“L’Aids è ancora tra di noi. Questa giornata è quindi l’occasione per fare un bilancio e tenere alta l’attenzione su questa malattia. Dobbiamo lavorare sulla prevenzione e sulla sensibilizzazione verso questo tema e continuare a prendere in carico i pazienti che non devono e non possono rimanere soli nel loro percorso di vita. Per questo è in via di approvazione un nuovo Piano Nazionale d’intervento contro l’Aids. Il 13 dicembre sarà discusso dal Consiglio superiore di sanità. E speriamo venga approvato. Dovrà poi passare poi al vaglio della Conferenza Stato Regioni per il via libera definitivo e la concreta applicazione sul territorio”.
È quanto ha annunciato il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin che, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, ha incontrato i giornalisti al Ministero di Lungotevere a Ripa. Una sede, questa di Trastevere, trasformata da ieri sera in una bandiera contro l’Aids: la scritta STOP AIDS di colore rosso campeggia sulla sua facciata, mentre un display luminoso sull’entrata principale invia messaggi di prevenzione. “L’edificio rimarrà illuminato anche nei prossimi giorni – ha ricordato Lorenzin – perché è essenziale tenere alto il focus sulle malattie sessualmente trasmissibili che sono in aumento soprattutto nella popolazione giovanile”. Questo mentre già nei giorni passati il Ministero della Salute aveva presentato l’aggiornamento sulle
linee guida 2016 Hiv e Aids.
La Mission del nuovo Piano, ha anticipato il Ministro, sarà quella di adeguare la lotta alla malattia al nuovo contesto in cui si inserisce. E ha assicurato Lorenzin non ci saranno solo “intenzioni scritte sulla carta, ma obiettivi chiari e monitorati”.
“Si è abbassata la guardia sui meccanismi di prevenzioni – ha aggiunto Lorenzin – pensiamo che solo poco meno di un quarto delle persone a cui nel 2015 era stato diagnosticato l’Aids aveva eseguito una cura antivirale prima della diagnosi. Nell’ultimo decennio è nettamente aumentata la proporzione delle persone affette da Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids: si è passati dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015.
Ma quali sono gli obiettivi del nuovo Piano? Si va dalla messa a punto alla realizzazione di modelli di intervento per ridurre il numero delle nuove infezioni fino alla facilitazione dell’accesso al test per far emergere il sommerso; dal garantire a tutti l’accesso alle cure; favorire il mantenimento in cura dei pazienti diagnosticati e in trattamento al migliorare lo stato di salute e di benessere delle persone che vivono con Hiv e Aids. Bisognerà poi, ha sottolineato Lorenzin, coordinare i piani di intervento sul territorio nazionale de tutelare i diritti sociali e lavorativi delle persone che vivono con Hiv e Aids. Soprattutto tra gli obiettivi da centrare ci sarà la promozione della la lotta allo stigma sostenendo l’informazione e il coinvolgimento attivo delle popolazioni a rischio.
E ancora, il nuovo Piano prevede: il raggiungimento e mantenimento in cura il 90% delle persone sieropositive e positive esistenti sul territorio nazionale; l’attivazione di un percorso diagnostico definito in almeno l’80% dei Centri clinici deputati all’assistenza selle persone colpite dal virus; la riduzione a meno del 5% in un anno della perdita di contatto da parte dei Centri clinici con i pazienti seguiti dai centri e la diminuzione del 50% dei casi di diagnosi tardiva di infezione e l’allineamento con l’action plan dell’Oms/Eu.
Il Ministro ha anche ricordato che è attivo delle ore 10.00 alle ore 18.00 il telefono verde “Aids e infezioni sessualmente trasmesse” dell’Istituto Superiore di Sanità (800 861061), mentre sulle principali emittenti radiofoniche nazionali verrà diffuso lo spot contro la malattia realizzato ed interpretato da Raoul Bova.
Auto-test Hiv. Lorenzin si è poi pronunciata, sollecitata dai giornalisti,
sul Selft test arrivato oggi in farmacia. “A caldo, ritengo che sia da un lato uno strumento diagnostico che si può utilizzare in piena privacy e in contesti difficili, e che può quindi aiutare ad aumentare la diagnosi precoce. Ma dall’altro dobbiamo considerare che questa è una patologia particolare tant’è che in tutte le nostre raccomandazioni abbiamo sottolineato che il percorso diagnostico va accompagnato. La scoperta della malattia può essere fortemente traumatica perciò in questi momenti è essenziale che non vengano lasciati soli. Quindi dobbiamo riflettere su questo punto, sicuramente questo sarà u elemento di analisi nel nuovo Piano nazionale”.
I numeri dell’Hiv e dell’Aids. Dal ministero sono arrivati anche dati sulla malattia. Nel 2015, sono state riportate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV (calcolata in base ai dati inviati dalle regioni segnalanti) era alta nella seconda metà degli anni ‘80, raggiungendo un picco massimo di 26,8 nuovi casi per 100.000 residenti nel 1987; successivamente è diminuita fino al 2006. Dal 2010 l’incidenza è in costante lieve diminuzione, sia negli uomini che nelle donne.
Nel periodo 2009-2015 sono state segnalate 27.143 nuove diagnosi di infezione da HIV, relative agli anni ed alle regioni che raccoglievano tali segnalazioni, dal 2010 al 2015 sono state segnalate, entro giugno 2016, rispettivamente 4.051, 3.924, 4.183, 3.845, 3.850 e 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV. La diminuzione delle nuove diagnosi di infezione da HIV nell’ultimo anno potrebbe essere in parte dovuta al ritardo di notifica, per il 2015, è stato stimato che ai casi finora pervenuti al COA manca ancora un 7,9% di segnalazioni.
Questa incidenza pari a 5,7 nuovi casi per 100mila residenti, pone l’Italia al tredicesimo posto tra le nazioni dell’Unione Europea. Negli anni si osserva un aumento dell’età mediana alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale. La maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni.
Il 28,8% delle persone diagnosticate come HIV positive era di nazionalità straniera. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%), mentre tra gli italiani da MSM (48,1%).
Nel 2015, il 32,4% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva eseguito il test HIV per la presenza di sintomi HIV-correlati, il 27,6% in seguito a un comportamento a rischio non specificato e il 13,2% nel corso di accertamenti per un’altra patologia.
Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di Aids pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100mila residenti. L’incidenza di Aids è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni. È diminuita nel tempo la proporzione di persone che alla diagnosi di Aids presentava un’infezione fungina, mentre è aumentata la quota di pazienti con un’infezione virale o un tumore.
Nel 2015, poco meno di un quarto delle persone diagnosticate con Aids aveva eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids. Il fattore principale che determina la probabilità di avere effettuato una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di Aids è la consapevolezza della propria sieropositività: nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere Hiv positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids, passando dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015.
Stefano A. Inglese