Chi si aspettava da questi primi 100 giorni di Governo Letta un colpo di bacchetta magica per la sanità, sarà rimasto deluso. Anche se, oltre alle proroghe il Governo ha mostrato un certo ‘savoir faire’ nel riannodare la relazione con le Regioni e ha svelato un Ministro della Salute molto determinato e intenzionato a lasciare traccia ed anche molto aperto al dialogo e al confronto.
Nessuna rivoluzione quindi, ma ad onor del vero, se il capitolo sanità non era stato protagonista in campagna elettorale, non lo era certo neanche del programma del "governissimo" di larghe intese.
Per cui, a parte un colpo di coda finale con l’approvazione del Ddl targato Lorenzin, era lecito attendersi poche novità dietro allo slogan parafulmine: “Basta ai tagli lineari”. E in effetti, così è stato, anche se le aspettative (al di là dell’attualità politica) sono cresciute via via nel tempo, almeno nelle dichiarazioni degli addetti ai lavori. Ma oltre il contesto in cui sono rientrate anche alcune emergenze di sicurezza alimentare e sanitaria (Il pesto al botulino e il nuovo Coronavirus, le ispezioni "blitz" nelle case di riposo per anziani le più ‘rilevanti’ mediaticamente), l’attività del Governo si è contraddistinta principalmente nell’affrontare (e in buona parte prorogare) le eredità, a partire da quelle lasciate dall’Esecutivo Monti (Legge Balduzzi e derivati in primis) e dall’'asso di bastoni’ degli ultimi anni: la copertura per i mancati 2 miliardi di introiti derivanti dai nuovi ticket, introdotti dall’ultimo Governo Berlusconi nell’estate 2011 e che sarebbero dovuti entrare in vigore l'anno prossimo, poi cassati dalla Corte Costituzionale.
E proprio i ticket sono stati l’argomento che ha tenuto banco nelle prime settimane dell’attività governativa. Una partita che nel concreto non si è ancora conclusa. Ma l’annuncio di Lorenzin e Saccomanni che la cifra sarà coperta nella legge di stabilità suona come una promessa troppo grande per non essere mantenuta.
Ma superata (per ora) la vicenda dei ticket,
ecco che è arrivato il caso Stamina. Un decreto (sempre copyright Balduzzi) da convertire in legge, con i malati e le famiglie in piazza a manifestare sotto i palazzi istituzionali per chiedere il via libera alla ‘cura’ (che nel frattempo veniva autorizzata da alcuni Tribunali).
Qui la scelta condivisa da Governo e Parlamento è stata di attivare la sperimentazione e finanziarla con 3 milioni di euro. Ma, a prescindere da chi avrà ragione, la sensazione è che di Vannoni, del suo metodo e di questa sperimentazione si parlerà ancora molto (vedi l'ultima lettera degli scienziati a Lorenzin dove si chiede di rendere pubblico tutto il dossier).
Altra eredità di memoria montiana è poi il Decreto per il ripiano dei debiti della Pa. Per la sanità sono stati assegnati alle Regioni 3,332 miliardi, ossia il 66%.ì dei 5 mld stanziati per il 2013. Le aziende ancora non stanno vedendo il cash ma sembra essere solo una questione di tempo.
Questi, forse, i temi dai ‘grandi numeri’ ma vale la pena ricordare
la proroga dell’obbligo assicurativo (Dl Fare) per i medici e
la tassa sulle sigarette elettroniche che ha visto anche in questo caso (ma con esiti diversi rispetto a Stamina) scendere in piazza il giovane comparto contro la misura.
Questione calda anche quella riguardante la norma sui farmaci salvavita immessi in commercio ma non ancora a carico del Ssn (misura contenuta nella Legge Balduzzi) e su cui il Governo, dopo le polemiche sollevate per primi anche dal nostro giornale, è intervenuto con un emendamento (Dl Fare) dove è stato fissato un timing obbligatorio di massimo 100 giorni per autorizzazione e negoziazione del prezzzo di rimborso del Ssn.
Ma l’Esecutivo ha dovuto affrontare anche due scioperi: quello degli ortopedici del 1° luglio contro il fenomeno del contenzioso medico legale e quello del 22 luglio di tutta la dirigenza medica e sanitaria del Ssn contro il blocco del contratto. Se per i primi la parziale risposta è stata la proroga dell’obbligo assicurativo per i secondi la strada scelta da Lorenzin e Saccomanni è stata quella di sdoganare la frase ossimoro: “Sì ai nuovi contratti a costo zero”.
Come a costo zero, o perlomeno senza nuovi tagli lineari, per ora sembra essere anche
il nuovo Patto della Salute, rimasto a prendere polvere da più di un anno e su cui si è riaperto il Tavolo Regioni-Governo. Fatto che rappresenta un punto a favore dell’Esecutivo così come la riapertura del
Tavolo sulla farmaceutica. Ma sulle due questioni, per ora siamo solo alle prese di contatto. I conti si faranno dopo l’estate, soprattutto sul Patto, che per ora sembra più un contenitore da riempire che un prodotto da utilizzare.
Ma non è finita qui. Con un colpo di coda pre-vacanziero è stato presentato e approvato dal Cdm il Ddl Lorenzin. Un provvedimento che non incide nella sostanza ma puntella alcune misure su ricerca, sicurezza alimentare e veterinaria, fumo e stili di vita. La parte senz'altra più attesa è però quella contenente la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie che si andrà a intrecciare, non è ancora chiaro come, con il dibattito parlamentare già avviato a seguito della presentazione di molte proposte di legge di cui i primi firmatari sono propri i leader attuali degli Ordini dei medici (Bianco, PD, presidente Fnomceo), degli infermieri (Silvestro, PD, presidente Ipasvi) e dei farmacisti (D'Ambrosio Lettieri, Pdl e vice presidente Fofi). Tutti e tre, va detto, molto ben disposti verso la proposta Lorenzin che, d'altra parte, conferma molte dello loro idee togliendoli anche dalla luce dei riflettori come "riformatori di se stessi".
L.F.