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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Governo e Parlamento

Camera. Interrogazioni. De Filippo risponde su alimentazione a scuola e strutture accoglienza migranti

immagine 14 luglio - Le misure nazionali per promuovere un'alimentazione sana nelle scuole sono previste nelle Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica, dove si è preferito permettere alle singole realtà locali di selezionare i propri fornitori. In Italia non sono stati evidenziati aumenti dell'incidenza e della prevalenza di malattie infettive nonostante l’alto numero di immigrati sbarcati.
Il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo, è intervenuto questa mattina in Aula alla Camera per rispondere a due interrogazioni. La prima, presentata da Dorina Bianchi (Ap) riguardava le iniziative volte all'istituzione di un repertorio nazionale delle aziende che somministrano prodotti alimentari nelle scuole, negli ospedali e in altre strutture pubbliche. De Filippo ha ricordato come le misure nazionali per promuovere un'alimentazione sana nelle scuole siano previste nelle Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica. "Questo documento - ha detto - nasce con l'intento di favorire, sin dall'infanzia, l'adozione di sane e corrette abitudini alimentari ed è rivolto a tutti gli operatori della scuola”. Nel documento, ha sottolineato il sottosegretario, "si è preferito, anche nell'ambito delle autonomie regionali, permettere alle singole realtà locali di selezionare i propri fornitori, poiché, sulla base delle peculiarità culturali, tradizionali e anche operative, la scelta possa essere fatta secondo le diverse esigenze territoriali”.
 
Questa la risposta integrale di De Filippo: “Il Ministero della salute è impegnato in una serie di interventi di miglioramento della qualità nella ristorazione scolastica, ospedaliera e assistenziale. La corretta gestione della ristorazione collettiva è, ovviamente, uno strumento prioritario per promuovere la salute ed educare a una corretta alimentazione, a partire dalla popolazione scolastica e anche dai soggetti ospedalizzati, con il coinvolgimento di tutti gli attori interessati: i ragazzi, le famiglie, i docenti e gli operatori del settore.

Le misure nazionali per promuovere un'alimentazione sana nelle scuole sono previste nelle Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica. Questo documento nasce con l'intento di favorire, sin dall'infanzia, l'adozione di sane e corrette abitudini alimentari ed è rivolto a tutti gli operatori della scuola. Esso contiene indicazioni sull'organizzazione e la gestione del servizio di ristorazione, i ruoli e le responsabilità, gli aspetti nutrizionali e interculturali e i criteri per la definizione del capitolato d'appalto. Si pone l'attenzione sulla sicurezza degli alimenti e sul miglioramento della qualità nei vari aspetti, in particolare quello nutrizionale, con pasti adeguati ai fabbisogni per le diverse fasce di età. Attraverso alcuni orientamenti generali di educazione alimentare e nutrizionale, si mettono in luce i contributi che la ristorazione scolastica può dare per la salute dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti.
Per quanto riguarda le iniziative richiamate nell'interrogazione relative al repertorio per le aziende di prodotti alimentari che erogano servizi nelle scuole, le citate Linee guida di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica, nel capitolo 6 (Criteri e indicazioni per la definizione del capitolato), alla lettera c) (prodotti alimentari), riportano quanto segue: «I prodotti impiegati debbono essere conformi alla normativa nazionale e comunitaria; ogni alimento che si intende impiegare, nell'ampia gamma di scelta merceologica e commerciale, va individuato in base alle caratteristiche tecnologiche, ingredienti, conservabilità, stato di conservazione, (...) confezionamento e imballaggio, filiera, sensorialità dello stesso prodotto. Il gestore del servizio deve essere in grado di documentare la rispondenza ai requisiti richiesti, attraverso schede tecniche di prodotto in grado di esplicitare tutte le caratteristiche; conseguentemente solo i prodotti definiti, accettati e accreditati dal committente in quanto rispondenti ai requisiti, dovranno trovare impiego nel servizio. Ogni modifica – continua ancora la lettera c) – relativa ai prodotti indicati dovrà essere preventivamente approvata dal committente che ne verificherà la costanza delle caratteristiche prima di consentirne l'impiego. È inoltre facoltà del committente richiedere un congruo numero di certificati o altre prove documentali in grado di comprovare la rispondenza del prodotto alla qualità dichiarata o prevista dal contratto, sulla base di un piano predefinito, nonché l'obbligo di segnalare eventuali scostamenti rispetto a quanto concordato, specificandone le cause. (...) Il gestore – infine- del servizio ha l'obbligo di approvvigionamento presso fornitori selezionati in base a criteri oggettivi che ne garantiscano l'affidabilità sia in termini di costanza del rapporto costo/qualità dei prodotti offerti sia di capacità di far fronte agli impegni assunti.
A tale proposito può essere utile richiedere una specifica relazione tecnica con sintetica descrizione del processo di produzione delle derrate ed una relazione descrittiva dell’organizzazione aziendale, con particolare riferimento alla catena distributiva delle forniture (acquisizione prodotto, mantenimento, distribuzione, consegna)». Questa è un'ampia citazione della lettera c) delle citate Linee guida.
In questo modo, si è preferito, anche nell'ambito delle autonomie regionali, permettere alle singole realtà locali di selezionare i propri fornitori, poiché, sulla base delle peculiarità culturali, tradizionali e anche operative, la scelta possa essere fatta secondo le diverse esigenze territoriali.
Ritengo, inoltre, utile segnalare che il Ministero della salute ha dato incarico al comando carabinieri per la tutela della salute di effettuare ispezioni presso i presidi scolastici di Roma, durante l'anno scolastico trascorso. Pertanto, dall'ottobre 2014 al gennaio 2015, i carabinieri del NAS di Roma hanno compiuto trenta interventi (quattro in asili nido e scuole per l'infanzia, ventitre in istituti comprensivi e tre in scuole secondarie superiori), riscontrando irregolarità amministrative in quattro strutture per violazioni nella gestione della mensa scolastica, e comunicando alle amministrazioni competenti le criticità rilevate.
Lo stesso nucleo ha condotto, nel periodo febbraio-marzo 2015, un monitoraggio di verifica dello stato degli immobili in cui si svolgono le attività scolastiche, rivolto anche alle condizioni igienico-sanitarie e alla corretta gestione delle mense scolastiche. In esito a tali ispezioni, sono state contestate cinque violazioni amministrative, per carenze igieniche e mancata applicazione delle misure di autocontrollo alimentare, presso le aree dedicate alla preparazione dei pasti, con applicazione di sanzioni pecuniarie dai 1.000 ai 2.000 euro nei confronti della ditta di catering esterno che vi svolgevano queste attività.
Nonostante le criticità riscontrate, si è comunque rilevata da questa indagine una situazione generale di accettabile condizione igienica degli ambienti e dei locali ad uso didattico, supportata da un'adeguata periodicità nell'esecuzione dei servizi di pulizia e di derattizzazione, affidati ad aziende esterne con procedure di centralizzazione nei rispettivi municipi della capitale”.
 
E’ stato poi il turno di Francesco Paolo Sisto (Fi) e della sua interrogazione sulle iniziative per garantire adeguati controlli sanitari nei confronti dei migranti presenti nelle strutture di accoglienza, al fine di pervenire ad una diagnosi precoce di eventuali malattie. Grazie alle attività di sorveglianza sanitaria messa in atto sia a terra che in mare nel contesto dell'operazione Mare Nostrum e successivamente nell'operazione Triton, ha spiegato il sottosegretario, "il Ministero della salute può affermare che, a fronte di circa 100 mila migranti irregolari giunti direttamente all'osservazione dei propri uffici dall'anno 2013 alla metà del mese di giugno dell'anno in corso, i casi di malattia infettiva o sospetta evidenziati al momento dell'arrivo sono stati poco più di 4 mila. Molto più frequenti sono state altre condizioni morbose legate, invece, alle circostanze in cui si è svolto il viaggio”. In Italia non sono stati evidenziati aumenti dell'incidenza e della prevalenza di malattie infettive.

Questa la risposta integrale di De Filippo: “Alla data del 15 giugno 2015 i migranti arrivati nel nostro Paese nel 2014 sono stati, secondo i dati del Ministero dell'interno, oltre 170 mila, mentre sono già circa 50 mila nei primi mesi dell'anno in corso. Per fronteggiare l'emergenza il Ministero della salute, oltre ad effettuare i controlli sanitari di propria competenza in applicazione al regolamento sanitario internazionale, attraverso i propri uffici periferici di sanità marittima, aerea e di frontiera (i cosiddetti USMAF), sui migranti al momento dell'arrivo nei porti nazionali, ha attivamente partecipato, come noto, anche con propri medici degli uffici sia centrali che periferici, all'operazione Mare Nostrum a partire dal 21 giugno 2014 fino alla conclusione di questa il 31 ottobre 2014.
La partecipazione del Ministero della salute all'operazione Mare Nostrum per mezzo del personale dell'USMAF a bordo delle unità della Marina impegnate nelle operazioni di ricerca, di soccorso e di contrasto all'immigrazione clandestina si prefiggeva lo scopo di effettuare l'esecuzione dei controlli di competenza prima ancora degli sbarchi, mentre le navi erano ancora in navigazione, permettendo la gestione appropriata di casi di sospette malattie infettive che richiedessero la messa in atto di misure di sanità pubblica e tutela della collettività, oltre che delle persone più direttamente esposte.
Riguardo agli aspetti più propriamente sanitari dell'emergenza migratoria si ricordano le numerose iniziative adottate per l'effettuazione di azioni di sorveglianza sanitaria per verificare l'assenza di condizioni nei migranti irregolari che possano costituire un rischio per la salute pubblica.

Grazie alle attività di sorveglianza sanitaria messa in atto sia a terra che in mare nel contesto dell'operazione Mare Nostrum e successivamente nell'operazione Triton, il Ministero della salute può affermare che, a fronte di circa 100 mila migranti irregolari giunti direttamente all'osservazione dei propri uffici dall'anno 2013 alla metà del mese di giugno dell'anno in corso, i casi di malattia infettiva o sospetta evidenziati al momento dell'arrivo sono stati poco più di 4 mila. Molto più frequenti sono state altre condizioni morbose legate, invece, alle circostanze in cui si è svolto il viaggio.
Grazie alle attività di sorveglianza sanitaria al momento dell'arrivo, al funzionamento del sistema routinario di sorveglianza delle malattie infettive e del sistema di sorveglianza cosiddetto Sindromica, attivato sin dal 2011, si può quindi affermare che in Italia, nonostante i massicci flussi migratori irregolari, non sono stati evidenziati aumenti dell'incidenza e della prevalenza di malattie infettive. La sorveglianza delle malattie infettive non si esaurisce nel momento dell'arrivo dei soggetti, ma deve continuare sotto la responsabilità delle strutture del Servizio sanitario nazionale per tutta la durata della permanenza nel territorio nazionale e a questo servono quegli strumenti, quale la sorveglianza Sindromica, che ho già citato, di cui alla circolare ministeriale del 7 aprile 2011, emanata in occasione degli eventi della «Primavera araba», quale integrazione del sistema ordinario di sorveglianza delle malattie infettive.
Proprio per rendere sempre più efficace e capillare la sorveglianza epidemiologica, così come il monitoraggio della corretta applicazione delle norme degli accordi in materia di assistenza sanitaria della popolazione straniera, secondo l'accordo Stato-regioni, che è stato approvato nel dicembre 2012, il Ministero della salute sta realizzando progetti per mettere a punto gli strumenti che permetteranno di raccogliere le informazioni sanitarie del migrante in un supporto informatico unico centralizzato, accessibile a tutti gli attori coinvolti nella problematica, dal Ministero degli interni, al gestore dei centri per l'immigrazione (anche quelli provvisori), ai servizi delle aziende sanitarie locali e ai servizi dell'intero sistema sanitario nazionale.  Insieme alle regioni, sarà definito un quadro di controlli sanitari e di interventi di prevenzione a cui sottoporre i migranti irregolari una volta giunti nel nostro territorio, con l'inserimento dei risultati insieme ai dati sanitari evidenziati al momento dell'arrivo sul supporto elettronico di cui ho parlato innanzi.

I controlli sanitari e gli interventi di prevenzione non saranno limitati solo a problematiche di tipo infettivo, ma anche a problematiche di tipo non infettivo, a malattie croniche e alla salute mentale, molto presenti in queste popolazioni migranti, aspetto non da trascurare in persone che hanno un vissuto molte volte drammatico e che spesso sono state anche vittime di torture.
Il Ministero della salute ha emanato molte circolari sulle misure di profilassi per esigenze di sanità pubblica e invia costantemente a tutte le amministrazioni interessate gli aggiornamenti sulla situazione epidemiologica internazionale, tutti consultabili – questi dati – anche sul sito del Ministero della salute nella sezione «Eventi epidemici dall'estero», con le relative raccomandazioni circa le misure di profilassi adeguate ai casi specifici, come ad esempio il richiamo alla vaccinazione antipoliomelitica in relazione alla riaccensione della diffusione internazionale del poliovirus selvaggio.
Inoltre, il Ministero della salute ha partecipato alle attività che hanno portato alla emanazione da parte del Ministero degli interni del decreto 20 ottobre 2014, relativo ai criteri per la organizzazione e la gestione dei centri di identificazione e di espulsione, che per la prima volta ha definito i punti essenziali per l'accertamento delle condizioni sanitarie e l'assistenza medica nei centri, da inserire nei capitolati per l'affidamento della gestione dei centri stessi. Analogo lavoro è in corso anche per i centri di accoglienza per i richiedenti asilo (i cosiddetti CARA), per facilitare ulteriormente anche in questi centri le attività di sorveglianza sanitaria, di controllo di eventuali eventi rilevanti per la sanità pubblica, nonché per la erogazione di appropriate attività di assistenza sanitaria agli ospiti di questi centri". 
14 luglio 2015
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