a fronte della grande problematica sollevata dalla stessa Ministra della Salute sulla Denatalità”.
“E se è pur vero che il Ministero della Salute promette la revisione annuale del provvedimento sui LEA – sottolinea la Fnco - la storia insegna che sono passati ben 15 anni dall’ultima modifica”.
E “non è ben chiaro perché, già oggi, in fase di modifica legislativa, non si introducano, recependo le istanze della FNCO, le integrazioni a favore delle gestanti, perpetuando un sistema che anziché snellire, problematizza il processo di assistenza ostetrica, lo rende più oneroso e priva le donne del giusto diritto di accesso ai servizi, soprattutto in un grave momentodi crisi economica che ha impoverito tutte le fasce sociali”.
Altro punto saliente della protesta delle ostetriche è l’esclusione dalla Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA, dove si prevede solo la partecipazione della Federazione dei medici, “a scapito delle altre professioni sanitarie”.
“Questa presenza asimmetrica – scrive la Fnco - rappresenta un grave
vulnus della rappresentanza degli oltre 600mila professionisti sanitari italiani, che a loro volta hanno l’onere di agire in nome e per conto dei cittadini a tutela dei loro diritti e bisogni”.
Ma questa mancata presenza può essere risolta. Secondo la Fnco ciò può avvenire anche ai “sensi dell’articolo 1 del comma 556 della legge di stabilità 2016
, il quale consente che alle riunioni della Commissione possano partecipare, per fornire il proprio contributo tecnico-scientifico, esperti esterni competenti nelle specifiche materie trattate”.
Una legga alla quale “però non si è mai dato corso, neanche in questo momento particolare per l’approvazione e definizione dei livelli essenziali di assistenza”.