Secondo l’ultimo Rapporto UNICEF pubblicato nel 2013, sono più di 125 milioni le bambine e le donne sottoposte a mutilazioni genitali femminili (MGF), in gran parte concentrate in 29 paesi, mentre nei prossimi dieci anni, sono 30 milioni quelle che rischiano di subire infibulazione o escissione. Questi alcuni numeri divulgati al convegno organizzato dall’Istituto Mediterraneo di Ematologia, in collaborazione con il Ministero della Salute, in occasione della XII Giornata Mondiale indetta dall’Onu per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili del 6 febbraio,
Pur se in gran parte diffuso in aree dei continenti africano e asiatico, il fenomeno presenta dimensioni significative anche in Europa e in Italia. Secondo il Parlamento Europeo il numero di donne provenienti da Paesi a forte tradizione escissoria, già sottoposte a una forma di MGF si aggira intorno alle 500.000 unità, mentre sarebbero 180.000 le bambine a rischio di subire la pratica ogni anno. Per quanto riguarda l’Italia, le statistiche più recenti parlano di circa 39.000 ragazze sottoposte a una qualche forma di mutilazione nei loro Paesi di origine.
Sebbene ancora ampiamente drammatici, i dati segnano negli ultimi anni una significativa decrescita, soprattutto nei paesi dove si è investito su istruzione e formazione. Al di là di leggi o di direttive transnazionali – come l’approvazione unanime della Risoluzione ONU che prevede la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (dicembre 2012) – è soprattutto grazie a scolarizzazione, campagne culturali e di sensibilizzazione, che si possono ottenere risultati significativi. Tutti gli attori, governi, ONG e comunità sono chiamati a promuovere un cambiamento sociale positivo attraverso programmi e politiche mirate all’eliminazione delle mutilazioni come a tutte le altre forme di violenza contro le bambine, direttamente o indirettamente legate a norme sociali.
“Non possiamo accettare nei nostri sistemi sanitari che ci siano pratiche barbariche che ledono i diritti delle donne – ha detto il Ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin nel suo intervento al convegno - . Lo dice chiaramente la legge. Ma bisogna anche far capire agli uomini e alle donne che è sbagliato. Noi non possiamo permetterci un passo indietro così forte nell’emancipazione femminile. Questo della mutilazione genitale femminile è la punta di un iceberg di un tema molto vasto”.
“Sul tema assistiamo ad un paradosso – ha dichiarato il presidente Ime,
Aldo Morrone - . Nel momento in cui l’Onu ha approvato una risoluzione che ha vietato la pratica, assistiamo ad una diffusione della pratica come forma paradossale d’identità culturale forte nello scontro tra culture”. Per questo “è necessaria un’interazione socio sanitaria molto forte per fare in modo che le bambine non si disperdano e non siano alla mercé del mercato clandestino”.