La politica, quest’anno, come del resto accade da qualche tempo, non è andata in vacanza. A tenere banco però non è stata come nelle ultime estati la crisi economica ma l’affaire Berlusconi.
Che dopo la sentenza definitiva di condanna emessa dalla Cassazione nei confronti del leader del Pdl si sarebbe aperta una stagione incerta per la tenuta del Governo non c’erano dubbi e infatti così è stato ed è tuttora.
Inutile fare qui la cronaca degli innumerevoli tira e molla sulla durata dell’Esecutivo di Enrico Letta, dato che ogni ora l’asticella si alza e si abbassa a seconda di questa o quella presa di posizione. Da una parte e dall’altra. Ciò che ci preme in questa sede è fare il punto su quanto bolle in pentola per la sanità alla vigilia della riapertura delle Camere e dell’attività istituzionale di Governo e Regioni e che potrebbe restare al palo in caso di crisi di governo.
Partiamo dalle Regioni. La partita più significativa che le vede protagoniste è senza dubbio quella del Patto per la salute. Un atto che di incoraggiante e ottimistico ha ormai solo il nome, vista la difficoltà a rinnovarlo per il prossimo triennio che i due interlocutori (Governo e Regioni) stanno incontrando ormai da tempo. Motivo di tanta difficoltà sono i soldi. Dopo la manovra Tremonti del 2011 e le successive stangate di Monti, le Regioni hanno infatti sempre dichiarato che, senza certezza di risorse e senza un chiaro impegno a non tagliare più sulla sanità, a quel tavolo non si sarebbero più sedute.
Poco prima delle ferie un riavvicinamento c’è stato. Soprattutto dopo
l’impegno del Governo (Lorenzin in primis) sullo stop ai tagli lineari e la promessa di una “copertura” per i 2 miliardi sottratti al Fondo sanitario a seguito dei previsti (ma poi cassati da una sentenza della Corte Costituzionale) nuovi ticket che sarebbero dovuti entrare in vigore nel 2014.
Dopo queste due assicurazioni la fase istruttoria per la messa a punto del Patto si è avviata con
la costituzione di diversi tavoli di lavoro che dovrebbero sviscerare tutti gli altri aspetti: dai nuovi Lea all'integrazione sociosanitaria, dall’ideazione di un nuovo sistema di compartecipazione alla spesa, fino ai costi standard e al problema del personale e dell’annosa riforma delle cure territoriali che, anche dopo il decreto Balduzzi, sembra non riuscire proprio a decollare.
Ma sulla strada del Patto, inutile nasconderlo, c’è comunque la mina della nuova spending review a cui il ministro Saccomanni sta lavorando alacremente con l’obiettivo (ne parlava estesamente
il Messaggero del 18 agosto) di risparmiare tra i 4 e i 5 miliardi nel 2014, sanità compresa. L’assicurazione è che non saranno tagli lineari ma effettive sforbiciate agli sprechi. Resta il fatto che sempre tagli sarebbero e starebbe quindi comunque alle Regioni fare i conti con una dotazione di fondi ulteriormente ridimensionata, anche se in nome dell’efficienza e dell’appropriatezza della spesa pubblica.
Messo da parte il Patto e il suo, ancora incerto, destino, c’è poi la questione del contratto e delle convenzioni, anch’essi al palo, salvo che per la parte normativa, dopo la reiterazione del
blocco delle retribuzioni fino a dicembre dell’anno prossimo. Il blocco vale per il pubblico e quindi di converso anche per le convenzioni di medici di famiglia e affini. Si possono immaginare rinnovi a costo zero? A dire il vero a parlarne erano stati anche molti sindacati (tra questi certamente Anaao Assomed e Fimmg) ma sull’esatta interpretazione di quel “costo zero” sono leciti molti dubbi, vista la reazione degli interessati al nuovo blocco degli incrementi economici. Probabilmente il costo zero dei sindacati non comprende anche gli automatismi di carriera e la contingenza, due elementi dello stipendio invece anch’essi oggetto del blocco tout court varato dal Governo ai primi di agosto. Insomma anche su questa materia la confusione e l’incertezza regnano sovrane non facendo presagire nulla di buono per i prossimi mesi.
Altra questione “forte” è poi la riforma degli Ordini professionali sanitari oggetto di un grande lavorio parlamentare, con in prima linea i leader degli stessi ordini dei medici, degli infermieri e dei farmacisti che hanno presentato apposite iniziative legislative nel loro ruolo di parlamentari e poi dello stesso ministro Lorenzin che nel suo
ddl “omnibus” ha di fatto inglobato il tema, proponendo un “suo” testo che al momento sembra peraltro essere apprezzato da tutti gli interessati.
Entro la fine del 2013 dovrà poi essere conclusa la trattativa tra Governo, industria, grossisti e farmacisti per la definizione del
nuovo sistema di remunerazione della filiera del farmaco. I nuovi criteri dovevano essere già in vigore ma di fronte allo stallo tra le parti Lorenzin ha concesso una proroga a fine anno. Ed ora si deve ricominciare tutto daccapo e non c'è molto tempo.
Sul tappeto infine la soluzione del rebus dell’obbligo assicurativo per i sanitari la cui scadenza, prevista per metà agosto 2013, è
stata prorogata di un anno per consentire di trovare soluzioni idonee a fare dell’obbligo una certezza non solo per il rispetto della legge che lo istituiva ma anche per sanitari, assicurazioni e pazienti in un quadro rinnovato del concetto e degli ambiti della responsabilità professionale.
A spanna, sono questi i temi caldi della sanità che si intrecciano, loro malgrado, con i destini del “Governissimo” Letta. Se resta incondizionato l'appoggio di Napolitano, è indubbio che il clima attorno a Letta si stia facendo sempre più teso e incerto. Gli occhi di tutti sono puntati al 9 settembre, quando (rinvii a parte) la Giunta per le elezioni del Senato sarà chiamata a votare sulla decadenza del seggio senatoriale di Berlusconi in base a quanto previsto per i condannati in via definitiva dalla legge Severino "anti corruzione". L'esito del voto e le reazioni del Pdl saranno determinanti per il destino del Governo. Senza contare che comunque il "macigno" Iva e Imu è ancora lì e che anche l'ultima uscita di Letta sulla volontà di cambiare la legge elettorale entro ottobre non ha trovato l'accoglienza sperata tra gli alleati.
Insomma, in questo fine agosto, sta crescendo la pattuglia di chi è pronto a scommettere che il "Governissimo" non ce la farà a restare in sella fino al semestre europeo a guida italiana (luglio-dicembre 2014). Vedremo.
C.F.