Prende oggi il via la prima edizione di S@lute, il Forum della Sanità Digitale, realizzato in collaborazione con Generali, LUISS e SICS. Una tre giorni di incontro e confronto sul tema salute. “Una valore che è possibile inquadrare in un giusto equilibrio tra welfare e sostenibilità economica solo grazie alla comprensione e all’impiego di tecnologie sempre più innovative e intelligenti”.
“Nell’ideare S@lute – che oggi siamo felici di tenere a battesimo – abbiamo creduto nella necessità e urgenza di portare il dibattito sull'innovazione e digitalizzazione della sanità dal terreno del futuribile a quello del possibile. L’entusiasmo con cui i settori della sanità, del pharma e dell’ICT hanno aderito alla nostra manifestazione dimostra come il sistema italiano della salute sia pronto per l'innovazione e ad abbracciare la trasformazione digitale. Più efficiente, sostenibile, accessibile”, ha commentato
Alessandro Beulcke, presidente di Aris.
Durante l’evento è stato presentato il paper “Scenari di Sanità Digitale”, che anticipa alcuni dei dati elaborati dall’Osservatorio Neticse che saranno poi presentati a novembre 2015.
Basandosi su dati ufficiali del Ministero della Salute, raffrontati con una serie di best practice ospedaliere italiane, Netics ha messo a punto una serie di analisi WhatIf, che quantificano in 6,9 miliardi di euro l’anno i risparmi conseguibili a valle di semplici interventi di sanità digitale.
Qui nel seguito i punti chiave dello studio:
Addio agli eccessi di medicina difensiva, che ogni anno genera 10/12 miliardi € annui di costi. Dotando gli ospedali di strumenti a supporto delle decisioni terapeutiche, basati su sistemi Evidence Based Medicine (EBM) è possibile aggredire questo costo, generando un risparmio pari a 2,5 miliardi €/anno;
L’integrazione tra ospedale e territorio attraverso la telemedicina può essere veicolo di risparmi pari a circa 1,4 miliardi €/anno. La massima parte di questa ottimizzazione di costo deriverebbe – nell’analisi Netics – dalla riduzione del 5% delle giornate di ricovero dei pazienti acuti in ospedale e del 10% in strutture di lungodegenza;
I CUP devono trasformarsi in strutture capaci di relazionarsi in maniera più efficiente e interattiva con il paziente, 7 giorni su 7, grazie all’impiego dei nuovi strumenti di Patient Relationship Management. Oltre a migliorare la qualità della relazione con gli assistiti, questo intervento può generare, nel lungo periodo, una riduzione dei costi di gestione dei CUP pari a 100/150 milioni €/anno;
Dalla razionalizzazione della supplychain (leva prezzo + quantità) è possibile ridurre i costi di 3 miliardi €/anno. Nello specifico, il dato è stato calcolando simulando l’introduzione su scala regionale di sistemi informativi di tipo Enterprise Resource Planning e attraverso la centralizzazione degli acquisti.