Nessuna eccezione. Tutto secondo regole e consuetudini:
· la commissione sanità del Senato dà il via libera alla manovra finanziaria sgravandosi la coscienza con il solito allarme di maniera sulla tenuta del sistema;
· le Regioni o ciò che rimane di loro, ridotte in ceppi (Enrico Rossi si riconsola con l’aglietto “
i soldi sono pochi ma pochi non sono”, Chiamparino poveraccio sospende il giudizio);
· le minacce di sciopero dei medici come se non ci fossero (prima o poi la mollichella si troverà tanto per loro che per i vaccini);
· le confederazioni sindacali abbaiano alla luna;
· la “
comparsa” è scomparsa...la nostra ministra della Salute si è come dissolta nella sua inconsistenza politica.
Ma a ben guardare una eccezione c’è, questa volta la legge di stabilità, quella che sulla sanità continua imperterrita nel suo programma di definanziamento, ha trovato degli aperti sostenitori alla Camera (parlamentari della Commissione affari sociali del Pd) che non vergognandosi, come al senato, di sostenerla arrivano perfino a sublimarla. (Sbrollini ,”non c’è nessun taglio alla Sanità, anzi, finalmente si torna ad investire”; Capone e Mariano: “Intrapresa la giusta direzione contro gli sprechi e il rafforzamento dei servizi” Qs 5 novembre 2015)
Nell’ormai dilagante cesarismo di Renzi tutti a orecchie basse sublimano e i vizi della manovra diventano financo virtù. “
Sublimare” è quando qualcosa diventa altro, una sostanza che diventa vapore o la sessualità spiritualità, o il definanziamento, la decapitatalizzazione, la medicina amministrata, che diventano grandi politiche sanitarie . Quando la merda diventa sublime allora sono cavoli amari. Ad esempio può accadere che la mobilitazione dei medici diventi senza senso...cioè sia percepita dalla politica come la pura manifestazione di un volgare ed egoistico corporativismo.
Per cui i medici se non stanno attenti rischiano di fare la fine di quella mosca che per succhiare il fondo della bottiglia non riesce più a trovare la via per uscire. Loro (per quello che leggo) ce la stanno mettendo tutta. Nel comunicato con il quale confermano (forse un po’ affrettatamente e prematuramente) lo sciopero del 16 dicembre (
QS 3 novembre 2015) si vede uno sforzo politico nella proposta che se questo governo fosse meno miope farebbe bene a considerare. Intendiamoci, ancora niente di concreto, solo intenzioni da sviluppare in una piattaforma, ma che ci dicono che i medici in realtà sarebbero disponibili ad una transazione. Siamo oltre il decalogo improbabile degli Stati generali nei quali si chiedevano più soldi e libertà (
Qs 22 ottobre 2015) senza dare niente in cambio.
Oggi tra le varie cose i medici si rendono disponibili per la riforma delle cure primarie, una nuova gestione che coinvolga e responsabilizzi i professionisti, ma soprattutto essi propongono il lavoro professionale come strumento di cambiamento e... udite ..udite...impiegato addirittura per la riduzione degli sprechi. Anche se siamo ancora sul generico non è poco e male fa il governo a snobbarli. Ma i significati di queste cose chi li spiega a Renzi? La Lorenzin? Chiamparino? Gutgeld?
Peccato! Lo sforzo che stanno facendo i medici meriterebbe più attenzione politica Essi a me pare stanno andando più verso la definizione di una “
vertenza sulla professione”,(altrimenti poco si capirebbe il ruolo della Fnomceo) che verso una “
rivendicazione della professione”, (azione più consona al sindacato). Ma chi è in grado di spiegare a Renzi i vantaggi che possono derivare alle sue politiche da una proposta che intreccia i due livelli, quello professionale (la questione del ruolo) e quello sindacale della rivendicazione (la questione del lavoro), dal momento che tali livelli sono oggettivamente inseparabili? La Lorenzin? Chiamparino? Gutgelt? Ammetto che ancora non è del tutto chiaro lo “
scopo dello scopo” della loro piattaforma. Se fosse per me al centro di tutta la mobilitazione metterei la “
Questione medica”, come grande emergenza sociale prima ancora che come problema professionale anche perché è l’unico modo per i medici di spiegare a Renzi le conseguenze sulla gente della sua politica.
“Questione medica” significa:
· che la crisi del medico quindi della medicina implica una grave crisi sociale che colpisce l’intera comunità e verso la quale il governo non può restare indifferente;
· definire i rapporti stretti che esistono tra
professione,
ruolo, lavoro, spesa e società senza i quali i cittadini rischiano di avere una pessima medicina;
· che le questioni finanziarie in sanità affrontate male cioè contro il lavoro medico fanno male a tutti noi e che esse vanno affrontate quindi non negate ma nel modo giusto;
· che il modo giusto è da parte dei medici una offerta di professionalità qualificata orientata prima di tutto ad assicurare al cittadino
propriety (non appropriatezza)e nello stesso tempo ad abbassare la spesa causata dai comportamenti professionali
impropriety (medicina difensiva, self-interested, free rider, regressività dei modelli).
Ma chi spiega a Renzi che la strada per risparmiare in sanità è la risoluzione della “
Questione medica” e non quella patacca del decreto per l’appropriatezza? La Lorenzin? Chiamparino? Gutgeld?
Il dubbio a dir il vero che viene è che neanche i medici siano in grado di spiegare bene queste complesse connessioni perché a giudicare da come stanno impostando le cose si rischia di proporre la piattaforma come se fosse una partita doppia, da una parte le entrate e dall’altra le uscite, cioè da una parte le
proposte per e dall’altra
le proteste contro. In realtà una grande vertenza sulla “
questione medica” sostenuta da una grande mobilitazione, deve saper coniugare i cambiamenti diversi per fare del cambiamento professionale un grande vantaggio sociale e economico per tutti.
Come si fa a cambiare i comportamenti diseconomici dei medici senza prima ridefinirli quale professione nel ruolo, nelle prassi e nelle organizzazioni? Nessuno crederebbe che si possa riformare ad esempio le cure primarie a medico invariante. Ciò vuol dire che a convenzione o a contratto invariante il lavoro per il governo resterebbe diseconomico e che a diseconomie invarianti non si avrebbe ruolo ma solo decapitalizzazione in tutte le salse. Di questi tempi la professione per la spesa pubblica deve per lo meno essere finanziariamente conveniente altrimenti essa sarà automaticamente incompatibile e i medici si beccheranno la medicina amministrata da qui all’eternità.
Ora tutto questo pone con forza la necessità di definire bene:
· il taglio della piattaforma: “
questione medica” come grande problema sociale o “
problemi dei medici” come questioni categoriali?
· gli obiettivi della piattaforma: professione, ruolo, contratti, organizzazioni o altro?
· la strategia nella quale muoversi: riforma della professione o soluzione marginalista dei problemi di questa professione?
Fino ad ora la mia impressione da analista è che sia la mobilitazione ma soprattutto lo sciopero, (ribadisco quanto mai necessari e opportuni), siano stati concepiti più sulla spinta dell’incazzatura che su una seria riflessione strategica.Lo sciopero, cioè l’arma più potente in mano ai medici, è stato fissato per il 16 dicembre che come è noto è il periodo nel quale le leggi di stabilità di solito sono state già decise e sostanzialmente votate. Se il suo scopo è combattere il definanziamento come la causa principale del “
non ruolo”, del “
non medico”, del “
non lavoro” è probabile che esso arrivi dopo i fuochi e faccia un buco nell’acqua.
Se non è così restano in piedi solo due altre ipotesi:
· che lo sciopero serva ad avere una interlocuzione con Renzi quindi indipendente dall’esito della legge di stabilità perché orientato ad avanzare una proposta di negoziato tarata sulla risoluzione della questione medica quale questione sociale e economica;
· che esso sia stato dichiarato per non essere fatto, cioè per agitare le acque, sperando di rimediare la mollichella senza la quale sarebbe per tutti una gran brutta figura.
Signori i giochi sulla legge di stabilità sono già chiusi. Gli spazi di modifica, mollichelle a parte, sono come sempre finanziariamente marginali. Il definanziamento va avanti. Pongo il problema della mosca che rischia di restare nella bottiglia e chiedo: quale piano strategico?
Ivan Cavicchi