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QS Edizioni - giovedì 28 novembre 2024

Governo e Parlamento

Riesplode il caso dei 2 miliardi per la copertura dei ticket. Dirindin (Pd): “Ma dove sono quei soldi? Nel ddl stabilità non ce n’è traccia”

di C.F.
immagine 8 novembre - La vicenda è nota. La Corte Costituzionale ha cancellato i ticket che sarebbero dovuti scattare a gennaio 2014. E il governo si è impegnato a dare 2 miliardi in più alle regioni per compensare i mancati introiti. Dovevano stare dentro la legge di stabilità. Ma non ci sono. Intervista alla senatrice Pd che sta preparando un odg che impegna il Governo a fare chiarezza. A rischio il Patto per la salute
“Senatrice Dirindin?” “Sì, chi parla?” “Sono Cesare Fassari di Quotidiano Sanità, volevo chiederle se lei sa qualcosa di preciso su dove siano stati inseriti i 2 miliardi di euro necessari per la copertura dei mancati incassi dei ticket bocciati dalla Corte Costituzionale e che sarebbero dovuti scattare nel 2014. Dalle nostre verifiche, nel testo e nelle tabelle della legge di stabilità, non ne abbiamo trovato traccia. Eppure i ministri Saccomanni e Lorenzin hanno assicurato che ci sono”.
 
Prima di svelare cosa ci ha risposto la senatrice capogruppo del Pd in Commissione Igiene e Sanità, economista di lungo corso all’Università di Torino, con una lunga esperienza in sanità (è stata a capo della programmazione sanitaria del ministero della Salute negli anni ’90 e Assessore alla Sanità della Sardegna nella giunta Soru) è bene chiarire il perché di questa telefonata.
 
Come è noto dopo che la Corte Costituzionale, con sentenza del luglio 2012, ha dichiarato l’illegittimità dello strumento (un regolamento) con il quale il Governo, in base alla manovra di Tremonti del 2011, avrebbe dovuto introdurre nuovi ticket per un valore di 2 miliardi di euro a partire dal 1 gennaio 2014, è iniziato un tira e molla tra Governo e Regioni sul ri-finanziamento del Fondo sanitario 2014 che, in previsione di quei ticket, era stato diminuito di 2 miliardi.
 
“Ridateceli” hanno sempre chiesto le Regioni, ponendo l’incremento del fondo come condizione sine qua non per procedere alla firma del nuovo Patto per la Salute. Da allora è passato più di un anno ma di quei 2 miliardi non c’è ancora una traccia tangibile (ovvero chiara e scritta su qualche norma). Nemmeno nell’attuale legge di stabilità all’esame del Parlamento. Eppure sia il ministro Lorenzin che il ministro Saccomanni hanno dichiarato ufficialmente in audizioni parlamentari che la copertura c’è. Anzi il ministero della Salute si è spinto più in là annunciando in un comunicato stampa che il Fondo sanitario 2014 salirà a 109, 901 miliardi, dai 107,9 attualmente previsti.
 
A sollevare il dubbio sull’esistenza “tangibile” dei 2 miliardi è stata anche la Cgil che, in una nota del 24 ottobre, sottolineava come, pur non dubitando “dell'impegno assunto dal Governo per evitare i nuovi ticket dal 2014 con il finanziamento dei 2 miliardi annui, serve certezza perché non risulta ancora tradotto in legge (nemmeno nelle tabelle allegate al Disegno di Legge, come pure era stato preannunciato dal ministero della Salute)".
 
Dopo quella nota del sindacato abbiamo anche noi spulciato ben bene il ddl stabilità e le tabelle allegate. Aiutandoci anche con i dossier del Servizio Studi del Senato. Dei 2 miliardi e tanto meno dell’aumento del fondo sanitario 2014 non abbiamo trovato alcun riscontro.
 
Da qui la decisione di sentire Nerina Dirindin che, già in occasione dell’audizione del ministro Lorenzin in Senato lo scorso 22 ottobre, aveva posto il problema.
 
Allora senatrice Dirindin, lei li ha trovati quei 2 miliardi?.
No. E insieme ai miei collaboratori li abbiamo cercati ovunque. Nell’attuale testo del ddl stabilità e nelle tabelle allegate non c’è un riferimento chiaro ai 2 miliardi di copertura per il mancato incasso dei ticket bocciati dalla Corte Costituzionale. E la cosa mi preoccupa molto.
 
Eppure il Governo ha assicurato che ci sono e anche le Regioni sembrano crederci…
Lo so bene. Ma con 2 miliardi di euro non si scherza. Valgono quanto la seconda rata dell’Imu. O ci sono o non ci sono. Per questo sto preparando un ordine del giorno con il quale chiederemo al Governo di ripristinare, in modo esplicito, il livello di finanziamento cui concorre lo Stato in modo da garantire la copertura del mancato introito derivante dall’applicazione della sentenza della Corte Costituzionale. In sostanza il fondo sanitario 2014 deve salire a 109,9 miliardi, altrimenti resterà in vigore lo stanziamento di 107,9 miliardi della vecchia legge di stabilità e i conti, le Regioni, dovranno farli con quella cifra non con i 109,9 miliardi promessi.
 
Ma come si spiega quanto sta accadendo? Da più parti si dice che alla fine il tutto sarà sistemato con alcuni aggiustamenti di bilancio tra varie poste di spesa.
Una cosa è far rientrare in bilancio qualche decina di milioni di euro, manovre del genere sono prassi in tutte le leggi di bilancio dello Stato, un’altra è aggiustare una posta che vale 2 miliardi di euro. Non penso sinceramente sia possibile. Quei soldi o ci sono o non ci sono.
 
Come mai le regioni non sembrano fare lo stesso ragionamento?
Perché evidentemente, e di questo va dato atto del loro senso dello Stato, si fidano dell’impegno preso dal Governo, sostenendo che se non sarà rispettato salterà tutto. A partire dal prossimo Patto per la Salute. Va bene. Ma tuttavia non capisco perché tale impegno non debba tradursi in una tabella o in una riga nella legge di stabilità che lo sancisca senza equivoci.
 
Teme qualche sorpresa?
Sì. E la temo perché non sarebbe la prima volta che, di fronte a una reale emergenza dei conti pubblici, alla fine anche i più sentiti impegni vengono elusi in nome della stabilità e del rispetto dei bilanci. Non vorrei, ad esempio, che, magari in sede di spending review o addirittura di Patto per la salute (che non ha competenze in materia di determinazione del fabbisogno sanitario da finanziare a carico dello Stato), venisse fuori che quei 2 miliardi in realtà non servono più perché assorbibili da nuove misure di risparmio del comparto sanitario. Intendiamoci. Se tali misure fossero realizzabili senza intaccare i livelli di assistenza, ben vengano. Ma mi chiedo, se è così perché non dichiararle alla luce del sole?
 
C.F.
8 novembre 2013
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