“L’atto medico ricomprende tutte le attività professionali di carattere scientifico, di insegnamento, di formazione, educative, organizzative, cliniche e di tecnologia medica, svolte al fine di promuovere la salute, prevenire le malattie, effettuare diagnosi e prescrivere cure terapeutiche o riabilitative nei confronti di pazienti, individui, gruppi o comunità, nel quadro delle norme etiche e deontologiche”.
Non è una dichiarazione d’intenti o un passaggio di una relazione a qualche convegno. E’ il testo dell’articolo 1 di una nuova proposta di legge parlamentare che la deputata PD
Vittoria D’Incecco si accinge a presentare alla Camera e sulla quale ha già ricevuto diverse adesioni di altri parlamentari democratici.
Un proposta che aspira a dare una risposta a quanti, dal mondo medico soprattutto, stanno da tempo chiedendo una regolamentazione legislativa dell’atto medico. Una richiesta che si è fatta più pressante in questi ultimi mesi dopo le polemiche sulle nuove competenze professionali che per molti medici rappresentano un serio pericolo per la salvaguardia delle loro prerogative.
"È attualmente in corso non solo nel nostro paese un importante dibattito - si legge nella relazione alla proposta di legge - ma spesso artificioso e strumentale, su ciò che alcuni definiscono 'cambiamento della figura del medico', con risvolti nei profili di carente legislazione sulla responsabilità in capo al medico nell'esercizio della medicina".
"La funzione medica - si legge ancora - dotata dei formidabili strumenti clinico-assistenziali di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione, frutto di 25 secoli di attività e studio dei medici stessi, è oggi però 'accerchiata' dai tanti attori del mondo della sanità e dalle tante nuove professioni sanitarie sviluppatesi nell'ultimo secolo: si vuole dimenticare la centralità del rapporto medico-paziente mediante travisamenti e talora forzature in un momento storico in cui sempre più il malato richiede un medico cui affidarsi".
"Si ritiene da più parti che i tempi siano maturi - sottolinea ancora la relazione - per emanare una legge che recepisca l'importante e puntuale giurisprudenza prodotta in Italia sull'atto medico. Essa è ormai indispensabile per fare chiarezza ai cittadini utenti e non del Sistema Sanitario Nazionale, a tutti gli operatori e amministratori della sanità".
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La proposta di legge Incecco, si basa su un lungo lavoro storico e giuridico portato avanti dal dottor
Antonio Ciofani, Dirigente Responsabile Struttura Complessa di Nefrologia e Dialisi Ospedale Spirito Santo di Pescara e Consigliere Nazionale Anaao-Assomed, che ha elaborato una bozza di proposta di legge che poi, con alcune modifiche, la parlamentare del PD ha deciso di far “sua”.
Nel suo lavoro Ciofani si è ispirato soprattutto alle definizioni di atto medico prodotte dalla Federazione italiana delle società medico scientifiche (Fism) e dalla Unione europea dei medici specialisti (Uems).
Secondo il testo finale, come si legge sempre all’articolo 1, “L'atto medico è una responsabilità del medico abilitato e deve essere eseguito dal medico o sotto la sua diretta supervisione e/o prescrizione”.
E al medico (art. 2), spettano la competenza esclusiva su “la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle malattie, ottenibili sulla base di un'attenta valutazione clinica e di una ragionata e documentata prescrizione di esami diagnostici e procedure terapeutiche o riabilitative utili alla gestione ottimale del quadro clinico in atto e finalizzato alla possibilità di guarigione”.
In capo al medico, infine, (art. 3), “la titolarità e la responsabilità di tutte le decisioni relative alla salute del paziente, la conseguente e necessaria unitarietà dei percorsi clinico-assistenziali che esse comportano, i correlati assetti organizzativi”.