toggle menu
QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Governo e Parlamento

Speciale: la #sanità twitta a @matteorenzi. Gigli (Fesmed): “Le condizioni di lavoro dei dirigenti medici restano inaccettabili”

immagine 23 aprile - In particolare il presidente della Fesmed punta il dito contro il blocco contrattuale e del turnover. E in tema di responsabilità professionale “sono all’ordine del giorno i tentativi di far ricadere sul medico le conseguenze delle carenze organizzative e strutturali”.
“Il fatto che la manovra approvata dal Governo non abbia previsto tagli per la sanità non è un motivo sufficiente per plaudire. I problemi che avevamo sono rimasti immutati e sono sotto gli occhi di tutti. I dirigenti medici del Servizio Sanitario subiscono il blocco contrattuale da anni e senza il turnover, il numero dei medici ospedalieri si è ridotto notevolmente e le Aziende costringono quelli rimasti in servizio a turni stressanti, spesso senza neanche riconoscere gli straordinari. In molte Aziende la tutela dei sanitari per quanto riguarda la responsabilità professionale viene aggirata con la pratica dell’‘autoassicurazione’ e sono all’ordine del giorno i tentativi di far ricadere sul medico le conseguenze delle carenze organizzative e strutturali”. Commenta così Carmine Gigli, presidente della Fesmed, l’assenza di tagli alla sanità pubblica nella manovra recentemente approvata dal Governo.

“Troppo spesso – prosegue Gigli - le Aziende considerano le norme del Contratto di lavoro sull’attribuzione degli incarichi, sull’orario di lavoro e sulle pause, alla pari di un optional che si può superare impunemente. Viene ignorata la procedura d'infrazione, aperta dall’Unione Europea per il mancato rispetto della direttiva che impone giusti tempi di riposo ai medici. Quel che è peggio, nessuno pone la giusta attenzione a queste violazioni, fingendo di ignorare che portano inevitabilmente ad un aumento del rischio clinico, salvo poi scandalizzarsi quando si verifica uno scambio di provette o il medico non ha avuto il tempo per compilare una farraginosa cartella clinica”.

Per Gigli, “il passaggio alle Regioni anche della potestà legislativa sull’istruzione e la formazione professionale, che costituiva un obiettivo prioritario delle professioni infermieristiche, servirà per risolvere a loro favore la nota diatriba sulla ridefinizione e implementazione delle competenze e delle responsabilità professionali dell’infermiere, che le ha viste contrapposte alle OO.SS. della dirigenza medica. Purtroppo, questo non risolverà il problema che comporta la presenza di competenze non uniformi sul territorio nazionale e di conseguenza, l’introduzione in sede locale di responsabilità diverse e non definite. Anzi, provocherà un nuovo strappo al tessuto già lacerato del Servizio Sanitario e porterà notevoli rischi per l’esigibilità del diritto alla salute da parte dei cittadini, i quali si troverebbero di fronte ad una ‘balcanizzazione’ dei processi di cura”.

Inoltre, evidenzia il presidente della Fesemd, “la gioia per essere scampati, per il momento, ad una riduzione degli stipendi non può farci dimenticare che vige dal 2010 un blocco delle retribuzioni per la dirigenza medica, mentre ad altri settori del pubblico impiego - forze di sicurezza, scuola etc. - nello stesso periodo sono stati concessi degli aumenti salariali”.

Per tutti questi motivi, afferma Gigli, “la Fesmed, che già lo scorso febbraio aveva manifestato il proprio malcontento proclamando lo stato di agitazione, ribadisce la necessità e l’urgenza” anzitutto di “sbloccare la L. 122/2010, affinché vengano consentiti degli incrementi stipendiali, anche in assenza di uno stanziamento governativo, attraverso l'utilizzo dei fondi accessori che sono presenti nelle aziende sanitarie e ospedaliere e che attualmente non possono essere utilizzati”. Occorre inoltre “riaffermare a livello normativo delle competenze proprie della professione medica”. La Fesmed chiede infine di “rivisitare la carriera del medico dirigente, in modo tale che vengano riconosciute le competenze raggiunte, gratificando il medico e rendendo riconoscibili anche al cittadino il suo incarico e le sue responsabilità. In pratica, il medico non vuole più iniziare la sua carriera come ‘dirigente medico’ e concluderla con lo stesso incarico di ‘dirigente medico’, senza aver avuto la possibilità di conseguire alcun tipo di riconoscimento professionale manifesto”.
23 aprile 2014
© QS Edizioni - Riproduzione riservata