Rete formativa regionale, tutor, attività professionalizzanti per la medicina generale, sviluppo professionale di carriera con pari valore per incarichi gestionali e professionali, sistemi di valutazione delle competenze. E ancora: individuazione fabbisogni personale e definizione e obbligo degli standard. Questi alcuni temi, con tanto di proposte riorganizzative, del documento di sintesi presentato oggi al Tavolo di lavoro propedeutico al decreto delegato previsto dall'articolo 22 del Patto per la Salute.
Un documento dove mancano però all'appello alcuni nodi frutto di polemica fino alla vigilia dell'incontro e comunque ancora lontani da una soluzione condivisa. Il primo è l'ipotesi di accesso al Ssn senza specializzazione, proposto dalle Regioni, fortemente osteggiato da una parte dei sindacati e dall'Università. Fuori dal testo poi anche la specializzazione in medicina generale, così come il tema precariato per cui i sindacati hanno chiesto misure ad hoc.
Ma in ogni caso sul documento un sì unanime ancora non c’è. Se dal Ministero della Salute e sindacati c’è assenso (la volontà era di chiudere oggi) e il Miur sembra andare in quella direzione con alcuni piccoli distinguo, le Regioni invece hanno rimandato il tutto (anche perché vengono meno due caposaldi della loro proposta come l'accesso al Ssn senza specializzazione e l'istituzione della specializzazione in medicina generale) e comunicheranno le loro osservazioni la prossima settimana. E in tutto ciò il Mef rimane in attesa.
“Mercoledì prossimo valuteremo il documento – ha dichiarato il coordinatore della commissione Salute delle Regioni
Antonino Saitta – ma non vorremmo che questa fosse un’occasione sprecata. Il punto è che al di là delle polemiche il tema dell’accesso per gli specializzandi e della formazione in medicina generale credo vadano affrontati. Perché sono questioni molto importanti se pensiamo ad uno specializzando che può iniziare per esempio a versare qualche contributo e poi c’è il tema della formazione dei medici di medicina generale perché bisogna dare dignità a questo percorso anche alla luce di tutto ciò che viene richiesto al medico di famiglia nell’ambito del Patto per la Salute”. Per Saitta quindi la questione è che a prescindere dall’intesa i temi si affrontino e che si prenda un forte impegno politico.
“Il documento di sintesi va bene. Spero che si concluda e che le regioni dicano di si. Forse si poteva fare di più, ma il documento è una buona sintesi e alcuni argomenti si potranno implementare”, ci ha detto
Riccardo Cassi, presidente Cimo. “Ora aspettiamo le Regioni”.
“Ognuno ha rinunciato a qualcosa (vedi specializzazione in medicina generale) ma alla fine il documento recepisce misure importanti – ha evidenziato
Massimo Cozza, segretario Fp Cgil Medici - . C’è l’obbligo del fabbisogno personale ma non solo. Ma il punto è che per noi questo è un punto di mediazione oltre cui non si va. O si approva o no. Ora starà alle regioni”. "In ogni caso – ha evidenziato - abbiamo posto con forza il tema dei precari sollecitando un provvedimento ad hoc dopo che il tema è stato stralciato dal documento. E poi abbiamo chiesto lo sblocco del turnover, nuove assunzioni e rinnovi dei contratti e convenzioni, ma soprattutto lo stanziamento dei fondi necessari”.
Giudizio positivo sui contenuti del documento e sulla metodologia è stato espresso anche da
Corrado Bibbolino, coordinatore Fassid e Segretario SNR. “L' argomento era complesso e nel documento si evita il pericolo di una dequalificazione dei percorsi di specializzazione integrandoli nella rete formativa regionale. Così come si è esaltato il valore della professionalità attraverso il tutoraggio. Si condividono le preoccupazioni espresse sul rispetto della obbligatorietà delle specializzazioni per medici e dirigenza sanitaria e sulla condizione dei precari. E' solo un inizio ma di questi tempi anche una sola rondine può fare primavera se c’è volontà. Importante è stata la presenza del Mef per trovare insieme sistemi economicamente compatibili per il rilancio del SSN. I sindacati hanno trovato un minimo comun denominatore. Speriamo sia così per le istituzioni. Il Ministero della Salute ha fatto la migliore sintesi possibile su un tema difficile e variegato”.