Una risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione invita gli Stati che non l’abbiano ancora fatto, tra cui l’Italia, a consentire alle persone Lgbti di “accedere a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio”. Per questo “rinnova il suo invito alla Commissione a presentare una proposta riguardante una disciplina avanzata per il pieno riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell'Unione europea, compresi il riconoscimento giuridico del genere, i matrimoni e le unioni registrate, al fine di ridurre gli ostacoli discriminatori di natura giuridica e amministrativa per i cittadini che esercitano il loro diritto di libera circolazione”.
La risoluzione non legislativa, approvata da 369 voti a favore, 291 contrari e 58 astensioni, offre un quadro generale sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea per 2013-2014 ed è stata promossa dall’europarlamentare del M5S
Laura Ferrara, ritiene inoltre fondamentale che “le autorità degli Stati membri debbano agevolare le procedure che consentono alle persone che hanno cambiato sesso di far riconoscere il nuovo genere nei documenti ufficiali; ribadisce la propria condanna di qualunque procedura giuridica che imponga la sterilizzazione delle persone transgender”.
Il testo affronta poi il tema dei
diritti delle persone con disabilità, chiedendo “alla Commissione, agli Stati membri e alle autorità regionali e locali di realizzare la strategia europea sulla disabilità e rispettivamente a monitorare e applicare la normativa europea rilevante”. Per questo viene invitata la Commissione “a riprendere l'iniziativa legislativa di un Accessibility Act, sotto forma di uno strumento orizzontale in grado di far avanzare la tutela delle persone disabili e di assicurare che le tutte politiche di competenza dell'Ue siano coerenti”.
La strada consigliata per raggiungere l’obiettivo è conferire “piena valorizzazione alla sinergie tra la strategia europea sulla disabilità e le disposizioni della Cedaw e della convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia al fine di garantire il godimento sostanziale e l'esercizio effettivo dei diritti riconosciuti, anche tramite azioni di armonizzazione e implementazione del quadro legislativo e dell'intervento culturale e politico”.