Per lo Stato sono una sorta di “figli di un Dio minore”, sono gli specializzandi non medici ovvero biologi, veterinari, odontoiatri, farmacisti, fisici, chimici, psicologi i quali partecipano a tutte le attività svolte nelle strutture sanitarie e laboratori di ricerca, contribuendo in maniera determinante alle attività svolte all’interno del Ssn Il loro impegno però, pur essendo svolto alla pari dei colleghi medici, non gode di un regolare contratto di lavoro.
Questo nonostante l’Italia abbia recepito una serie di direttive europee che prevedono un trattamento economico-normativo in favore degli specializzandi, nonostante il decreto del Miur del 1 agosto 2005 che prevede il riassetto delle scuole di specializzazione di area sanitaria e il successivo decreto del marzo 2006 che ha determinato la definizione degli standard e dei requisiti minimi delle scuole di specializzazione.
In più oltre a tutto questo c’è da aggiungere una sentenza del Consiglio di Stato, 6037/2013, che ha accolto il ricorso di alcuni studenti, laureati in biologia, chimica e fisica che hanno diffidato il ministero della Salute, il Miur e il Mef a provvedere agli adempimenti del decreto 368/1999 ovvero all’assunzione di un certo numero di specializzandi non medici.
Per far luce su questa vicenda, che coinvolge circa 500 professionisti ogni anno, e per veder loro riconosciuto il diritto al trattamento economico e normativo i senatori di Forza Italia,
Luigi D’Ambrosio Lettieri e
Andrea Mandelli, hanno organizzato una conferenza stampa per denunciare il comportamento dello Stato che D’Ambrsoio Lettieri non ha esitato a definire “omissivo”. I due forzisti hanno anche illustrato la loro mozione a riposta orale in Aula, depositata oggi, in cui chiedono al Governo di porre fine a questa vicenda dando equipollenza di diritti sia agli specializzandi medici che non medici.
“Da parte nostra – ha detto Andrea Mandelli – c’è la necessità di dare pari dignità agli specializzando non medici. Io credo che equipararli sotto lo status economico sia un fatto assolutamente di dignità. A questi ragazzi si chiede l’iscrizione all’Albo, hanno degli oneri importanti e dalla loro preparazione scaturirà poi la sicurezza nostra e dei nostri familiari all’interno delle strutture del Ssn”.
Mandelli poi ha espresso la preoccupazione per il fatto che nell’ambito del riordino delle scuole di specializzazione circoli voce che si vogliano escludere gli specializzandi non medici “Sarebbe sbagliato. La nostra non è una battaglia di retroguardia o di bottega, questa è una battaglia di civiltà”.
“Non è possibile in un momento di grave crisi finanziaria rimanere indifferenti davanti allo zelo e alla tempestività con cui lo stato chiede il rispetto delle leggi ai cittadini, e allo stesso tempo risponde con ritardo ai cittadini stessi che sono a loro volta creditori di una serie di diritti negati. Lo stato è negligente nei confronti dei giovani e gli sta rubando il futuro. Questi giovani attendono il giusto riconoscimento al loro merito per seguire un percorso di formazione che rappresenta il presupposto per poter entrare di diritto nel Ssn attraverso le procedure che lo stato ha individuato e che non trovano riscontro attraverso le borse di studio per un’attività svolta in esclusività”.
D’Ambrosio ha aggiunto poi “non vorremmo che la storia si andasse a concludere come quella degli specializzandi medici, dove l’Italia è andata in procedure d’infrazione e ha dovuto adempiere, per decisione sovranazionale, al riconoscimento del diritto dei medici a riceve la borsa di studio. Nel frattempo lo stato deve pagare i diritti maturati in dieci anni da migliaia di medici per ottenere ristoro al diritto negato. Non vorrei che la vicenda dei non medici segua la stessa strada con un ulteriore onere per la finanza pubblica”.
Ipotesi questa sui cui invece Mandelli è più cauto affermando “Accontentiamoci di fare una battaglia per volta. Al momento vogliamo affermare un principio già sancito e non nuovo. Quello che succederà poi lo valuteremo”.
Laura Fabrizio della Sifo, Società italiana farmacia ospedaliera ha ribadito “Noi chiediamo che il percorso formativo sia di livello adeguato. Il farmacista ospedaliero fa da ponte tra i clinici e gli amministratori e può intervenire, grazie alle sue competenze, nel razionamento delle risorse. Questo ruolo è a vantaggio sia del Ssn che dei cittadini, per la qualità dell’assistenza offerta. Noi vogliamo far parte dei tavoli in cui si decide della riforma delle scuole di specializzazione”