I tagli alla sanità annunciati a colpi di anticipazioni di stampa alla fine non ci saranno. La conferma l’ha data lo stesso premier Matteo Renzi nella conferenza stampa dopo il Cdm di oggi in cui è stato approvato il decreto sul bonus Irpef e relative coperture. Ma cos’è successo? E perché in pochi giorni si è passati dai possibili 4 mld di riduzione del Fsn nel triennio a nulla?
Il tutto sarebbe iniziato martedì dopo l’ultimo Cdm quando il Ministro Lorenzin (che era assente proprio per discutere con Renzi e Padoan del comparto) ha appreso che la sanità avrebbe contribuito (e non poco) alle misure per la copertura del bonus Irpef (4 mld circa di riduzione del Fsn spalmati su 3 anni).
A questo punto il ragionamento del Ministro, come rivelatoci da autorevoli fonti ministeriali, è stato quello di convincere il premier e il dicastero dell’Economia che incidere oggi sulla sanità avrebbe significato “tagliare in modo lineare per fare cassa subito”. Un provvedimento che per la sanità avrebbe voluto dire collasso, vuoi perché il settore non è pronto per ricevere un’altra sforbiciata lineare e anche perché così facendo si sarebbe distrutto tutto il lavoro fatto fino ad oggi con le Regioni sul Patto per la Salute, per cui si sarebbe “persa la chance di cambiare strutturalmente il settore”.
Una tesi, quella di Lorenzin, che alla luce delle dichiarazioni di oggi, ha convinto Renzi che avrebbe detto al Ministro: “Hai ragione dobbiamo evitarlo”. Una scelta quindi di natura politica che ovviamente, in cambio del credito rilasciato da Renzi e Padoan, prevede un paletto preciso: la sottoscrizione definitiva del Patto per la Salute entro giugno. Patto che prevede come già annunciato a più riprese 10 mld di risparmi in tre anni che saranno in ogni caso reinvestiti nel comparto. Ma attenzione, dal 2015 questi risparmi dovranno essere reali, perché altrimenti la mannaia della spending review non salverà il settore. Con buona pace di tutto il Pianeta sanità. Regioni e Ministero della Salute in primis.
L.F.