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QS Edizioni - sabato 17 agosto 2024

Governo e Parlamento

Basta piangere in sanità. Lorenzin sposa la sfida di Cazzullo e lancia la campagna per cambiare il Ssn. Decisivo l'incontro con Padoan. Sul piatto 10 mld di risparmi in sanità. Chi se li prenderà?

di L.F.
immagine 11 marzo - Il libro del giornalista del Corriere della Sera al centro di un incontro al Campus Biomedico di Roma. L'invito a non piangersi addosso di Cazzullo per Lorenzin vale anche per la sanità. "Possiamo cambiarla ma il Mef deve lasciarci fare e non toglierci risorse". "I risparmi della sanità restino alla sanità". E con il Patto con le Regioni molte riforme a vantaggio dei cittadini.
“Basta piangere….in sanità”. Questo il titolo della serata di ieri sera al Campus Biomedico di Roma dove,  prendendo spunto dal titolo del best seller di Aldo CazzulloBasta piangere. Storie di un’Italia che non si lamentava”, il ministro Beatrice Lorenzin ed altri esponenti del mondo sanitario si sono confrontati su quanto il messaggio dell’opera di Cazzullo possa trovare spunti nella realtà del nostro sistema sanitario.
Il messaggio del libro del giornalista del Corriere della Sera è chiaro:  “Bisogna andare fieri del nostro Paese e lottare per cambiarlo”.
 
E’ stato lo stesso Cazzullo a spiegarne bene il senso. “Basta piangere - ha detto -  non è una frase polemica, è una frase d’amore che mi diceva mia madre quando mi vedeva demoralizzato e io mi sento di ripeterla ai nostri figli perché li vedo rassegnati”. “Il futuro dipende da noi e i ragazzi devono evitare di commettere due errori: pensare di essere nati nel Paese sbagliato. E l’altro è di pensare che la loro è una generazione senza futuro”.
“Quelle del passato – ha ricordato l’autore - non hanno trovato tutto facile. Si moriva per malattie che oggi si curano con l’antibiotico. Hanno superato prove che oggi non riusciamo neanche a immaginare. Hanno combattuto guerre, abbattuto dittature, ricostruito macerie. Hanno fatto di ogni piccola gioia un'assoluta felicità anche per conto dei commilitoni caduti nelle trincee di ghiaccio o nel deserto. Mia bisnonna sposò un uomo che non aveva mai visto: non era la persona giusta con cui lamentarmi per le prime pene d'amore. Mio nonno fece la Grande Guerra e vide i suoi amici morire di tifo: non potevo lamentarmi con lui per il morbillo. L'altro nonno da bambino faceva a piedi 15 chilometri per andare al lavoro perché non aveva i soldi per la corriera: come lamentarmi se non mi compravano il motorino?". I nati negli anni Sessanta non hanno vissuto la guerra e la fame; ma sapevano che c'erano state. Hanno assorbito l'energia di un Paese che andava verso il più anziché verso il meno”.

Per il ministro Lorenzin, non ci sono dubbi. Quel titolo è perfetto anche per la sanità. “Basta piangere anche in sanità”, ha riaffermato ieri sera facendo suo il titolo della serata. Soprattutto perché “è ora di combattere” per riformare il Ssn. “Dobbiamo cambiare un sistema autoreferenziale ha detto - che ha sì picchi di eccellenza, ma pure una incapacità generale a pianificare”. Motivo? Forse uno sta nella difficoltà a rinnovarsi del sistema stesso: “Il nostro sistema – ha detto Lorenzin con una battuta - ha bisogno di cose molto ‘impopolari’ per gli addetti ma molto ‘pop’, per i pazienti”.
 
E poi la mancanza di programmazione che è stata una delle cause per cui “il Ssn ha rischiato di crollare su se stesso, per non parlare del titolo V che ha sancito l’avvento di un regionalismo egoistico”. Ma la metà delle Regioni è commissariata, le risorse destinate alla sanità non sono al livello di quelle di altri partner Ue e il costo dei nuovi farmaci è destinato a breve a crescere parecchio (solo con l’arrivo dei nuovi farmaci contro l’epatite C si stima una spesa aggiuntiva di 3 miliardi).
 
Tutto ciò per Lorenzin ci obbliga a non restare passivi: “Non si può andare al Mef piangendo”, ha detto, “dobbiamo andarci con proposte diverse e in questo senso il Ministero della Salute deve riacquisire una forza programmatoria ed esercitare il potere che ha. Bisogna che chi ha le responsabilità le eserciti”.
 
Per questo la “spending sanitaria la farà la sanità stessa e i risparmi che se ne ricaveranno saranno reinvestiti nel Ssn”. Un’operazione “punta di diamante” di una strategia che mira ad evitare i “tagli di Cottarelli” su cui Lorenzin specifica: “Non vorrei che la sanità fosse ancora una volta colpita solo perché la spesa sanitaria è l’unica spesa pubblica ad essere tracciata”.
 
E i risparmi possibili non sono pochi. Lorenzin ribadisce che si tratta di almeno 10 miliardi in 3 anni. Una cifra messa sul piatto da Regioni e Ministero impegnati nella definizione del Patto per la Salute. Ma su tutto serve un chiarimento definitivo con l’Economia e anche ieri sera Lorenzin ha ricordato che l’appuntamento da lei chiesto con il neo ministro Padoan sarà decisivo.  
 
Quando l’incontrerà?, le abbiamo chiesto al termine della serata al Campus: “Sto già aspettando una risposta”, ci ha risposto Lorenzin.
 
 
Un’attesa  che sta di fatto rallentando i lavori del Patto della Salute, perché nonostante le rassicurazioni del Ministro, “stiamo andando avanti lo stesso”, le Regioni senza il via libera sulle risorse dal Mef non sembrano intenzionate a mettere la loro firma sull’accordo.
 
Un accordo importante e molto atteso anche dagli operatori che nel 2013 hanno visto gli effetti della scure dei tagli. A testimoniarlo per tutti il padrone di casa della serata il Dg del Campus Gianluca  Oricchio: “Nel 2013 si sono visti gli effetti dei tagli operati dall’ex commissario Bondi nel Lazio. Il Campus ha reagito aprendo un nuovo centro di radioterapia. C’è stata poi l’autoriduzione dello stipendio per 12 mesi da parte dei lavorator e inoltre abbiamo approntato un taglio ai costi di approvvigionamento. Tutto ciò ci ha consentito di superare questa fase complessa. In ogni caso abbiamo continuato ad investire sulla formazione manageriale e abbiamo cercato finanziamenti e sponsor in molti ambiti della prevenzione”.
 
“Per quanto riguarda i finanziamenti della ricerca - ha precisato -  solo un terzo sono fondi pubblici. Questo l’esempio di come dal Campus stiamo rispondendo agli eventi esterni”.
 
Risultati encomiabili, certamente. Ma certo non alla portata delle possibilità organizzative, finanziarie e strutturali di tutte le strutture del Ssn. Che per il momento sembrano non aver ancora colto l’invito a “Non piangere” del libro di Cazzullo.
  
L.F.
11 marzo 2014
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