“Bene che la sanità non sia stata presa di mira ancora una volta dai tagli lineari, e che tutti sembrino aver capito che non sono le spese per il personale, bensì quelle per l'acquisto di beni e servizi a dover essere messe sotto la lente applicando il principio dei costi standard. Questo però è solo un aspetto. La sfida riguarda anche gli aspetti organizzativi, non solo quelli economici: si tratta di costruire una rete integrata di servizi e ridisegnare al suo interno i percorsi di cura”. Ad affermarlo, commentando l’assenza di tagli alla sanità nella recente manovra del Governo, è la Cisl Fp, secondo la quale “abbiamo un modello di sanità ancora prevalentemente ospedale-centrico, tarato cioè su un'idea di sanità come gestione delle patologie in fase acuta. E le strutture di cura funzionano all'insegna della separazione organizzativa per comparti specialistici e livelli gerarchici. Invece il bisogno di salute si sta spostando sempre più verso le aree della cronicità, della disabilità, degli stati pluripatologici legati all'età avanzata, da un lato; della prevenzione e del sostegno nelle situazioni di fragilità sociale, che spesso si ripercuotono sullo stato e le prospettive di salute, dall'altro. La domanda di benessere e di presa in carico a cui il sistema sanitario deve saper rispondere è ormai più ampia e complessa che non la cura di una specifica malattia”.
“In questa ottica – prosegue la Cisl Fp - l'ospedalizzazione rappresenta in molti casi una risposta non solo costosa, ma inappropriata rispetto al bisogno. Servono piuttosto percorsi di assistenza concepiti come ‘filiere’ in cui il paziente è affidato non più a singole figure, ma ad un insieme coordinato ed integrato di professionisti; percorsi personalizzabili in base alle esigenze del singolo e tali da accompagnarlo e riabilitarlo, per quanto possibile, senza strapparlo al suo contesto quotidiano e familiare”.
Per il sindacato, “ripensare la rete dell'assistenza secondo un modello ‘fluido’ implica puntare sulla sinergia tra le diverse ‘famiglie’ professionali della sanità e sullo sviluppo delle competenze professionali di ciascun profilo. Si dovrà puntare più di quanto si sia fatto finora sulle professioni sanitarie non mediche, anzitutto quelle infermieristiche, che rappresentano i punti di raccordo di percorsi di assistenza ‘trasversali’”.
“In tutti i tavoli di confronto degli ultimi anni – evidenzia la Cisl Fp - abbiamo chiesto più investimento sullo sviluppo professionale di queste figure e più valorizzazione delle loro competenze, sia agite che potenziali. Con formazione continua e percorsi di carriera, con politiche per la formazione universitaria e per le assunzioni che guardino ai fabbisogni presenti e a quelli futuri, all'aspetto quantitativo - quanto personale serve per garantire un buon livello di assistenza in rapporto alla popolazione: attualmente si contano carenze per migliaia di unità - e a quello qualitativo, ovvero quali profili, quali competenze, quale organizzazione del lavoro permettono di riallineare la capacità di intervento del sistema ai bisogni reali dei cittadini”.
“Un passo importante che è stato fatto recentemente – per la Cisl Fp - è la ratifica da parte del ministro Lorenzin dell'accordo approvato in Commissione Sanità nel febbraio 2013, che riguarda appunto la valorizzazione delle competenze dell’infermiere, e al quale manca ora solo il via libera definitivo dalla Conferenza Stato Regioni. Per dare corso ad una concreta riorganizzazione del SSN occorrerebbero provvedimenti analoghi anche per le altre professioni sanitarie: ad esempio, nell'ottica di trasferire parte del percorso assistenziale fuori dalle strutture ospedaliere potenziando le reti dei presidi territoriali e dell'assistenza domiciliare, dovrebbe trovare nuovi spazi anche il ruolo e la competenza dell'operatore socio sanitario”.