Non ci sono tagli alla sanità. Non ci sono tagli agli stipendi degli insegnanti. Non ci sono tagli lineari. Ci vediamo alle 16.30”. Così in un tweet il presidente del Consiglio
Matteo Renzi smentisce le ipotesi di tagli dopo le proteste pervenute a 360° dal Pianeta Sanità e dopo l'annuncio di battaglia del
Ministro della Salute.
E poi alle 17, sempre su twitter interviene
Beatrice Lorenzin che scrive: "Ufficiale, niente tagli alla sanità! Non una vittoria personale, ma dei cittadini e del Ssn. Ora avnti tutta con Patto Salute e riforme".
Due tweet che hanno ridato speranza agli addetti ai lavori tutti scesi in campo nella mattinata per chiedere al Governo di ripensarci e di evitare, come era scritto nelle bozze del decreto circolate ieri, di fare nuovi tagli alla sanità.
I tagli quindi non ci dovrebebro essere, salvo un riferimento dello stesso Renzi in conferenza stampa a 700 milioni per i beni e servizi delle Regioni (su un totale di 2,1 mld nel 2014) tra i quali non è stato chiarito se rientrino o meno anche beni e servizi del Ssn. Per il resto Renzi è stato nettissimo: "Nel decreto se cercate la parola sanità non la troverete. E se la trovate vi offro da bere". Una battuta usata dal premier proprio in riferimento alle voci insistenti sui tagli al comparto che sarebbero ammontati a quasi 4 miliardi di euro nel triennio.
Oltre che sui presunti tagli diretti alle prestazioni i timori degli operatori si erano addensati in questi girni anche sui loro stipendi. Si era infatti parlato di tetti stipendiali per diversi scaglioni di reddito, con il più basso fissato a 60 mila euro che, se confermato, avrebbe voluto dire una belal sforbiciata anche per molti dirigenti medici, sanitari e amministrativi del Ssn. Renzi ha smentito tutto e ha assicurato che l'unico tetto agli stipendi nella PA sarà quello per i top manager pubblici per i quali è stata fissata la soglia massima di 240 mila euro.
Insomma Lorenzin e le Regioni ce l'hanno fatta. E il Patto per la Salute dovrebbe ora finalmente decollare.