“Non sorprende che, appena approdato in Aula alla Camera, sul testo del ddl sulla responsabilità professionale medica ci sia stata una levata di scudi contro l’approvazione dell’art. 7 riguardante la responsabilità civile. Non vorremmo che si tratti solo del primo dei tanti appelli contrari alla riforma”.
E’ quanto dichiarano, in una nota congiunta,
Michele Saccomanno, presidente Nuova Ascoti - sindacato degli ortopedici italiani, e
Rodolfo Capanna, presidente Siot - società italiana ortopedia e traumatologia.
“Da più parti viene sostenuto che l’onere della prova invertito a carico del paziente, e non più del personale sanitario, di dimostrare l’errore, sia sbilanciato a favore dei professionisti e a discapito dei malati. Ma non è così - prosegue la nota -. Lo sappiamo bene noi chirurghi ortopedici, che fino a oggi siamo stati costretti a difenderci da un contenzioso dilagante, talvolta ai confini della lite temeraria, e da richieste di risarcimento continue per errori presunti”.
"Tutto ciò per aver esercitato quotidianamente la nostra professione - sottolineano i due presidenti -. Sia chiaro, non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità laddove ce ne siano, né fare una battaglia per depenalizzare la categoria. Chiediamo al Parlamento una giusta definizione della responsabilità e soprattutto dell'atto medico. Il che equivale a dire che il medico, nel momento in cui opera, salvo che abbia agito con dolo o colpa grave, non attenta all'integrità fisica del paziente, ma esegue il trattamento per curare una malattia. Come, del resto, accade in tutto il mondo”, fanno notare Saccomanno e Capanna che concludono: “Auspichiamo, perciò, che il provvedimento, tanto atteso, sia approvato al più presto e risani le storture di un sistema ormai al capolinea”.