Tutto rinviato ancora una volta. Per capire quali saranno le misure per raggiungere l’obiettivo di un taglio del Fsn di 2,352 mld di euro bisognerà aspettare probabilmente un’altra settimana. La Conferenza Stato Regioni prevista per oggi è stata, infatti, sconvocata. Il motivo? La concomitanza con il voto di fiducia sulla nuova legge elettorale.
Ad annunciarlo il presidente della Conferenza delle Regioni,
Sergio Chiamparino: “Il Governo – ha spiegato Chiamparino – ci ha detto che a causa della concomitanza con il voto fiducia sull’Italicum non è possibile riunire la Stato Regioni. Fra le Regioni mi pare che ci sia pieno accordo e piena disponibilità a firmare, con l’eccezione del Veneto che aveva dichiarato molto chiaramente la sua posizione contraria”.
“Non posso non constatare che la manovra pensata su base annua quanto più tempo passa tanto più diventa difficile da attuare nella sua interezza – ha poi aggiunto Chiamparino – e quindi va evidentemente prevista qualche revisione o una forma di alleggerimento della stessa. Non amo fare il processo alle intenzioni e non ho elementi per farlo, ma per quello che ci riguarda siamo pronti anche ad accettare un percorso di monitoraggio congiunto per valutare la fattibilità e la possibilità del raggiungimento degli obiettivi previsti. Sono già passati quattro mesi – continua il Presidente della Conferenza delle Regioni – e il tempo non è certamente una variabile indipendente”.
Quanto alle affermazioni del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, pubblicate oggi dal
Sole 24 Sanità che sembrava smentire un accordo su diversi punti dell’Intesa, Chiamparino è apparso quanto meno perplesso.
“Mi sembrano osservazioni strane – ha osservato Chiamparino – perché il ministro da una parte da mandato ai suoi tecnici di stilare un documento condiviso, e poi nelle interviste dichiara che il documento non va bene. Credo che dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa. Ho sentito personalmente il ministro Lorenzin e i suoi collaboratori più stretti che mi hanno aggiornato sullo stato di avanzamento dei lavori. Non mi era stata espressa alcuna ragione di contrarietà. Anzi mi è stata ribadita la volontà di arrivare all’intesa più in fretta possibile, anche perché Lorenzin sa benissimo che più tempo passa più è difficile realizzare la manovra integralmente. Considerando poi che sono già passati 4 mesi – ha aggiunto – il taglio previsto si dovrebbe ridurre di un terzo e quindi di almeno 800 milioni. I conti li sappiamo fare tutti. Noi siamo pronti a firmare a prescindere dalle appartenenze politiche, anche quelli che hanno dubbi. L’unica cosa che posso fare è quindi ricordare la nostra disponibilità e ribadire, ancora una volta, che il tempo non è una variabile indipendente”.
A chiarire ulteriormente lo stato dell’arte dell’Intesa,
Luca Coletto, coordinatore degli assessori alla sanità e assessore alla sanità del Veneto da noi interpellato, che ha sottolineato che un documento definitivo non è ancora pronto, anche se la sostanza della manovra è quella dell’intesa presentata in occasione della
Conferenza Stato Regioni del 23 aprile scorso.
“Sono arrivare nuove proposte che non risolvono affatto alcuni importanti nodi, a partire da quello della farmaceutica. Ci sarebbe poi il taglio stabile di 2,350 anche per i prossimi anni, e per quanto ci riguarda saranno solo tagli orizzontali. Queste leve le abbiamo già utilizzate in passato proprio per evitare di mettere in campo l’addizionale Irpef. Quindi a fronte di questi problemi riteniamo ineludibile la riscrittura del Patto per la salute, visto che è stato completamente disatteso quando avevamo sottoscritto. E tutto questo è avvenuto nell’arco di appena tre mesi. Tradotto, questa è solo una miopia programmatoria”.
Inoltre per Coletto, il vero motivo dell’ulteriore rinvio dell’intesa non è tanto nella coincidenza con il voto di fiducia sull'Italicum, ma elettorale: “Il Governo in realtà non vuole tagliare in prossimità delle elezioni”.
Una posizione condivisa anche da
Massimo Garavaglia, assessore all’Economia, crescita e semplificazione della regione Lombardia: “Probabilmente il Governo si rende conto che sono misure molto impopolari a ridosso del voto. Ma cerchiamo di guardare il bicchiere mezzo pieno, a questo punto è evidente che il Governo ha deciso di ridurre i tagli. Quindi, dal momento che abbiamo già bruciato 4 mesi e andiamo verso il quinto, e calcolando circa 200 milioni al mese sui 2,350 mld previsti dalla manovra, parliamo di circa un miliardo di euro”.