“Abbiamo presentato questo nuovo piano vaccini che è ora all'esame della Conferenza Stato Regioni. Io spero che possa passare al più presto. Ritengo che il tema delle risorse non possa essere il tema da affrontare in questo caso. Infatti, le risorse per una copertura vaccinale totale del nostro territorio devono essere trovate. Si devono trovare e si possono trovare. Cominciamo a fare campagne di informazione e di copertura, anche su nuove patologie che possono riemergere o emergere in modo diverso sul nostro territorio”. Così il ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, è intervenuta oggi in Aula alla Camera per rispondere a sei interrogazioni.
Due di queste riguardavano l’allarme lanciato dai giorni scorsi dall’Istituto superiore di sanità sul calo della copertura vaccinale. La prima, presentata da
Vittoria D’Incecco (Pd), riguardava in particolare le
iniziative urgenti volte a garantire la copertura vaccinale della popolazione italiana, anche tramite adeguate campagne informative. Lorenzin ha spiegato come il successo dei programmi nazionali vaccinali si fondi sul “raggiungimento e il mantenimento delle coperture di cicli vaccinali completi, a livelli tali da prevenire e controllare efficacemente la diffusione delle malattie infettive prevenibili con il vaccino”. Quanto poi ai dati recentemente forniti dall'Istituto superiore di sanità, “descrivono una situazione che non può che destare preoccupazione”, ha detto il ministro, ed è proprio per porre rimedio a tali criticità che “ho voluto fosse elaborato il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale, attualmente all'esame della commissione salute della Conferenza delle regioni”. Infine, riguardo il possibile divieto per i bambini non vaccinati di frequentare la scuola dell'obbligo: “I sistema vigente è finalizzato a far scattare l'allerta e consentire alle Asl di intervenire, senza pregiudicare il diritto all'istruzione dei bambini”.
Questa la risposta integrale di Lorenzin: “Ringrazio veramente gli onorevoli interroganti per aver sollevato la questione in esame, in quanto mi consente, in questo autorevole consesso, di porre alcuni chiarimenti su questa questione. Vaccinare vuol dire investire sul benessere, soprattutto dei giovani e dei bambini, rafforzare il patrimonio della prevenzione a valenza nazionale e proteggere le persone più fragili. Siamo tutti consapevoli che l'introduzione dei vaccini costituisce l'intervento di sanità pubblica più importante per l'umanità, nel senso non solo dell'evidenza del ruolo sociale ed etico a cui assolve, ma anche perché ha determinato una svolta nella storia dell'uomo in termini di riduzione della suscettibilità alle infezioni, riduzione dei costi sanitari e sociali legati alle malattie infettive e degli eventuali esiti invalidanti e possiamo dire riduzione delle tante morti che hanno flagellato i secoli scorsi. Ad oggi, la vaccinazione è la misura di prevenzione più efficace ed innocua. Infatti, se confrontata con l'immunoprofilassi passiva, essa comporta meno rischi, dalle reazioni allergiche allo shock anafilattico. Svolte queste considerazioni di carattere generale, non possono non sottolineare che il successo dei programmi nazionali vaccinali si fonda sul raggiungimento e il mantenimento delle coperture di cicli vaccinali completi, a livelli tali da prevenire e controllare efficacemente la diffusione delle malattie infettive prevenibili con il vaccino. Gli ultimi due piani nazionali, quello del 2005-2007 e quello del 2012-2014, frutto di intesa in Conferenza Stato-regioni, hanno fornito indirizzi per le strategie vaccinali da applicare su tutto il territorio, improntate a criteri di equità e standardizzazione dell'offerta vaccinale.
Ciononostante, i dati recentemente forniti dall'Istituto superiore di sanità descrivono una situazione che non può che destare preoccupazione ed è proprio per porre rimedio a tali criticità che ho voluto fosse elaborato il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale, attualmente all'esame della commissione salute della Conferenza delle regioni, che, oltre ad ampliare l'offerta vaccinale da parte del Servizio sanitario nazionale, al fine di recuperare la cultura delle vaccinazioni, prevede l'adozione di un piano di comunicazione istituzionale recante iniziative volte a fornire alla popolazione le informazioni dettagliate sui rischi delle complicanze delle malattie prevenibili con i vaccini e i benefici della vaccinazione, nonché la condivisione dei contenuti informativo-educativi sul tema nei programmi delle scuole e dei corsi universitari. Quanto, poi, alle specifiche questioni poste dagli interroganti, mi limito a ricordare che l'ordinamento vigente attribuisce ai soli ordini professionali il potere di disciplinare i suoi medici e, pertanto, spetta agli stessi ordini valutare se e quando una mancata prestazione sanitaria possa tradursi in un comportamento deontologicamente non corretto.
Quanto, invece, alla possibilità che sia previsto il divieto per i bambini non vaccinati di frequentare la scuola dell'obbligo, ricordo che la normativa vigente prevede, nei casi di mancata presentazione della certificazione comprovante l'avvenuta vaccinazione, che il dirigente scolastico comunichi, entro cinque giorni, il nominativo alla ASL di competenza, affinché la stessa intervenga per i tempestivi adempimenti. Il sistema vigente è pertanto finalizzato a far scattare l'allerta e consentire alle ASL, informate tempestivamente, di intervenire, senza tuttavia pregiudicare il diritto all'istruzione dei bambini, proprio per evitare che gli stessi siano doppiamente penalizzati. Ogni eventuale modifica al predetto sistema, finalizzata a rendere maggiormente effettiva la copertura vaccinale, non può pertanto che essere rimessa ad una decisione del Parlamento”.
A seguire,
Raffaele Calabrò (Ap) ha illustrato la sua
interrogazione sulle iniziative volte a garantire la soglia di sicurezza della copertura vaccinale nel nostro Paese. Lorenzin, tornando a sollecitare l’approvazione del nuovo Piano nazionale vaccini da parte delle Regioni, ha rimarcato come, per questa problematica, “le risorse si devono e si possono trovare”.
Questa la risposta integrale di Lorenzin: “Signor Presidente, approfitto di questa interrogazione perché appunto l'onorevole Calabrò ha dato i dati. I dati sono veramente allarmanti, ma vorrei tradurre questi dati poi in cosa accade realmente sui nostri territori. Quando una bambina di 40 giorni muore per la pertosse, pertosse, una malattia che era di fatto scomparsa, perché quella bambina muore ? Perché il virus ha viaggiato attraverso persone non vaccinate e a raggiunto una bambina troppo piccola per essere vaccinata. Quella famiglia lì come potrà mai essere risarcita da una perdita del genere ? Questo è l'effetto gregge; per la pertosse, per la poliomelite, per la meningite, per il morbillo, per malattie che erano state debellate dal nostro territorio e che possono provocare la morte dei nostri figli se non menomazioni irreparabili, irrimediabili per tutta la loro vita. Allora, che nel 2015 i Paesi occidentali si trovino a dover riaffrontare questa emergenza è un problema grandissimo, grandissimo. Abbiamo dati di percentuali su sondaggi fatti tra i genitori che purtroppo si sono legati a credenze, a falsi miti, a leggende metropolitane, che girano sul web, che girano su riviste non autorizzate, non validate dalla comunità scientifica internazionale e mondiale, che collegano il tema delle vaccinazioni alla comparsa di malattie come l'autismo o come l'epilessia. Non esiste alcuna correlazione con queste malattie. Questo è stato sancito chiaramente da decine e decine di studi dei più importanti centri scientifici al mondo: centri indipendenti, studi indipendenti, cluster fatti su migliaia di casi, come l'ultimo effettuato negli Stati Uniti”.
Questa è una questione di sicurezza nazionale e di salute pubblica. Come Ministero noi ce ne stiamo occupando in modo molto forte, ormai da anni. Abbiamo presentato questo nuovo piano di vaccinazione, questo nuovo piano vaccini, che – come ho già detto – è all'esame della Conferenza Stato regioni. Io spero che possa passare al più presto. Ritengo che il tema delle risorse non possa essere il tema da affrontare in questo caso. Infatti, le risorse per una copertura vaccinale totale del nostro territorio devono essere trovate. Si devono trovare e si possono trovare. Cominciamo a fare campagne di informazione e di copertura, anche su nuove patologie che possono riemergere o emergere in modo diverso sul nostro territorio. Noi assistiamo ad un paradosso e concludo così. Il paradosso è che abbiamo i Paesi del terzo e del quarto mondo che ci chiedono aiuto per vaccinare i loro figli e noi rinunciamo a vaccinare i nostri. In un mondo globale, dove più di 4 milioni di persone al giorno prendono l'aeroplano, dove viaggiano le merci, le persone sui treni, in un mondo in cui non ci sono più confini, credo che riappropriarci di una cultura scientifica, che faccia perno sull'evidenza scientifica e non su falsi miti che circolano in luoghi non autorizzati, sia un dovere anche di questo Parlamento, che può fare tanto in materia di formazione, informazione e divulgazione”.
A seguire,
Massimo Parisi (Misto), è intervenuto per illustrare l’interrogazione sulle
iniziative per contrastare la diffusione della meningite, anche attraverso campagne di sensibilizzazione volte ad incrementare la somministrazione di vaccini, con particolare attenzione alla situazione della Toscana. Il ministro ha spiegato che dal territorio toscano sono pervenute all'Istituto superiore di sanità ventotto segnalazioni di malattie invasive da meningococco C, con un'età media di 31 anni, quindi non nella fascia dei bambini. “La regione Toscana ha adottato opportune misure di sanità pubblica quali l'antibioticoprofilassi nei contatti dei casi, bloccando in maniera efficace il possibile contagio – infatti, non sono stati registrati casi secondari – nonché una campagna vaccinale straordinaria anti-meningococcica che prevede l'immunizzazione degli adolescenti e degli adulti fino a 45 anni di età, stanziando allo scopo la somma di 9 milioni di euro”.
Questa la risposta di Lorenzin: “Presidente, il Ministero della salute sta seguendo con particolare attenzione l'evolversi dei casi di meningite batterica verificatisi in Toscana e riceve dall'Istituto superiore di sanità periodici aggiornamenti sui risultati di laboratorio relativi alla tipizzazione dei ceppi batterici che hanno dato origine ai casi in parola, cioè nell'ambito delle azioni centrali sulla sorveglianza delle malattie batteriche invasive. Preciso che l'aumento di frequenza dei casi di tale malattia è stato rilevato solo in un'area circoscritta del territorio della Toscana e nelle altre regioni non risulta alcun aumento della casistica. Le indagini sulla virulenza e patogenicità dei ceppi batterici coinvolti sono tuttora in corso e sono condotte parallelamente ad un'indagine investigativa epidemiologica volta ad approfondire i meccanismi e le modalità di trasmissione della malattia. Allo stato, i casi non sembrano, peraltro, correlati tra di loro. Sulla base dei dati disponibili, preciso che ad oggi dal territorio toscano sono pervenute all'Istituto superiore di sanità ventotto segnalazioni di malattie invasive da meningococco C, con un'età media di 31 anni, quindi non nella fascia dei bambini. Gran parte dei casi registrati sono stati tipizzati dall'Istituto superiore di sanità e hanno caratteristiche molecolari similari appartenenti ad uno stesso ceppo del complesso clonale 11. L'eccesso dei casi invasivi da meningococco potrebbe essere determinato anche da una più elevata circolazione della popolazione di questo ceppo.
L'Istituto ha quindi proposto di valutare la presenza di portatori di ceppi di meningococco nella popolazione e di indagare se la prevalenza è più elevata nell'area maggiormente colpita da malattie invasive da meningococco C. Anche la regione Toscana, sempre particolarmente attenta all'offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni previste dal vigente piano nazionale di prevenzione vaccinale, ha adottato opportune misure di sanità pubblica quali l'antibioticoprofilassi nei contatti dei casi, bloccando in maniera efficace il possibile contagio – infatti, non sono stati registrati casi secondari – nonché una campagna vaccinale straordinaria anti-meningococcica che prevede l'immunizzazione degli adolescenti e degli adulti fino a 45 anni di età, con un'offerta prioritaria ai soggetti a rischio per condizioni fisiopatologiche, stanziando allo scopo, con delibera di giunta regionale, la somma di 9 milioni di euro. Questo per far comprendere come, poi, quando ci troviamo di fronte ad una recrudescenza di una malattia di questo genere, bisogna fare un grande investimento per cercare di bloccare l'epidemia. Ritornando alle interrogazioni precedenti, questo è un caso che ci fa comprendere come sia necessaria una copertura vaccinale completa, stare attenti alle vaccinazioni e seguirne l'andamento nel corso delle generazioni. La regione Toscana ha, infine, attivato un numero verde per rispondere alle richieste di informazioni provenienti dai cittadini. Nel piano nazionale di prevenzione ci sono, ovviamente, misure di rafforzamento, sia per le vaccinazioni già presenti, sia per le nuove vaccinazioni”.