Slitta l’intesa tra Governo e Regioni sui tagli previsti dalla legge di Stabilità. Le controparti si rivedranno la prossima settimana con l’Esecutivo che ha accettato di non valutare in modo perentorio il termine per l’accordo fissato per il 31 gennaio. Per la sanità sembra confermata la rinuncia all’aumento dei 2 miliardi di fondo. “Abbiamo ancora qualcosa da approfondire e ci siamo presi una settimana di tempo con la rassicurazione da parte del Governo che il termine del 31 gennaio non sia usato in modo perentorio. C’è condivisione sui 4/5 della proposta. Ha detto al termine della Conferenza Stato Regioni il presidente delle Regioni,
Sergio Chiamparino.
Fiducia su una possibile intesa anche da parte del Governo anche se la rinuncia all’aumento del Fsn sembra essere un boccone amaro da digerire. Il “problema è la natura dei tagli e c’è da trovare la quadra perché dobbiamo tutelare le fasce più deboli”, ha sottolineato il sottosegretario all’Economia
Pier Paolo Baretta uscendo dalla Conferenza Stato Regioni. “I tagli alla sanità – ha specificato - sono in parte inevitabili viste le dimensioni complessive, ma non vogliamo che incidano sulle prestazioni. Non possiamo accettare questo presupposto”. La sanità è quindi ancora una dei nodi principali da sciogliere. E nonostante Baretta ricordi come il “il Governo sia contrario”, in ogni caso “si può tagliare in sanità ma senza penalizzare le fasce più deboli”. Baretta non entra nei particolari ma sottolinea per esempio che eventuali riduzioni potrebbero esserci “sull’edilizia sanitaria”. In ogni caso il sottosegretario si è detto “abbastanza fiducioso” sull’esito della trattativa perché si è “fatto un buon percorso fino ad ora”.
Per il coordinatore degli assessori al Bilancio delle Regioni
Massimo Garavaglia “il taglio al Fondo sanitario è già scritto nella Legge di Stabilità dal momento che è stata tolta la parola "eventualmente". E per quanto riguarda l’entità “ad occhio” dovrebbero essere 2 miliardi.