"Le facoltà di medicina si sono organizzate per permettere l'accesso a 10mila studenti, selezionati in base al merito attraverso un test d'accesso. Le recenti ordinanze di diversi Tar hanno imposto l'ammissione di altri 5mila studenti in base a motivazioni legate al mancato rispetto di procedure, mettendoli quindi allo stesso livello di chi invece ha passato il concorso. Questo ha effetti devastanti nella partenza dell'anno accademico e sulla reale possibilità di offrire una formazione d'eccellenza a chi andrà poi a curare i cittadini italiani. Dal 1999 (anno nel quale viene stabilito l'accesso programmato alle facoltà di medicina) e in particolare dal 2008 ad oggi le regole sono cambiate 5 volte, i ricorsi si sono susseguiti con grave pregiudizio nella qualità di insegnamento e dando vita ad una situazione così caotica da danneggiare la nostra reputazione in Europa. Quest'anno hanno tentato la prova in 70mila studenti, se si aprissero le porte a tutti, come in molti sembrano auspicare, avremmo in 10 anni 700mila medici in più a fronte di una platea di attuali 300mila medici. Siamo già ora il paese europeo con il più alto rapporto di medici per abitanti (4 ogni 1000 ); il rischio è di fomentare illusioni prive di qualsiasi possibilità di inserimento lavorativo. Quindi per tutte queste ragioni riteniamo che il governo debba opporsi alle decisioni del Tar ricorrendo al Consiglio di Stato". Lo dicono i deputati democratici, Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali, e Filippo Crimì deputato Pd e componente della medesima commissione.
15 ottobre 2014
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