“Complessivamente siamo di fronte ad una manovra in deficit, che distribuisce mance anziché intervenire in maniera incisiva sulla spesa improduttiva, che non affronta e risolve le criticità legate alla capacità di sviluppo del Paese. Sul capitolo sanità, molte ombre e poche luci. Tra queste ultime, certamente l’incremento del fondo per le non autosufficienze – comunque esiguo – e il finanziamento del progetto “dopo di noi”, nonché l’aggiornamento annuale dei Lea.
Pollice verso per il fondo destinato alle politiche per la famiglia, nuovamente impoverito di risorse che in una logica di rinforzo delle politiche di welfare, avrebbe meritato ben altro. Ma, soprattutto, l’intero impianto è caratterizzato da una incoerenza di fondo tra gli obiettivi di efficientamento del sistema, equità, qualità e omogeneità delle prestazioni, che il governo si pone attraverso il Patto per la salute, e il percorso concreto che offre agli operatori e ai cittadini con risorse e strumenti assolutamente inadeguati.
Il fondo sanitario nazionale, fissato a 111 mld di euro per il 2016, infatti, risente di tagli lineari ormai cronici che contribuiscono al progressivo logoramento della sanità pubblica, senza dare risposte efficaci ad un sistema che presenta forti squilibri territoriali, soprattutto a discapito del Sud; una previsione di spesa sanitaria ridotta ormai al 6,5% del Pil, livello di allerta dell’Oms; un aumento esponenziale - visibile nei primi 7 mesi del 2015 - della mortalità assoluta pari all’11% con 66mila decessi in più e, non ultimo, un preoccupante, quanto emblematico incremento dei cittadini (circa 6 milioni secondo l’Istat) che rinunciano a curarsi per le lunghe liste di attesa e i costi eccessivi di ticket da una parte e prestazioni private dall’altra.
Anche il tanto atteso sblocco del turn over per far fronte all’adeguamento degli organici negli ospedali con l’entrata in vigore dell’orario di lavoro europeo - che mette la parola fine ai turni di lavoro in deroga alla legge - rischia di rivelarsi un bluff senza la disponibilità di risorse aggiuntive, deroga ai tetti di spesa e coperture certe per finanziare un nuovo piano assunzionale adeguato alle effettive esigenze.
Il governo intende finanziare le assunzioni di medici, infermieri e personale tecnico sanitario con ipotetici risparmi derivanti dal risk management, dalla centralizzazione degli acquisti e dai piani di rientro delle regioni in deficit. Cioè, assolute incertezze, che neanche le penalità a carico di Asl e Regioni potranno trasformare in certezze e risorse economiche prontamente disponibili. Anzi, rischiano di rivelarsi un boomerang in termini di qualità dell’assistenza e di costi che ricadranno sulla testa dei cittadini e in assenza di un ripensamento dell’intero sistema di welfare per garantirne la sostenibilità.
Lotta alla corruzione e agli sprechi e attuazione di una nuova governance che punti alla qualità della spesa, a risolvere i nodi della medicina difensiva e della responsabilità professionale dei medici, all’appropriatezza delle prestazioni, all’aderenza terapeutica e al potenziamento della sanità territoriale e degli organici per migliorare i servizi, laddove invece molte regioni, mostrano una latitanza paurosa: questi i punti dirimenti che abbiamo da tempo indicato al governo quale rotta da seguire, anche attraverso l’indagine conoscitiva sul ssn,da me fortemente sostenuta, condotta in Commissione Sanità del Senato. Indagine che ha messo in rilievo un punto fermo: la sostenibilità del ssn è faccia della stessa medaglia rispetto ai temi di legalità, sprechi e trasparenza e richiede azioni urgenti, credibili ed efficaci. La Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel Settore sanitario - un’organizzazione cui l’Italia non ha ancora aderito - stima che in Europa circa il 6% del budget per la sanità sia assorbito dalla corruzione. Nel nostro Paese ammontano a circa 6 miliardi di euro le risorse erose al budget della sanità pubblica da corruzioni, frodi e abusi. Che poi alimentano gli sprechi e viceversa, in una spirale senza fine.
Certo, il Parlamento è impegnato, anche con il lavoro nelle commissioni, a perseguire obiettivi concreti verso una nuova governance sanitaria, ma sinora si deve registrare una tendenziale prevalenza negli atti di governo a privilegiare la logica dei tagli lineari su un approccio metodologico di tipo selettivo che certamente inciderebbe positivamente sui punti critici.
Insomma, nel complesso l’impatto di questa manovra sulla nuova necessaria governance del sistema sanitario si traduce in una visione strategica strabica e quindi sostanzialmente debole. In questo contesto appare quanto mai urgente l’approvazione di una buona legge sulla responsabilità professionale che, come si augura il collega Gelli, relatore del ddl, possa trovare riscontro non oltre la prossima primavera”.
Sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri
Commissione Igiene e Sanità
Conservatori e Riformisti