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QS Edizioni - lunedì 2 dicembre 2024

Governo e Parlamento

Stabilità. Rinviato parere Regioni. Chiamparino: “Governo ci ha chiesto tempo”. Ma le Regioni sono spaccate: Zaia, Garavaglia e Vendola dicono no ad accordo

immagine 10 dicembre - Nulla da fare in Conferenza Unificata. Il presidente delle Regioni: “Aspettiamo risposte dal Governo”. Per Fondo sanitario 2015 taglio da 1,5 mld ma Regioni chiedono anche garanzie su copertura farmaci per Epatite C. Veneto, Puglia e Lombardia contro i tagli. Lanzetta: "Emendamenti saranno valutati ma situazione è complessa".
Il parere delle Regioni sulla Legge di Stabilità è stato rinviato. “Aspettiamo risposte. Abbiamo consegnato tutto e ora siamo in attesa. Il governo ci ha chiesto di rimandare, ci ha chiesto tempo per sapere l'esito della riunione che dovrebbe essere in corso a Palazzo Chigi”. Parole del presidente delle Regioni, Sergio Chiamparino, pronunciate all’uscita della Conferenza Unificata dov’era presente il ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta.
“Tendo ad escludere” che ‎possano arrivare delle risposte già in giornata, ha aggiunto. "Noi abbiamo fatto un pacchetto completo dove ci sono gli emendamenti, poi abbiamo sottolineato in grassetto, a scanso di equivoci, quelli che consideriamo la base per esprimere poi il giudizio”.
Confermata per la sanità una riduzione di 1,5 mld sul Fondo sanitario 2015. “Questa è la base da cui partire – ha detto Chiamparino - sapendo che c’è anche la questione, che abbiamo introdotto come clausola, dei farmaci salvavita nuovi, in particolare per l’epatite C la cui copertura dovrà essere specificata”.
 
‎Tra le proposte formulate il presidente delle Regioni ha ribadito che c’è "la disponibilità a discutere la riduzione del fondo sanitario per 1,5 mld a condizione di condividerlo, lo spostamento di risorse verso il Tpl, il patto incentivato. C’è poi la prosecuzione dei benefici del pareggio di bilancio, quindi sostanzialmente gli investimenti fuori dal patto di stabilità anche per i due anni successivi. Questi sono la base per dare il giudizio: se saranno accolti il giudizio sarà favorevole altrimenti il parere sarà negativo".
 
"Gli emendamenti saranno valutati dal Governo. E il parere è rinviato di comune accordo. La situazione è complessa". Ha sottolineato il Ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta.
 
“È stata una conferenza persa” ha detto Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio della Lombardia e coordinatore delle Regioni in materia di Bilancio. “Noi e il Veneto in conferenza delle Regioni abbiamo dato parere negativo ma siamo persone serie e se verranno accolti i nostri emendamenti non faremo alcun ricorso”.
 
Per il Presidente della Puglia, Nichi Vendola “è carente l''interlocuzione con il governo, ancora camminiamo a zig zag”. E comunque “la Conferenza delle Regioni un parere positivo all''unanimità non potrà mai darlo perché il mio è negativo”.
Più possibilista il Vicepresidente della Conferenza delle regioni e Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro: “il governo ha dato un segnale di apertura con una dichiarazione di Morando”. Il nostro sarà un “parere condizionato ai nostri emendamenti che sono la condizione minima”. “Credo che i nostri emendamenti saranno esaminati in una riunione interna al governo e potrebbe slittare la conferenza unificata (cosa che poi è avvenuta, ndr), oppure andremo in unificata con le nostre proposte”. “Non c'è dubbio – spiega Caldoro - che ci saranno dei tagli al fondo sanitario ma il governo ci deve dire dove tagliare”.
“Nel nostro emendamento noi abbiamo chiesto al governo di dirci a quanto ammonta il taglio, si parla di un miliardo e mezzo rispetto alla previsione di spesa 2015, e quella spesa deve essere quantizzata - ha aggiunto - il governo ci deve dire dove tagliare, su quali voci. E' evidente - ha aggiunto Caldoro - che se si incide sul bilancio delle Regioni per quattro miliardi, quei 4 miliardi automaticamente vanno sulla sanità perchéil 75 per cento del bilancio delle Regioni è sanità”.
Dal Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia arriva invece una bocciatura senza appello ai contenuti della legge di stabilità: “nella totale incapacità di punire chi spreca e di applicare i costi standard, il Governo delle tre carte estrae dal cilindro l'ennesimo coniglio ammalato: i tagli della legge di stabilità saranno più alti per le Regioni con più elevato Pil e con maggior numero di abitanti''.

“Sia anche chiaro fin d'ora - aggiunge Zaia - che la sanità subirà un contraccolpo forse letale, perché tutti saranno costretti a tagli di prestazioni e sarà a rischio anche l'obbligo costituzionale di erogare i Livelli Essenziali di Assistenza. E questo - prosegue il Presidente del Veneto - sarà ancora più avvertibile nelle Regioni virtuose come il Veneto, che da anni applicano i costi standard, si forniscono di beni e servizi con le centrali uniche d'acquisto, non caricano di addizionali Irpef i propri cittadini, e guarda caso sono quelle dove ci sono le migliori cure e prestazioni. Questa logica delle tre carte non la asseconderemo - conclude Zaia. Sarà una battaglia che combatteremo fino all'ultima delle nostre risorse, perché crediamo che sia una battaglia per la democrazia”.
 
Duro il coordinatore degli assessori alla Salute delle Regioni e assessore alla Sanità del Veneto, Luca Coletto. “Per la sanità è un attacco mortale alle regioni virtuose. Dico no a un non accordo, perché il Veneto è contrario, che manderà a catafascio il sistema sanitario universalistico, come dettato dalla Costituzione. Sono deluso e preoccupato: si va verso il default sanitario delle Regioni già in difficoltà e verso un bivio odioso, tagli ai servizi o nuove tasse, per le altre. Per il Veneto la stangata è di circa 150 milioni, il che annulla l’incremento 2015 già concordato nel Patto per la Salute”.

“Le Regioni – aggiunge Coletto – dovranno tagliare un miliardo e mezzo di euro, e sono risparmi che applicando i costi standard non sarebbero così difficili da ottenere partendo da dove si spreca davvero. Non solo ma, contrariamente a quanto già stabilito con il Patto Nazionale per la Salute, i risparmi ottenuti non rimarranno più obbligatoriamente nel bilancio sanitario, impoverendo ulteriormente un portafoglio già ampiamente depredato”.
 
10 dicembre 2014
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