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QS Edizioni - sabato 30 novembre 2024

Governo e Parlamento

Governo. Il giorno della fiducia alla Camera. Il discorso di Letta

immagine 29 aprile - Questo il timing del premier, che ha ottenuto la fiducia alla Camera, per rinnovare l'assetto dello Stato. Per farlo una "Convenzione", partendo dai risultati dei "10 saggi". Via il bicameralismo perfetto e le province. Ma le priorità restano l'economia e il lavoro. E sul welfare: "Un sistema schiacciato su pensioni e sanità non basta più". IL DISCORSO.
"Appena una settimana fa il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, pronunciava il suo discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica. A lui consentitemi di rivolgere nuovamente un sincero ringraziamento per lo straordinario spirito di dedizione alla nostra comunità nazionale con il quale ha accettato la rielezione per il secondo mandato". Con queste parole Enrico Letta ha dato il via nell'aula della Camera al discorso di presentazione del programma del suo governo. Un programma che dovrà ora essere sottoposto al voto di fiducia, atteso in serata a Montecitorio e martedì al Senato.

Letta è poi entrato nel vivo del discorso mostrando in maniera chiara il momento di difficoltà attraversato dal Paese. "La prima verità è che la situazione economica dell'Italia è ancora grave. Il debito pubblico - ha proseguito - grava come una macina sulle generazioni presenti e future, il grande sforzo di Monti è stata la premessa della crescita", ma "di solo risanamento l'Italia muore. Dopo più di un decennio senza crescita, le politiche per la ripresa non possono più attendere. Non c'è più tempo".
 
Da qui, il premier ha volto il suo sguardo verso quell'Europa alla quale far ricorso per avviare politiche di crescita "senza compromettere il risanamento della finanza pubblica, l'Ue è in crisi di legittimità proprio quando i cittadini ne hanno bisogno. L'Europa può tornare a essere motore di sviluppo sostenibile solo se si apre".
Letta ha fatto presagire un allentamento dell'austerity che non vada però ad intaccare i sacrifici fino ad oggi fatti dagli italiani e la credibilità conquistata nell'ultimo anno e mezzo a livello internazionale. "Noi saremo seri e credibili sul risanamento dei conti pubblici - ha assicurato il presidente del Consiglio - basta con i debiti scaricati sulla vita delle generazioni successive, ecco perché la riduzione fiscale senza indebitamento sarà un obiettivo a tutto campo". "Coniugare una ferrea lotta all'evasione con un fisco amico dei cittadini senza che la parola Equitalia debba provocare dei brividi quando viene evocata", ha proseguito.

"La prima priorità del mio governo sarà la questione del lavoro. Solo con il lavoro si può uscire da l'impoverimento per una crescita non fine a se stessa ma in grado di portare benessere", ha spiegato il presidente del Consiglio. "Bisogna ridurre le restrizioni ai contratti a termine, aiuteremo le imprese ad assumere giovani a tempo indeterminato in una politica generale di riduzione del costo del lavoro. Non bastano gli incentivi monetari". "Dobbiamo rilanciare il welfare tradizionale europeo, il nostro modello basato su pensioni e sanità non basta più, deve essere più universalistico e meno corporativo aiutando i più bisognosi, migliorando gli ammortizzatori sociali estendendoli ai precari e si potranno studiare forme di reddito minimo per le famiglie bisognose con figli". Una chiara eco di quanto già scritto da Letta sul tema nel 2009.

Annunciato poi lo stop all'Imu, "bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa, da subito con lo stop dei pagamenti di giugno", e al previsto aumento dell'aliquota Iva.
Sul tema salute, poi, per il premier una grande opportunità verrà dallo sport. Per Letta sarà necessario "valorizzare il nostro grande patrimonio sportivo. La pratica dello sport significa prevenzione dalle malattie, lotta contro l’obesità, formazione a stili di vita sani, lealtà e rispetto delle regole. Dobbiamo impegnarci per diffondere la pratica sportiva sin dalle scuole elementari con un piano di edilizia scolastica su tutto il territorio nazionale".

Non è mancato, infine, un passaggio sui costi della politica. "Il primo atto del governo sarà eliminare con un atto d'urgenza lo stipendio per i ministri parlamentari che viene corrisposto in aggiunta all'indennità", ha annunciato. Il governo, ha promesso quindi Letta, abolirà la legge di finanziamento pubblico dei partiti e introdurrà misure di controllo dei finanziamento ai gruppi. "Tutte le leggi introdotte dal '94 sui rimborsi elettorali - ha ammesso - sono state ipocrite e fallimentari: non rimborsi ma un finaziamento mascherato, di ammontare troppo elevato. E' solo una delle conferme che il sistema va rivoluzionato". Maggiori controlli e sanzioni saranno previsti anche per i gruppi regionali.

Lanciata, infine, una Convenzione per le riforme, aperta anche ai non parlamentari. "Tra 18 mesi verificherò se il progetto di riforma costituzionale è avviato, se non lo sarà ne trarrò le conseguenze". 
In sede di replica, prima del voto di fiducia al nuovo Esecutivo, Letta è tornato a ribadire l'essenzialità di un cambio di rotta che porti alla nascita della Terza Repubblica. "O si riesce ad imprimere un cambiamento largamente condiviso o altrimenti io non ho nessuna intenzione di sopravvivere e vivacchiare". "La caratteristica principale di questo Governo deve essere quello di tentare un rapporto di riconciliazione con il Parlamento, dopo decenni di fatica nel riconoscere il fatto che questo è il luogo centrale della sovranità di questo Paese. Riuscire a fare insieme queste riforme costituzionali è l'unico modo con il quale questo Parlamento potrà tornare ad essere amato dagli italiani", ha detto.  
 
"Abbiamo imparato che le riforme costuituzionali fatte a maggioranza semplice, cosa avvenuta negli ultimi 12 anni sia da una parte che dall'altra, sono stata un errore gravissimo. Oggi ci imponiamo l'obbligo di realizzarle in maniera largamente condivisa - ha detto - stessa cosa deve valere per la legge elettorale, se non la cambiamo dentro questa discussione condivisa, la possibilità che questa legislatura sia quella che faccia entrare l'Italia nella terza repubblica verrebbe meno". 
29 aprile 2013
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