“Il Ministero della Salute, prendendosi gioco del Parlamento, sta per emanare un decreto sugli screening neonatali in netto contrasto con la legge che è già stata approvata all’unanimità dal Senato ed è stata trasmessa all'altro ramo del Parlamento”. È quanto afferma la senatrice M5S
Paola Taverna, prima firmataria del provvedimento sugli screening neonatali licenziato a dicembre dal Senato che, sulla questione, ha presentato un’interrogazione urgente al Senato.
Senatrice Taverna, lo scorso dicembre il ddl sugli screening neonatali che porta la sua firma è stato approvato all’unanimità in commissione Sanità al Senato, ed ora è in procinto di essere incardinato alla Camera. Eppure, da quanto afferma, sembra che il Ministero della Salute voglia emanare un decreto ministeriale sulla materia scavalcando il Parlamento. Ci spiega cos’è successo?
Sono venuta a sapere di un decreto ministeriale sugli screening neonatali che, da quanto ho appreso, circola già da nove mesi. Voglio ricordare che il Parlamento sta affrontando ormai da tre anni questo tema e che siamo ormai ad un passo dall’approvazione del disegno di legge che ho proposto come prima firmataria, un testo che ha ricevuto la più ampia condivisione da tutti i partiti rappresentati.
Come è venuta a saperlo?
Ho saputo che già il 14 e 15 marzo il testo di questo decreto del Ministero della Salute verrà discusso con le Regioni, la comunità scientifica e le associazioni di pazienti. Il contenuto di questo decreto, inoltre, è nettamente peggiorativo rispetto a quanto approvato in commissione Sanità da tutte le forze politiche.
In che modo sarebbe peggiorativo?
Innanzitutto, a differenza di quanto da noi approvato al Senato, gli screening neonatali non verrebbero più inseriti nei Livelli essenziali di assistenza. Capisce bene che a questo punto non sarebbero più obbligatori e non si andrebbe a sanare la principale criticità, ossia quell’assistenza a macchia di leopardo per la quale mentre in alcune zone vengono garantiti ai neonati 40 screening, in altre se ne fanno solo tre. Una differenziazione inaccettabile visto che si parla di diritto alla salute. Ma non finisce qui. Il decreto dimezza il numero delle patologie per cui si può effettuare e rende lo screening ancora una volta sperimentale. Mi chiedo, come si fa a parlare di sperimentazione su un tema con una mole enorme di evidenze scientifiche ormai acclarate da anni? Come se questo non bastasse si rende il procedimento complesso, anche per quelle Regioni oggi virtuose, inserendo un consenso informato estremamente complicato.
E dal punto di vista economico, dove si dovrebbero trovare le coperture per questo decreto?
Qui viene il bello. Il decreto fa propria la parte delle risorse finanziarie stanziate per attuare la legge, ossia quei 15 mln accumulati nelle ultime due leggi di stabilità e destinate agli screening sperimentali. Queste risorse, che per il disegno di legge attualmente alla Camera servono a garantire l'operatività dello screening, col decreto ministeriale non si sa come verrebbero utilizzate. Considerato a chi sta elargendo fondi questo Governo, non abbiamo nessun motivo per ben sperare. Per questo chiediamo al Ministro che ritiri immediatamente il decreto.
È possibile che si sia trattato di un misunderstanding?
È questa la mia speranza. Quando ho saputo di questo decreto sono rimasta allibita. Spero si tratti semplicemente di un errore e non di un intervento a gamba tesa da parte del Ministero della Salute contro il lavoro duramente portato avanti in questi anni in Parlamento. Auspico che il ministro chiarisca il tutto ne prossimi giorni intervenendo in Aula già e che la storia possa risolversi con un ritiro.
Giovanni Rodriquez