Attivazione, per combattere l’epatite C in tutti i suoi stadi di gravità, di un percorso di sperimentazione di farmaci generici già in produzione presso aziende farmaceutiche autorizzate in altri Paesi. Validazione del farmaco da parte dell’Istituto superiore di sanità. Autorizzazione alla sua immissione in commercio in capo all’Aifa. E ancora, erogazione della cura da parte dei sevizi ambulatoriali in ospedali qualificati e coadiuvati da una rete di medici di medicina generale sul territorio.
Sono questi i punti cardine della mozione, depositata in Senato e che sarà discussa agli inizi di settembre, presentata da un gruppo di senatori e illustrata dal senatore Idv,
Maurizio Romani, primo firmatario e vicepresidente della commissione Sanità di Palazzo Madama, insieme alla senatrice Pd,
Nerina Dirindin, nel corso della conferenza stampa “Epatite C, la soluzione che sposa cura e risparmio” che si è tenuta oggi al Senato.
Un documento con il quale si chiede al Governo il via libera alla sperimentazione, per introdurre anche in Italia uno o più validi farmaci generici, e non solo un brand, per la cura del virus dell’epatite C (Hcv). Ed anche a stipulare un protocollo di intesa tra il Ministero della salute e le aziende produttrici dei farmaci generici per la sperimentazione del farmaco su volontari.
“La soglia di 50mila pazienti affetti da epatite C (Hcv), trattati con farmaci orali e con tassi di guarigione superiore al 90-95% – ha spiegato
Maurizio Romani, illustrando la mozione – è importante ma non sufficiente. L’alto costo del farmaco ha infatti ha costretto a trattare solo i pazienti più grave lasciando fuori i soggetti più giovani. Quello che stato attuato non è quindi un progetto per eradicare la malattia. Per questo ho voluto portare avanti la mozione e renderla nota. È evidente che un via libera alla sperimentazione potrebbe limitare la spesa farmaceutica pro capite da oggi fino al 2020, per trattare i primi 50mila casi, il Ssn ha speso quasi 1,7 miliardi di euro lordi nel 2015, oltre a migliorare l’appropriatezza e la sostenibilità dell’intero sistema. Anche se è vero che, in prospettiva, l’arrivo sul mercato di Msd come produttore di farmaci orali anti Hcv, accanto a Gilead, AbbVie, BMs e Janssen, dovrebbe permettere all’Aifa di rinegoziare al ribasso il nuovo contratto di acquisto della cura da mettere a disposizione del Ssn – prosegue Romani – è altrettanto vero che l’Oms ha deliberato il programma di eliminazione globale del virus dell’epatite C entro il 2030 e che, quindi, lo sforzo economico cui sarebbe chiamata l’Italia per trattare i rimanenti 300mila pazienti registrati presso il Ssn non sarà sostenibile”.
Per questo, ha aggiunto “ho parlato con Aifa, con l’Iss e con il ministero della Salute spiegando quale poteva essere la nostra idea, ossia provare a sperimentare il farmaco generico. Un primo risultato lo abbiamo ottenuto: Aifa e Gilead stanno rivedendo le loro posizioni. Ma ora serve con urgenza un protocollo d’intesa con le aziende farmaceutiche autorizzate in altri Paesi. Potremmo avere un farmaco con 630 dollari”.
L’introduzione in Italia di uno o più farmaci generici avrebbe, infatti, anche “il vantaggio non secondario, di estendere la sperimentazione a un numero maggiore di pazienti, se consenzienti, con vari stadi di malattia che si potranno aggiungere a quelli in cura con il farmaco brand e la cui patologia per ora non rientra nei criteri Aifa per l’accesso alle terapie orali”. Senza contare, la possibilità di abbattere il ricorso all’acquisto di farmaci, anche non garantiti, su internet. “Tutte ragioni di buon senso – ha concluso – che il governo Renzi non può ignorare”.
La mozione, che i senatori auspicano verrà calendarizzata a settembre, potrà anche fungere da apri pista per portare avanti tante altre battagli etiche. Anche se, come ha sottolineato la senatrice
Dirindin, per dare risposte alla sostenibilità di molti farmaci innovativi in arrivo e ad alto costo “serve un programma strategico”
“Le Nazioni si stanno confrontando con un problema nuovo – ha detto – ossia la comparsa di farmaci innovativi dai costi elevati. Difronte a questi scenari i decisori devono prendere dei provvedimenti, quindi devono iniziare a programmare studiando soluzioni, valutando pro e contro e operando delle scelta. E in questo percorso non ci si deve concentrare esclusivamente sul reperimento delle risorse, ma sulle strategie da seguire. Per questo nell’ultima legge di stabilità abbiamo chiesto al ministero della Salute e all’Aifa un programma strategico sui farmaci innovativi suggerendo una serie di parametri da seguire. Ma a tutt’oggi di questo programma non c’è traccia. Dobbiamo quindi fare scelte programmatorie, anche perché questa dell’epatite C è solo la prova generale di quello che avverrà in un futuro prossimo per tanti altri farmaci, a partire dagli oncologici. Se non ci sarà una programmazione attenta ci scontreremo con gravi problemi di accessibilità alle cure. Stiamo pagando l’atteggiamento arrogante di alcune aziende farmaceutiche, questo non è più accettabile. Insisteremo quindi con il Governo per attuare un programma strategico”.
Nel corso della conferenza stampa
Gavino Maciocco, docente di politica sanitaria all’Università di Firenze e direttore del sito saluteinternazionale.info ha presentato una petizione per sensibilizzare associazioni di volontariato e di pazienti, associazioni professionali, sindacati, enti e organizzazioni non governative e portare avanti una battaglia comune per il diritto alla salute. “L’Oms – ha sottolineato – ha indicato l’eradicazione dell’epatite C come obiettivo strategico da oggi al 2030. Questo perché a differenza di altre malattie infettive, dal 1990 al 2013, la mortalità è cresciuta del 65% e perché finalmente abbiamo un farmaco. Ma ora sta avvedendo quello che è accaduto anche per i farmaci contro l’Hiv, uno dei quali peraltro è prodotto sempre dalla Gilead, compagnia che si muove con logiche speculative: il prezzo non viene misurato sull’utilità pubblica ma sul profitto. Davanti a questo abbiamo deciso di lanciare una petizione al Governo perché siamo in una situazione di allarme pubblico. La sfida è quella di convincere il Governo ad affrontare questa situazione”.