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QS Edizioni - martedì 16 luglio 2024

Governo e Parlamento

Stabilità. La Corte dei conti gela il Governo: “Per la sanità incremento reale è solo di 500 milioni. Bisogna considerare che 800 mln vanno ai Lea”

di L.F.
immagine 3 novembre - I giudici contabili in audizione al Senato sulla Manovra evidenziano come, rispetto al Def 2015 e al netto dei Lea, la “Stabilità dispone la riduzione di 3,172 mld del fabbisogno sanitario nazionale standard per il 2016”. Attenzione alla misura sul blocco delle tasse: “Può aumentare distorsioni”. Da centralizzazione acquisiti e piani di rientro ospedali “risultati solo nel medio periodo”. IL TESTO DELL'AUDIZIONE
"La correzione prevista porta ad un forte ampliamento della forbice tra andamento tendenziale della spesa sanitaria e fabbisogno standard: si tratta di oltre 3.172 milioni" in meno rispetto a quanto previsto dal Def 2015 (previsti 113,3 mld). È quanto ha rilevato la Corte dei Conti nella sua audizione in Senato sulla Manovra.
 
Per i giudici contabili infatti "la legge di stabilità dispone la riduzione di oltre 2 miliardi del fabbisogno sanitario nazionale standard per il 2016” (il fondo per il 2016 è stato fissato a 111 mld). E questa "riduzione, se valutata al netto degli 800 milioni necessari per l’adeguamento delle prestazioni ai nuovi LEA, fa sì che l’incremento delle risorse rispetto al livello 2015 sia solo di 500 milioni” (in totale il Fondo al netto dei Lea è di 110,2 mld).

Fonte: Audizione Corte dei conti su Legge Stabilità 2016

I giudici contabili evidenziano poi che "per evitare il sostanziale raddoppio del disavanzo rispetto a quanto previsto per il 2015, le Regioni e il Governo dovranno individuare misure di efficientamento che andranno ad aggiungersi a quelle del DL 78/2015, di cui si dovrebbe avere una prima valutazione di efficacia”.
 
Anche perché “la centralizzazione degli acquisti e i piani di rientro per le strutture ospedaliere potranno, infatti, produrre risultati consistenti solo nel medio periodo”.
 
“La sostenibilità del sistema – si rimarca -  è, pertanto, legata al maturare dei processi che erano stati avviati con il Patto della salute nel luglio 2014 e che attengono anche alla revisione del sistema di compartecipazione alla spesa, alla ripresa di un’adeguata politica di investimenti, alla revisione dei meccanismi di calcolo del fabbisogni regionali, nonché alla previsione di meccanismi premiali”.
 
Ma la Corte interviene anche sui “vincoli che la manovra introduce alle scelte tributarie delle Amministrazioni territoriali risultano accentuati a causa del previsto blocco, limitatamente al 2016, del potere di deliberare aumenti dei tributi e delle addizionali ad essi attribuite e delle eccezioni fissate. Queste ultime, in particolare, sono suscettibili di accentuare le distorsioni che già configurano un panorama fortemente differenziato del fisco sul territorio. Anche perché si tratta di eccezioni ampie, che coinvolgono le otto Regioni in deficit sanitario (che potranno aumentare Irap e addizionale Irpef)”.
 
L.F.
3 novembre 2015
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