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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Governo e Parlamento

Federalismo e costi standard: come cambia il testo

immagine 22 marzo - La bicameralina per l’attuazione del federalismo fiscale si è espressa favorevolmente sulla proposta di parere presentata dal relatore di maggioranza Massimo Corsaro e ora chiede al Governo di riformulare il testo dello schema di decreto legislativo (quello recante disposizioni in materia di autonomia delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard in sanità) sulla base delle modifiche. Oggi scade il termine per la presentazione degli emendamenti e di eventuali ulteriori proposte di parere. 
Hanno lavorato assieme il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli, il relatore di maggioranza Massimo Corsaro e quello di minoranza Francesco Boccia per riscrivere il decreto sul federalismo fiscale recante norme in materia di autonomia delle regioni e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard in sanità. Molte le modifiche al testo inserite nel parere depositato da Corsaro e presentato ieri in commissione bicamerale.
Il parere, a cui hanno lavorato il ministro e i due relatori accoglie “dieci dei dodici punti proposti dall’opposizione” ha riferito Corsaro che ha aggiunto “più condiviso di così non credo si possa fare. Ci aspettiamo una valutazione politica conseguente da parte dell’opposizione altrimenti vuol dire che si rimangia la parola e che gioca una partita strumentale”. Ma le aperture nei confronti del Pd pare non siano ancora sufficienti a garantire un appoggio da parte del partito di Bersani che farebbe scongiurare al Governo un pareggio come avvenuto sul fisco municipale.
 
Lo stesso Boccia ha riconosciuto come sul federalismo municipale sia stato fatto “un lavoro straordinario ne do atto al ministro Calderoli e a Corsaro. Hanno accettato proposte dal Pd che hanno migliorato sensibilmente il decreto ma ora chiediamo che con l’entrata in vigore del federalismo fiscale si interrompano i tagli a Regioni e a enti locali previsti dalla manovra dell’anno scorso. Se il governo non dovesse farcela sul piano finanziario, accetti di dar vita a un tavolo permanente Stato-Regioni per decidere insieme le modalità di intervento finanziario per evitare l’aumento della pressione fiscale. Per la proposta del Pd non occorre alcuna bollinatura della Ragioneria dello Stato ma solo volontà politica”.
 
Insomma per il Pd l’ostacolo per il si al decreto è la certezza della revoca dei tagli strutturali a Regioni e Province disposti dal decreto legge 78, la manovra economica del maggio 2010. Ostacolo che al momento sembra difficile da superare. L’opposizione chiede una sorta di clausola di salvaguardia, la previsione di un meccanismo – da attivare entro il 2012 – che verifichi, d’intesa tra governo e regioni, se siano stati effettivamente revocati i tagli alle regioni disposti dal decreto 78. In caso contrario la proposta è di far scattare la sospensione temporanea dell’attuazione del decreto che dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio 2013.
 
Il nuovo testo del decreto attuativo sul federalismo fiscale prevede un aumento dell’addizionale Irpef regionale già da quest’anno, una riduzione Irap dal 2013 e quella che viene definita una stangata per le auto di grossa cilindrata. Già da quest’anno le regioni potranno modificare l’addizionale Irpef regionale potendo passare da uno 0,9 fino all’1,4%. “A decorrere dall’anno 2011 – si legge nel testo – ciascuna regione a Statuto ordinario può, con propria legge, aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale all’Irpef di base”. Sono previsti, però tetti, per gli scaglioni di reddito più bassi. Resta un tetto agli aumenti che non può essere superiore: allo 0,5 per cento, fino al 2013; all’1,1 per cento, per il 2014; al 2,1 per cento, a decorrere dal 2015.
 
Il fisco regionale cambia dal 2013 quando vengono soppressi i trasferimenti statali e, contemporaneamente, viene avviato il fondo di perequazione per coprire integralmente i servizi essenziali. A partire dal 2013 “l’addizionale regionale all’Irpef – si legge – è rideterminata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze, di concerto con il ministro per le riforme per il federalismo e con il ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale, da adottare entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sentita la Conferenza Stato-Regioni e previo parere delle Commissioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica competenti per i profili di carattere finanziario, in modo tale da assicurare garantire al complesso delle regioni a statuto ordinario entrate corrispondenti al gettito assicurato dall'aliquota di base vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, ai trasferimenti statali soppressi”.
 
Dal 2013 i comuni comparteciperanno alle imposte regionali. “Con efficacia a decorrere dal 2013 – è scritto – ciascuna Regione a Statuto ordinario determina con atto amministrativo, previo accordo concluso in sede di Consiglio delle autonomie locali, d’intesa con i Comuni del proprio territorio, una compartecipazione ai tributi regionali, e prioritariamente alla addizionale regionale all’Irpef, o individua tributi che possono essere integralmente devoluti, in misura tale da assicurare un importo corrispondente ai trasferimenti regionali” tagliati. Per quanto riguarda le città metropolitane è inoltre previsto che venga loro attribuito lo stesso sistema finanziario e patrimoniale delle province che verranno soppresse con la loro creazione. 


 
Ci sarà anche una regione del sud, probabilmente la Basilicata, a fare da modello per il calcolo dei costi e dei fabbisogni standard ai quali si dovranno adeguare tutte le regioni in base al federalismo regionale. Nel decreto rimane la previsione per cui lo standard, applicato dal 2013, viene stabilito sulla base di parametri relativi a tre regioni scelte dalla Conferenza Unificata su una rosa di cinque (di cui obbligatoriamente la prima, che dovrebbe essere la Lombardia) indicate dal ministero della Salute di concerto con il Tesoro, tra quelle non soggette a piani di rientro e che abbiano garantito l'erogazione dei Lea in condizione di equilibrio economico. Il decreto prevede che l’individuazione delle regioni dovrà tenere conto dell’esigenza di garantire una rappresentatività in termini di appartenenza geografica quindi nord, centro e sud, con almeno una regione di piccola dimensione geografica”.
 
Le regioni più virtuose saranno inoltre premiate poichè gli eventuali risparmi (nell’ambito del Ssn) effettuati dalle regioni rimarranno nella disponibilità delle regioni stesse.
 
Viene anticipata di un anno dal 2014 al 2013, come chiesto dal Pd, l'istituzione di un fondo di perequazione alimentato dal gettito prodotto dalla compartecipazione all'Iva determinata in modo tale da garantire in ogni regione il finanziamento integrale delle spese per i servizi essenziali. In questo modo ci sarà un allineamento tra lo stop ai trasferimenti e l'avvio del fondo di solidarietà azzerando il periodotransitorio 
22 marzo 2011
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