“Con questa riforma la sanità potrà vedere finalmente le stesse regole per i medicinali in Calabria come Lombardia”, così
Matteo Renzi ieri notte su La7 durante il lungo confronto con il costituzionalista
Gustavo Zagrebelsky sulle ragioni del Sì e quelle del No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
La sanità è stata uno dei tantissimi temi affrontati in un botta e risposta durato più di due ore tra il presidente del Consiglio e l’ex presidente della Corte Costituzionale schierato per il No alla riforma.
E, almeno, per quello che riguarda la ricentralizzazione delle decisioni di politica sanitaria rispetto alla decentralizzazione dellla riforma del 20011, Renzi e Zagrebelsky hanno convenuto.
Probabilmente uno dei pochissimi punti di convergenza tra i due che non si sono risparmiati attacchi diretti e indiretti, con un linguaggio diverso e con evidenti basi di partenza opposte nei loro ragionamenti, come chiunque potrà constatare
riguardando la trasmissione di ieri sera condotta da
Enrico Mentana.
Ma sulla sanità e sui guasti della devolution regionale, voluta tra l’altro dal Centro Sinistra ormai 15 anni fa, i due convergono: “E’ stato un errore”.
“Oggi – ha detto Renzi, per fare un esempio pratico di cosa dovrebbe cambiare con la riforma – ci sono alcuni farmaci innovativi, e pensa soprattutto agli oncologici, che hanno tre anni e mezzo di differenza tra quando sono disponibilità in una regione o in un’altra. Con la nostra riforma del titolo V questo non accadrà più”.
“Su questo sono d’accordo” ha detto Zagrebelsky. E allora, lo ha incalzato Renzi, “Chi vota Sì cambierà le cose e mette delle regole centralizzate su questi temi. Chi vota No si tiene il potere alle regioni come adesso”.