"In un momento in cui c'è molta polemica sulle medicine non convenzionali, quanto avvenuto al San Camillo potrebbe essere un esempio di come i medici, che attuano un percorso terapeutico basato su medicine complementari, agiscano in casi come questo: accompagnare il paziente nella fase finale della sua malattia e garantirgli una morte dignitosa". Lo dichiara il senatore
Maurizio Romani (Idv), vicepresidente della Commissione Sanità.
"Ovviamente - spiega Romani - non si risolve in questo modo il problema delle lunghe liste di attesa per iniziare eventuali terapie ospedaliere. L'obiettivo è diverso: mettere al centro la persona e non la malattia. Il paziente non deve finire in un letto di una corsia senza alcuna garanzia per la sua dignità di persona. Noi ci impegniamo, anche a livello istituzionale, per spingere verso un riordino delle strutture ospedaliere e soprattutto verso una medicina territoriale che ci veda, con le nostre competenze, accanto ai medici di medicina generale e al personale infermieristico. Sono questi ultimi che devono sostenere in questo percorso i pazienti, presi in carico dalle strutture sanitarie territoriali, ed essere vicini anche ai familiari negli ultimi difficili momenti".
"Ciò vuol dire - conclude il senatore Idv - umanizzare e riordinare la sanità, un impegno che ci dobbiamo porre come politici, ma soprattutto come medici che hanno come obiettivo principale il benessere del paziente prima della cura della malattia".