Mentre l’iter per l’approvazione della legge di bilancio 2017 prosegue, si scatenano i malcontenti tra le varie categorie professionali chiamate in causa.
Non nascondono il loro disappunto i sindacati medici, veterinari e sanitari che accusano la classe politica di non aver né ascoltato, né messo in atto le proprie richieste. Una decisione questa “che – sottolineano in una nota congiunta - permetterà alle Regioni di continuare a fare cassa con i soldi degli stipendi di medici e sanitari. E’ una vergogna da terzo mondo, non è stata neppure presa in considerazione la proposta di equiparare il lavoro pubblico a quello privato, in materia di defiscalizzazione”.
I sindacati di categoria non appaiono fiduciosi: sono convinti che non sarà assunto nuovo personale, nonostante le carenze di organico e l’invecchiamento dei sanitari. Dura la linea anche nei confronti della burocrazia definita “oppressiva e da paese sovietico”.
Per medici, veterinari e sanitari tutto ciò comprometterebbe fortemente la sicurezza nella quasi totalità degli ospedali specie nei pronto soccorsi, nelle sale operatorie, nelle sale parto e nelle terapie intensive.
“Rimangono sul tavolo cifre incerte – aggiungono i sindacati - su tempi e numeri delle stabilizzazioni, le cui risorse esigue sono al di sotto di quanto necessario, insieme con un finanziamento contrattuale simbolico, dopo 7 anni di blocco, inferiore a quello concesso ad altri settori del pubblico impiego ed a quello di edili, chimici, metalmeccanici”.
Chiamano in causa anche il Ministro
Madia “che, dopo la bocciatura della riforma della PA, minaccia uno stop alla contrattazione e ribadisce l’orientamento del Governo a privilegiare i salari più bassi con il rischio di penalizzare ulteriormente la dirigenza pubblica, compresi i medici ed i dirigenti sanitari”.
A questo punto i sindacati sono convinti che per difendere la loro dignità professionale dovranno fare appello al Senato per apportare gli emendamenti necessari.
“Ci hanno precluso anche l’ultimo sciopero – concludono - ma non potranno impedirlo all’infinito. Per il Governo siamo l’ultima ruota del carro. Ma la sanità, quando si rompe, trascina con sé l’intero carro”.