"La verità è che i dati sui procedimenti per malpractice non sono così allarmanti come si vuol far credere: secondo lo studio Agenas S 2013 'Indagine sui modelli regionali di gestione sinistri e polizze', le richieste di risarcimento sono pari solo allo 0,0012% del totale dei ricoveri e delle prestazioni specialistiche erogate dal Ssn e nell’80% dei casi ai cittadini è stato riconosciuto il risarcimento del danno con un valore medio di 40.000 euro. Bastano questi dati a smentire i timori di un accanimento da parte dei cittadini nei confronti delle professioni sanitarie e a non giustificare un’accelerazione così repentina della riforma della normativa sulla responsabilità del personale sanitario. Non si devono sacrificare i diritti della persona malata come quelli alla sicurezza, al reclamo e al risarcimento del danno, sanciti dalla Carta Europea dei diritti del malato, per l’utilizzo distorto e profittevole di alcuni”. Queste le dichiarazioni di
Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva che ha annunciato il via alla petizione “
Chi sbaglia in sanità, paghi”, contro la riforma della responsabilità professionale sanitaria.
“L’impianto attuale del provvedimento comporterà il serio rischio di deresponsabilizzare le professioni sanitarie con ovvie ricadute sulla qualità e sicurezza delle cure, oltre che contribuire ad aumentare l’attuale livello di conflittualità tra professionisti e cittadini. Il riconoscimento di una responsabilità extracontrattuale al personale sanitario rappresenta una modifica irricevibile all’attuale normativa. L’inversione dell’onere della prova dal medico al cittadino renderà di fatto impossibile l’esercizio del diritto legittimo a rivalersi nei confronti del professionista da parte del cittadino che non ha gli strumenti per dimostrarne la responsabilità. Se la riforma venisse approvata con questi contenuti, i cittadini si vedranno costretti ad andare in ospedale e negli studi medici muniti di telecamera nascosta e con avvocati al seguito", ha proseguito.
“Chiediamo quindi al Parlamento (
al quale è stata anche inviata una nota documentata sulle criticità del ddl) di rivedere i tempi di approvazione del provvedimento estendendo la discussione a tutti i soggetti che sinora non sono stati coinvolti e ascoltati, primi fra tutti i cittadini. Se la riforma va fatta - conclude Aceti - vogliamo un testo che metta d’accordo la politica con i cittadini e con i professionisti sanitari. In caso contrario rappresenterà solo un atto di forza”.