“Con i poteri della Commissione verificheremo direttamente se i 43 direttori scientifici degli Irccs hanno rapporti di lavoro anche con soggetti esterni. Il ministero della Salute non ha saputo rispondere a questo mio quesito, sarà allora la Commissione ad accertarsene e ad informare il Governo”. Ad annunciarlo è stato il presidente della commissione di Inchiesta sul Ssn, Ignazio Marino, replicando al sottosegretario alla Salute Francesca Martini, oggi in aula al Senato per rispondere all'interpellanza sugli Irccs presentata dallo stesso Marino e firmata da 31 senatori.
“L'importanza, la delicatezza e le attese che suscita tra i ricercatori, gli scienziati e nella pubblica opinione una attività come la ricerca biomedica – ha affermato Marino - richiede una scrupolosa osservanza delle regole sull'esclusività del rapporto di lavoro. Credo sia assolutamente opportuno scongiurare ogni rischio di sanatoria in questo campo”, ha affermato Marino facendo riferimento al
ddl su “Sperimentazione clinica e altre disposizioni in materia sanitaria” presentato dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e nel quale si prevede che il rapporto di lavoro dei direttori scientifici degli Irccs possa essere non esclusivo a condizione che la retribuzione sia ridotta nella misura del 30% rispetto alla retribuzione prevista per il direttore scientifico con rapporto di lavoro a carattere esclusivo.
“Coordinare la ricerca di alto livello non può essere un lavoro part time, svolto nei ritagli di tempo quando non si è impegnati in altre attività di carattere pubblico o privato", ha ribadito Marino.
L’osservanza dell’esclusività “è rimessa ai direttori generali degli stessi Irccs”, ha risposto Martini aggiungendo che dagli atti delle direzioni generali “non risultano esserci direttori scientifici presso Irccs pubblici che svolgano altre attività lavorative”. Quanto all’eventuale “sanatoria normativa” che introduca la possibilità di non esclusività di rapporto, il sottosegretario alla Salute ha ritenuto “opportuno precisare che il principio di esclusività non viene meno se il direttore scientifico collabora con altre istituzioni medico-scientifiche o enti finanziatori della ricerca senza pregiudicare la propria attività istituzionali”. Quindi se “tali collaborazioni non hanno natura di rapporto di lavoro ma prevedono solo un gettone di presenza”.