"C'è un mondo quello della socio assistenza e dell'assistenza sociale, che è rimasto fuori. Io sostengo da molto tempo la necessità di fare nel sociale quello che è stato fatto sul sistema sanitario. Deve quindi esistere un fondo ad hoc, controllato, verificato e monitorato, dobbiamo avere delle misurazioni della qualità del servizio che viene erogato e mettere al centro dell'assistenza il paziente, non soltanto gli operatori". A parlare la ministra della Salute,
Beatrice Lorenzin, in un videomessaggio inviato in apertura a Lourdes del convegno “Compromissione, condivisione, crescita” dell'Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali).
Nella cittadina francese si riuniranno oltre 100 medici, infermieri, psicologi, farmacisti, odontoiatri e fisioterapisti per affrontare e approfondire importanti temi inerenti la capacità di assistenza nei confronti delle persone disabili e malate.
“Tutto questo - ha aggiunto Lorenzin - per riuscire a creare un sistema che sia veramente efficace. Non mancano in Italia i soldi per il sociale, ma troppo spesso non vengono spesi adeguatamente o non si sa come vengono spesi. Se il sistema della socio assistenza non funziona salta di fatto anche il sistema sanitario”.
"Credo che la nuova frontiera dell'assistenza - ha spiegato ancora la ministra - vada ancora in parte costruita. In Italia in questi anni abbiamo fatto un grande sforzo per razionalizzare la spesa sanitaria, a volte forse anche in modo eccessivo, con tagli lineari che non sono stati sicuramente una soluzione, ma una cura di emergenza rispetto all'esplosione della spesa sanitaria, a discapito, però, della qualità del servizio. Il sistema del fondo sanitario è avviato su un percorso che porta alla misurazione della qualità delle prestazioni, l'umanizzazione delle cure e la misurazione della prestazione sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo”
“Credo - ha concluso Lorenzin - che ormai i tempi siano maturi per un passaggio culturale e di approccio su questo punto di vista. Si possono portare nel sociale gli strumenti di razionalizzazione che sono stati portati nella sanità. Questi due mondi, però, devono sempre ricordare che al centro del nostro servizio c'è il paziente, la persona malata. La malattia è uno stato, un momento della nostra vita, ma non è tutto. Il malato è una persona che ha delle emozioni, un'intelligenza, la cultura, i sogni, le paure e che ha una vita prima, durante e dopo la malattia. Questo deve essere il perno della nostra azione. Io so che questo concetto l'Umitalsi ce l'ha ben presente e quindi spero veramente che potremo lavorare insieme nei prossimi anni per realizzare quello che è il mio sogno: un sistema integrato che funzioni veramente”.