Nostro malgrado siamo costretti anche noi a soffermarci sulla congiuntura politica. Lo facciamo perché avvertiamo sempre più diffusamente che l'incertezza sui destini della legislatura si è trasformata in una sorta di paralisi. Una specie di fermo immagine che mina in partenza qualsiasi iniziativa, anche la più lodevole e ambiziosa, segnandola con il marchio della provvisorietà.
Domani è atteso il "grande chiarimento" o "grande mediazione" che metterà a confronto Bossi e Fini e dal quale l'unica cosa che gli italiani attendono veramente è che sia posta la parola fine a questa interminabile sequenza di
stop and go che ci sta snervando da mesi.
La sanità risente ovviamente, come qualsiasi altro comparto produttivo, di questa paralisi di fatto e lo si capisce dal trascinamento polemico e stanco delle attività istituzionali. A partire dalle Regioni che, sul federalismo fiscale e i costi standard sanitari, si rimpallano da settimane le decisioni e le risposte da darsi tra loro e da dare, insieme o divise, al Governo. E anche in questo caso sapremo giovedì, quando si riuniranno nuovamente le Regioni, se il nodo sarà sciolto o rinviato ancora. Lo stesso accade in Parlamento, dove vengono costantemente aggiornati gli ordini del giorno dei lavori delle Commissioni di merito con provvedimenti all’esame sui quali, però, nessuno scommetterebbe un euro sulla possibilità di vederli trasformati in legge.
In questo scenario fa quindi quasi scalpore l’attivismo generoso del ministro Ferruccio Fazio che, proprio in queste ultime settimane, ha sfornato diversi provvedimenti e bozze di intesa (ddl sulle sperimentazioni, punti nascita, intramoenia, liste d’attesa) dando l’idea di credere che qualcosa si possa ancora fare o almeno tentare di fare.
Ma in realtà è come assistere a una rappresentazione duale. Su uno schermo gira quella della “normalità” con progetti e programmi che si presentano e sui quali sembra si avvii anche la discussione con audizioni, confronti, tavoli tra le parti.
Sull’altro display campeggia invece un fermo immagine con il profilo dei due grandi duellanti (Fini e Berlusconi), con sovraimpresso un count down che non arriva mai allo zero, anche se tutti pensano che la fine sia vicina.
In questa situazione, per noi che ci occupiamo di un campo specifico ben delimitato, non è facile fare il proprio mestiere di cronisti senza cadere nel gioco della doppia realtà. E così, quando ci troviamo a raccontare l’iter dei costi standard o quello di uno dei provvedimenti messi in campo da Fazio, ferma restando l’attenzione doverosa ai dettagli e alla cronaca dei fatti, è difficile nascondere uno scetticismo di fondo sulla loro effettiva realizzazione pratica.Da qui queste poche righe di riflessione che ho voluto condividere con voi in attesa che qualcuno riprema il tasto play del telecomando. Ma sul serio.
Cesare Fassari